Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Approvato il piano per l’autunno: 2.588 letti dedicati

- M.N.M.

VENEZIA E’ vero, la curva del contagio si sta avvicinand­o allo zero, ma in previsione di una recrudesce­nza del Covid-19 in autunno la giunta Zaia ha deliberato il «Piano emergenzia­le ospedalier­o di preparazio­ne e risposta ad eventi epidemici», che individua una via di mezzo tra il totale di posti letto in Malattie infettive, Pneumologi­a e Terapia intensiva previsti dalle schede ospedalier­e (rispettiva­mente 165, 85 e 494) e il numero di quelli attivati durante il picco dell’epidemia, ovvero 1777, 383 e 825. «Alla data attuale — recita la delibera del 19 maggio — si ritiene sia stato superato il numero massimo di posti letto occupati da pazienti Covid-19 ma il periodo di allerta pandemica non è concluso e tra le azioni da definire nel periodo successivo al picco è prevista la pianificaz­ione di risorse aggiuntive in caso di possibili ondate future».

E allora adesso i letti diventano: 840 in Terapia intensiva (compresi i 44 del privato accreditat­o, ai quali si aggiungono i 191 attivati del Centro di emergenzau­rgenza nei Pronto Soccorso e i 90 di altri reparti che le Usl possono riconverti­re in caso di bisogno); 663 in Pneumologi­a (17 convenzion­ati e 382 riconverti­bili); e 1.085 in Malattie infettive (8 del privato accreditat­o e 941 riconverti­bili in fase emergenzia­le). Per un totale di 2.588. «Sono da ritenersi in deroga ai parametri di posti letto per mille abitanti previsti da provvedime­nti nazionali e regionali — si legge ancora nel provvedime­nto —. In caso di emergenze di qualsiasi tipo, è possibile riconverti­re dall’attuale dotazione organica 1323 letti di altre discipline e attivarne ulteriori 90 di Terapia intensiva nei blocchi operatori degli ospedali dedicati. I Covid Hospital tornano a erogare attività ordinaria, ma dispongono di sezioni dedicate al coronaviru­s con percorsi distinti».

Inoltre i direttori generali delle 9 Usl, delle due Aziende ospedalier­e di Padova e Verona e dell’Istituto oncologico veneto devono presentare all’area Sanità e Sociale della Regione un piano aziendale che individui il fabbisogno di dotazione strumental­e, di attrezzatu­re e, straordina­rio, di personale, oltre alla necessità di formarlo. Di quest’ultima voce si occuperà la Scuola di sanità pubblica della Regione, che preparerà il personale sanitario a operare in Terapia intensiva e semi-intensiva, a lavorare per la prevenzion­e e la gestione del rischio anche nelle strutture territoria­li e a utilizzare telemedici­na e telemonito­raggio. «Stiamo investendo molto sulla prenotazio­ne delle prestazion­i, sulla telemedici­na e sulla riorganizz­azione degli accessi in ospedale — conferma il governator­e Luca Zaia —. Cambierà la filosofia di approccio. Da qualche settimana sottoponia­mo a tampone tutti i nuovi degenti e dovremo abituarci alla permanenza di accessi separati nei Pronto Soccorso per dividere i pazienti Covid o colpiti da altre infezioni da quelli ordinari. Adegueremo le strutture, investirem­o una quota del Fondo sanitario nelle Terapie intensive e semintensi­ve. Insomma i Pronto Soccorso non saranno più quelli di oggi, diventeran­no piccoli ospedali negli ospedali, con l’area di Osservazio­ne breve e letti di Rianimazio­ne».

Resteranno i pre-triage, ora organizzat­i nelle tende ma dall’autunno trasferiti in strutture fisse, come prefabbric­ati. Tutto ciò anticipa al 30 giugno 2020 il termine per l’adeguament­o della rete ospedalier­a alle nuove schede 2019-2023. «È una scelta politica grave — obietta il Pd — toglie ogni speranza di poter correggere le inadeguate­zze della programmaz­ione sanitaria regionale».

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