Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
L’allarme della prefettura: «Dopo il focolaio del contagio c’è il rischio di quello sociale»
Il 2 giugno post Covid: Anpi in piazza, Lega e FdI «uniti» nella protesta
I focolai non sono più solo sanitari. L’allarme non è più solo quello del contagio. Il focolaio oggi è sociale, per la prefettura di Treviso: ogni piccola emergenza familiare è un rischio e ogni difficoltà a sostenere le spese o a garantire i servizi deve trovare risposta territoriale. Ieri il prefetto Maria Rosaria Laganà ha dedicato la festa della Repubblica a chi ha lottato durante l’emergenza Covid, ringraziando gli sforzi e i sacrifici della comunità, parlando di coesione e sostegno reciproco, ma ora che l’emergenza sanitaria preoccupa meno si passa al tema economico e sociale.
«Il territorio ha dimostrato di saper rispondere – ha detto il prefetto – ma il periodo di criticità sarà lungo e non tutti saranno in grado di ripartire allo stesso modo, alcune criticità potrebbero emergere nei prossimi mesi. Le emergenze familiari, sommate l’una all’altra, possono diventare fenomeni importanti». È una reazione a catena e il tessuto economico sta già facendo i conti con la crisi post-Covid: «Ci preoccupano le situazioni di disagio psicologico, dobbiamo evitare che si creino situazioni di tensione sociale – continua Laganà -. Incontrerò i sindaci, che sono la voce del territorio, le associazioni di categoria e i rappresentanti del mondo bancario per affrontare il tema dell’accesso al credito, dobbiamo proteggere questa terra dai rischi».
In una festa della Repubblica distanziata, con un evento ristretto e tante mascherine, non c’è stato spazio per le polemiche, ma per le prese di posizione certamente sì. Una a sinistra, una a destra. Subito dopo la cerimonia in piazza Vittoria un gruppetto di sostenitori dell’Anpi ha organizzato un piccolo e composto sit-in sotto la Teresona, con alabarde, bandiere, fazzoletti e simboli della Resistenza: un segno di presenza che ha risposto alla “esclusione” dalle celebrazioni solenni al monumento ai Caduti.
In piazza Indipendenza, invece, è andato in scena il sit-in del centrodestra, con Lega e Fratelli d’Italia. Una piazza condivisa, ma a suo modo concettualmente divisa: da una parte le bandiere di San Marco e le mascherine rosso-oro dei leghisti, dall’altra la bandiera e le mascherine tricolore dei militanti del partito meloniano. I due movimenti, affini per molti argomenti, hanno trovato accordi elettorali e politici, ma la differenza si è colta nel momento in cui Fdi ha intonato l’Inno di Mameli, che mai si era sentito a una manifestazione del Carroccio. C’è chi assicura che qualcuno ha cantato, e sotto le mascherine può essere successo, ma il sit-in di ieri era dedicato soprattutto all’autonomia: l’hanno ribadito sia l’europarlamentare Gianantonio Da Re che il segretario provinciale Gianangelo Bof. È quello l’unico obiettivo del popolo Serenissimo.
In prima fila, da una parte e dall’altra c’erano i candidati (in pectore) alle regionali: Barbisan, Villanova, Crea, Razzolini, tutti gli esponenti di spicco che attendono il via libera per cominciare ufficialmente una campagna elettorale già nel vivo sui social, ma che non ha ancora avuto il via libera istituzionale. È stato un flashmob di pochi minuti. Con tante bandiere ma pochissimo distanziamento sociale.