Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
La gita finisce in tragedia annega a 13 anni nel torrente
La tragedia ieri nel Vicentino. Forse una «bravata» per festeggiare la fine della scuola. L’aveva già fatto
CORNEDO (VICENZA) Un ragazzino di 13 anni è morto ieri annegando in un torrente nel Vicentino
CORNEDO (VICENZA) Tredici anni, ieri pomeriggio si è tuffato davanti agli amici nelle acque del torrente Agno, impetuose dopo le ultime abbondanti piogge, ma non è più riemerso. Mattia Storti lo aveva fatto già fatto: un’«impresa» che aveva postato sui social solo il giorno prima. Ma ieri il corso d’acqua lo ha risucchiato, trascinandolo.
I compagni, spaventati dal non vederlo riaffiorare, sono corsi a chiedere aiuto a chi transitava lungo la vicina pista ciclabile ma era già troppo tardi. Quando il corpo è riemerso, incagliato su una roccia al centro del fiume, un centinaio di metri più a valle rispetto a dove l’adolescente si era tuffato, non dava più segni di vita. E a nulla è valso il tentativo disperato di vigili del fuoco e del medico del Suem di salvargli la vita: per quasi un’ora gli operatori del distaccamento di Arzignano che hanno recuperato lo studente dal torrente si sono alternati strenuamente col personale del Suem 118 per praticargli il massaggio cardiaco. Un grande sforzo, purtroppo inutile, per la disperazione degli amici e dei genitori che hanno raggiunto via Cozza a Cereda di Cornedo Vicentino col cuore in gola. Mattia era il loro unico figlio.
Ora starà ai carabinieri della Compagnia di Valdagno chiarire i contorni della tragedia che si è registrata attorno alle 17,15. I militari hanno subito avvertito il pubblico ministero Claudia Brunino che aprirà un’inchiesta per fare luce sulla disgrazia. L’ipotesi è che sia stata una bravata, anche se non si può escludere che possa essere stato un incidente, che sia scivolato.
Forse il tuffo è stato un modo, per il ragazzino che frequentava la seconda media, di festeggiare la fine della scuola. Solo il giorno prima Mattia Storti aveva postato sul suo profilo Instagram il video di lui, a petto nudo e con i pantaloncini, che si tuffava sul torrente Agno, mentre l’amico che lo filmava contava alla rovescia ad alta voce. «Un volo» con la faccina che ride la scritta del filmato. «Mi sono buttato là» lo si sente invece dire mentre indica il piccolo terrazzamento in cemento, in mezzo al verde, da cui aveva preso il volo, sorridendo. Lo avrebbe rifatto anche ieri, forte dell’esperienza. Ma qualcosa però è andato storto.
Forse il tredicenne ha battuto la testa, forse è stato inghiottito da un vortice tra quei «terrazzamenti» creati trasversamente all’alveo del fiume, le cosiddette briglie o traverse che frenano la velocità della corrente creando delle cascatelle. Solo l’autopsia potrà chiarire se quelle ferite trovate sulla testa e in altri punti siano state dovute al trascinamento del corpo per decine di metri o se possa essere stato un trauma a determinarne la morte. Di certo, a recuperarlo ci hanno pensato i vigili del fuoco: uno di loro, legato a una corda, ha riportato il corpo a riva, e lì sono iniziate subito le operazioni di soccorso.
In poco tempo lungo la ciclabile si sono assiepate decine di persone: ragazzini ma anche adulti. «Ero di passaggio in bici quando gli amici mi hanno chiamato per chiedermi aiuto, e ho avvertito il 118» racconta una donna. «È una tragedia, sono sconvolto per quanto accaduto, non posso che esprimere cordoglio e vicinanza al papà Ivan e alla mamma, una famiglia per bene e benvoluta» il commento del sindaco di Cornedo Vicentino, Francesco Lanaro. Una tragedia che è anche quella di un’intera comunità. «Aveva l’età di mia figlia» racconta una donna, con gli occhi lucidi.