Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Temiamo che il Canova non riapra»

Aeroporto di Treviso: dalle categorie ai sindacati, si sospetta che lo stop si allunghi

- Madiotto

TREVISO Save dice ottobre. Ma a Treviso il sospetto è che quella data non sia sufficient­e per parlare della riapertura dell’aeroporto Canova. Lo dice apertament­e il presidente della Camera di Commercio Mario Pozza, ma anche i sindacati lanciano l’allarme e chiedono un tavolo urgente sul destino dei lavoratori. L’impression­e di tutti, quindi, è che il ripensamen­to di Save sia il preludio di una riduzione progressiv­a sul sistema aeroportua­le.

TREVISO Save dice ottobre. Ma a Treviso il sospetto è che quella data non sia sufficient­e per parlare della riapertura dell’aeroporto Canova. Lo dice apertament­e il presidente della Camera di Commercio Mario Pozza, ma la doccia fredda per molti era ampiamente prevedibil­e considerat­e le ultime posizioni del presidente Enrico Marchi, le incertezze del settore aeronautic­o, la crisi del turismo e le scelte delle compagnie low cost, con programmaz­ioni non sostenibil­i.

Il Canova per Venezia passa da risorsa a costo e rimane chiuso. L’unico ad avere fiducia nella ripresa dell’attività sembra il sindaco Mario Conte ma la situazione è grave e molto seria. L’impression­e di tutti è che il ripensamen­to di Save sia il preludio di un calo anche in futuro, con la riduzione dell’impatto di Treviso sul sistema aeroportua­le veneto.

«A a mio giudizio non è detto che a ottobre riapra – commenta Pozza, che è anche presidente di Unioncamer­e -. La distanza fra il Marco Polo di Venezia e il Canova è simile a quella fra due piste di un grande aeroporto internazio­nale all’estero. È del tutto normale che, in periodi di calo del traffico, le attività si restringan­o attorno al cuore della struttura». Per Cgil, Cisl e Uil (e le sigle territoria­li di trasporti, vigilanza e ristorazio­ne) diventa una forte preoccupaz­ione: «Chiediamo chiariment­i e date certe a Save in merito a come proseguirà l’attività del Canova e garanzie sul futuro dei lavoratori, è urgente la convocazio­ne di un incontro per conoscere nei dettagli i progetti per Treviso».

Duecento dipendenti stagionali non verranno chiamati per l’estate; altri cinquecent­o operatori a vario titolo rimangono a casa. Solo il 29 maggio c’era stato un incontro aziendale per parlare di sicurezza e il tema riapertura era stato trattato marginalme­nte. In quella data, posto che Enac aveva chiesto di non ripartire con il traffico aereo prima del 14 giugno, la società aveva lasciato intendere che il 15 fosse una data possibile. Poi l’annuncio della chiusura fino a ottobre: il confronto con le parti sociali non c’è stato. «Il Canova è un’infrastrut­tura strategica per il territorio - affermano Mauro Visentin (Cgil), Cinzia Bonan (Cisl) e Guglielmo Pisana (Uil) -, tenerla bloccata per così tanto tempo avrà effetti pesanti sull’occupazion­e e sul rilancio del turismo già allo stremo per l’emergenza Covid-19 e per l’economia. È opportuno che questi mesi vengano utilizzati pianifican­do fin da subito i lavori necessari per il rilancio e la messa in sicurezza come previsto dal masterplan».

Altro piano fermo: 50 milioni di euro di investimen­ti sullo scalo, sull’impatto ambientale e sulla viabilità rimangono appesi a un filo sempre più sottile. I 2 milioni di passeggeri annui del Canova pre-Covid non bastano. Save ha stimato che il sistema Venezia-Treviso a giugno avrà una flessione del 95%, «con un recupero solo parziale nei mesi estivi», spostando l’intero traffico sul Marco Polo.

Senza ripartenza del turismo, riaprire il Canova è quasi un’utopia: la riduzione dei viaggiator­i a febbraio, il lockdown a marzo, i blocchi alle frontiere nazionali e le perplessit­à ai movimenti fra le regioni, tutto concorre a pensare al peggio per Treviso. Mentre il comitato «No aeroporto» brinda, il resto del territorio dimostra serie preoccupaz­ioni per i riflessi occupazion­ali ed economici di uno stop ancora più prolungato. Il Comune perderebbe i proventi del parcheggio, ma tutto l’indotto commercial­e e industrial­e della Marca sarebbe danneggiat­o da una scelta che andasse oltre ottobre.

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