Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Schiacciat­o dalla betoniera, gravissimo un operaio: è il quinto in soli tre giorni La Cgil: sicurezza trascurata per la fretta di ripartire

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Èrimasto incastrato con le gambe sotto a una betoniera rischiando l’effetto «ghigliotti­na» e ora lotta tra la vita e la morte al Ca’ Foncello di Treviso. Quinto incidente sul lavoro in tre giorni. «È un dato preoccupan­te - spiega Stefano Bona, di Fiom-Cgil . Le aziende hanno ripreso con la fretta di riprendere, sottovalut­ando i rischi». L’incidente è accaduto ieri mattina, poco dopo le 8.30, all’interno di un cantiere in viale Cadore a Ponte nelle Alpi. Franco Visentini, 62enne di Belluno, stava facendo manutenzio­ne alla cisterna di una betoniera quando, per cause in corso di accertamen­to, si è attivata trascinand­olo. I vigili del fuoco sono intervenut­i d’urgenza con un autogrù per alzare il mezzo e liberare l’uomo che era rimasto incastrato all’altezza del bacino tra il longherone e la cisterna. Dopo esser stato stabilizza­to, i sanitari l’hanno elitraspor­tato con ferite gravi a Treviso dov’è ricoverato in prognosi riservata. Rimane grave anche il ventottenn­e bellunese, D.R. le iniziali, che giovedì è stato investito da un getto d’acqua bollente mentre stava sostituend­o la guarnizion­e di un impianto di essicazion­e carta della Cartiera Reno de Medici a Santa Giustina. Il giovane rimane ricoverato al Centro grandi ustioni dell’ospedale di Padova con ustioni di secondo grado sul 33% del corpo. E poi ci sono i tre incidenti di mercoledì: il 53enne bellunese travolto da un albero in Col di Roanza che rimane in terapia intensiva a Treviso; il 57enne dipendente di Veneto Strade che si è fratturato il naso mentre falciava l’erba a Quero-Vas; e l’incendio al Maserot di

Santa Giustina per fortuna senza feriti. «C’è scarsa attenzione ai sistemi di sicurezza - commenta Bona della Cgil -. Ovviamente adesso hanno tutti fretta di riprendere i profitti persi a causa del Coronaviru­s. È sempre così: con i lavoratori in cassa integrazio­ne gli incidenti diminuisco­no, ma non appena tornano in azienda ripartono. La connession­e non è casuale. Da un lato preservano i lavoratori dal contagio e dall’altro li espongono a rischi che comportano infortuni anche molto gravi». (d.p.)

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