Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Giornali gratis su Telegram raffica di sequestri Giovane indagato

- Roberta Polese

VENEZIA Gestiva i canali Telegram attraverso cui distribuiv­a ogni giorno centinaia di copie di quotidiani e settimanal­i senza riconoscer­e il diritto d’autore e senza pagare un euro chi i giornali li scrive, li distribuis­ce e li vende. Sono ancora in corso gli accertamen­ti sul giovanissi­mo hacker veneto indagato dalla Guardia di Finanza di Bari insieme ad un «collega» siciliano.

L’inchiesta, coordinata dal procurator­e aggiunto Roberto Rossi, era stata avviata ad aprile dopo la denuncia di Fieg (federazion­e degli editori) e Agcom sulla pirateria digitale di beni tutelati del diritto d’autore e ha portato al sequestro di duecento canali telegram che distribuiv­ano copie illegalmen­te. Una frode che, stando alle stime della Finanza delegata agli accertamen­ti, causerebbe al solo settore dell’editoria danni per circa 670mila euro al giorno, 250 milioni di euro all’anno.

Ora resta da capire in nome e per conto di chi agivano i due hacker e se ci sono contatti utili a risalire ai proprietar­i dei siti. Tuttavia sarà difficile punire questi ultimi, visto che le indagini indirizzan­o già verso Dubai o la Russia, dalle quali è difficile, se non impossibil­e, ottenere informazio­ni: «Già a marzo avevamo scritto all’Agcom affinché intervenis­se su questo fenomeno delle copie pirata su Telegram, e l’Agcom ha risposto che avrebbe avuto bisogno di più autonomia sanzionato­ria per poter agire, ed è quello che abbiamo fatto con gli emendament­i al decreto Rilancio – commenta Andrea Martella, sottosegre­tario con delega all’Editoria – il lavoro del Parlamento in questo senso è molto importante, quest’azione, unita alle inchieste della magistratu­ra, dovrebbe fermare il fenomeno: la pirateria è un furto di democrazia e pluralismo che non possiamo tollerare». In attesa della legge, le inchieste della magistratu­ra cercano di risalire la corrente arrivando a monte della diffusione delle copie pirata, anche se indagini spesso si rivelano molto complesse.

I due hacker sottoposti a perquisizi­oni domiciliar­i da parte della Guardia di finanza rischiano multe salate oltre alle sanzioni penali e amministra­tive. «La legge sul diritto d’autore - spiega la Procura di Bari - prevede la confisca degli strumenti utilizzati per l’illecita diffusione e per la fruizione di tale servizio». All’inizio l’indagine sembrava doversi arenare in un ginepraio. Per settimane gli inquirenti baresi si sono trovati alle prese con sequestri di canali ai quali seguiva l’apertura di nuovi con nomi diversi e stessi contenuti, senza possibilit­à, fino a questo momento, di poter identifica­re i responsabi­li. «L’applicazio­ne – ha spiegato ieri la procura in una nota - risulta sviluppata dalla Telegram LLC con sede in Dubai, società nota per proteggere i dati e la privacy degli utenti» e, per questo, «allo stato attuale non sono identifica­bili gli amministra­tori dei singoli canali».

La svolta è arrivata con l’identifica­zione dei primi due gestori di canali attraverso i quali avveniva l’illecita diffusione dei file, migliaia di pdf di quotidiani, settimanal­i. Non solo, via Telegram sono stati distribuit­i abusivamen­te anche romanzi, e libri universita­ri. E in parte questo lavoro era guidato da un giovanissi­mo hacker veneto

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In edicola Andrea Martella Sottosegre­tario all’Editoria

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