Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Il terzino positivo e la notte a Jesolo
Ricostruiti i contatti di Gian Filippo Felicioli, il terzino del Venezia risultato positivo al tampone del Covid, che aveva trascorso una serata tra ragazzi a Jesolo prima di sapere di avere contratto il virus.
E’stata una serata «da ragazzi», come capita e capiterà a migliaia di coetanei, soprattutto quando tra un mese dovrebbero riaprire (se lo faranno) le discoteche: la cena al ristorante, un paio di locali, la notte in albergo. Ora diventa una sorta di «caso zero» di quello che potrà succedere quest’estate nelle località turistiche, soprattutto quelle balneari e soprattutto quelle come Jesolo che sono il «cuore» del divertimento notturno.
Uno di questi ragazzi – il terzino del Venezia Gian Filippo Felicioli – lunedì è stato trovato positivo al coronavirus, facendo così scattare due protocolli: quello sportivo (se ne parla a pagina 12), essendo uno dei primi casi nel calcio postriapertura, e quello sanitario. Il Dipartimento di Prevenzione dell’Usl 4 del Veneto Orientale ha infatti subito avviato un’indagine epidemiologica che si preannuncia complessa: si stanno infatti ricostruendo tutti i luoghi frequentati dal giovane e dagli amici che erano con lui (tra cui un altro calciatore del Padova), per poi valutare se ci siano state situazioni a rischio di contagio: in quel caso scatterebbe l’ormai noto sistema di tamponamento o isolamento fiduciario. E sarà anche l’occasione per vedere se i locali tengono i registri dei propri clienti per 14 giorni, come dice la norma.
«Si parla solo di contatti stretti», sottolinea l’azienda sanitaria, per dire che non lo dovrebbe essere, per esempio, il cameriere se era regolarmente dotato di mascherina e prendeva tutte le precauzioni ben note.
E infatti il sindaco di Jesolo Valerio Zoggia è tranquillo, ma allo stesso tempo un po’ arrabbiato. «Mi ha molto infastidito che possa essere passato il messaggio che a Jesolo si prende il virus, visto che in realtà quel ragazzo già ce l’aveva prima della serata afferma - Noi stiamo facendo il possibile per far tornare i turisti nella nostra città e queste notizie rischiano di creare danni enormi». Zoggia non teme invece che possa esserci una diffusione del contagio. «Quando il 3 giugno ho visto tanta gente tornare in spiaggia mi sono preoccupato e temevo che una decina di giorni dopo avremmo avuto di nuovo gli ospedali pieni - continua Non sono un tecnico, però mi pare evidente che ci sia una diffusione meno aggressiva: anche perché non è facile controllare tutte le persone». Teoricamente i ristoratori dovrebbero tenere i nomi di tutti i clienti. «Per noi è più facile perché abbiamo già i registri degli ospiti - aggiunge Alberto Maschio, presidente degli albergatori jesolani - Però vorrei invitare a evitare la caccia alle streghe». Il direttore generale dell’Usl 4 Carlo Bramezza, da parte sua, coglie l’occasione per richiamare per l’ennesima volta alla cautela: «I giovani hanno voglia di divertirsi e hanno il diritto di farlo e di andare in vacanza, ma sempre in sicurezza, non abbassando mai la guardia perché nessuno è immune: quindi distanza fisica, mascherina e igiene delle mani».