Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Diciotto morti, autista del bus condannato

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VERONA «Non ero io a guidare il pullman» della morte. Così, fino all’ultimo, ha tentato di difendersi attraverso le arringhe dei suoi legali il conducente del bus Jànos Varga, lasciando intendere che al volante si trovasse al momento dello schianto il secondo autista, rimasto anch’egli ucciso nella strage della comitiva ungherese in A4. Il giudice Luciano Gorra però non ha avuto dubbi e poco prima delle 13 di ieri ha condannato il 53enne Varga al massimo della pena prevista con il rito abbreviato: 12 anni di reclusione per omicidio stradale plurimo.

Per lo stesso reato sono stati rinviati a giudizio, accogliend­o la richiesta del pm, gli altri 5 imputati. Si tratta di Alberto Brentegani (responsabi­le di quel tratto della autostrada A4 Brescia-Padova), Luigi Da Rios, (capo dell’ufficio tecnico e progettist­a dei lavori di sistemazio­ne dello spartitraf­fico centrale e delle barriere, risalenti al 1992), Michele De Giesi, Maria Pia Guli ed Enzo Samarelli. Questi ultimi tre facevano parte della commission­e Anas che nel 1993 collaudò i lavori di fornitura e posa in opera delle barriere stradali. Da quell’inferno di fuoco e lamiere non si salvarono 17 dei 54 passeggeri del bus che si schiantò, incendiand­osi, la sera del 20 gennaio 2017 contro un pilone del cavalcavia dell’autostrada A4 a Verona Est. Diciassett­e croci a cui si è aggiunta, lo scorso ottobre, quella per il professore­eroe Gyorgy Vigh, che era a bordo del bus e portò in salvo altri passeggeri, ma non riuscì a salvare i suoi due figli restando a sua volta gravemente ferito. (l.ted.)

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