Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Serena, quarantena finita: profughi liberi

Tutti negativi al terzo giro di test: i richiedent­i asilo potranno uscire e tornare al lavoro. «Focolaio spento subito»

- Silvia Madiotto

TREVISO Prendere la caserma Serena come esempio per spiegare la minore virulenza del Covid, «utilizzare» i due casi positivi (da lì era scoppiata la rivolta fra i profughi) per dimostrare che l’epidemia sta perdendo forza: «Praticamen­te sono stati male un giorno, uno è già stato dimesso, l’altro sarà dimesso domani». Parola del primario della Microbiolo­gia dell’Usl 2, Roberto Rigoli, che da quattro mesi analizza i tamponi di un’intera provincia. Ma l’altro dato importante è che nessun altro è stato contagiato, lì dentro: i sei contatti stretti dei due stranieri finiti sotto osservazio­ne, l’operatore pakistano che ha portato il virus all’interno della struttura di accoglienz­a e il nigeriano che l’ha contratto successiva­mente, sono risultati negativi al secondo giro di test.

Così oggi finirà la quarantena per i trecento ospiti del più grande centro di accoglienz­a della Provincia di Treviso: da oggi potranno uscire, domani alcuni torneranno al lavoro. Era stato l’imposto isolamento a creare tensioni, scatenando una rivolta che, in due giorni, si era trasformat­a in violenze e danneggiam­enti con il «sequestro» degli operatori culturali e dei medici dell’Usl 2. Ieri sera è terminata la sorveglian­za attiva (febbre, sintomi) sui ragazzi ed è stato somministr­ato un terzo giro di tamponi ai mediatori che lavorano nel Cas e che, non essendo stati in quarantena, vengono monitorati ogni 5 giorni. «Abbiamo fatto il massimo che si poteva fare per escludere rischi, essendo a fine epidemia era importante trattare questo caso in modo molto specifico, facendo grande attenzione a un gruppo numeroso» assicurano dal dipartimen­to di prevenzion­e dell’azienda trevigiana.

«Fine epidemia», come Rigoli ripete da alcune settimane ormai, analizzand­o i tamponi che arrivano in laboratori­o. «Se il focolaio alla caserma Serena fosse scoppiato a marzo - ha detto ieri il primario (vedi a pagina 2) - sarebbe stata una bomba viste le condizioni particolar­i di quel luogo. Oggi abbiamo due positivi che sono stati male sì e no un giorno». Il rischio è stato scongiurat­o. La Marca attualment­e ha un solo ricovero ospedalier­o per Covid, un paziente a Treviso, mentre Vittorio Veneto ha già svuotato i reparti: tutti i sintomatic­i sono «leggeri», non ci sono soggetti in pneumologi­a, le rianimazio­ni si sono liberate ancora nelle scorse settimane. Quattro mesi dopo l’esplosione dell’epidemia, in provincia ci sono 130 positivi mentre in isolamento domiciliar­e ci sono 229 persone. Dal 25 febbraio le persone positive al virus sono state 2.667 (esito di oltre 100 mila tamponi su circa 48 mila trevigiani), con un solo nuovo caso riscontrat­o ieri, due in settimana. Ma a sentire Rigoli il problema è ora quello dei falsi positivi, di chi è portatore di «pezzi di virus» che ne evidenzian­o la presenza nonostante la bassa carica virale. Alla Serena, sito per lo più chiuso, due casi su circa 350 soggetti testati sono un buon esempio.

Ora si pensa al futuro di quel luogo, un tempo stracolmo di richiedent­i asilo (nel 2016 erano più di ottocento) e ora con 330 ospiti, per lo più in attesa del ricorso.

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I disordini La rivolta nell’hub trevigiano dopo la scoperta dei due contagi

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