Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Eraclea, tra i (400) testimoni anche Lamorgese e Zaia
VENEZIA I testimoni del processo al presunto clan di casalesi attivo per quasi vent’anni a Eraclea, sul litorale veneziano, potrebbero sfiorare quota 400. E tra loro non mancheranno i nomi eccellenti, a partire dall’attuale ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, ex prefetto di Venezia, e dal governatore del Veneto Luca Zaia.
MESTRE Ieri si è iniziato con i primi due, ma i testimoni del processo al presunto clan di casalesi che secondo la Dda è stato attivo per quasi vent’anni a Eraclea potrebbero sfiorare quota 400. E tra loro non mancheranno i nomi eccellenti, a partire dall’attuale ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e dal governatore del Veneto Luca Zaia. Ieri il tribunale di Venezia, guidato dal presidente Stefano Manduzio, ha respinto tutte le eccezioni sui testimoni, sia quelle della procura che quelle delle difese, salvo una minore relativa alle parti civili (non potranno esaminare gli imputati che non avevano citato nella propria lista testi). E così si preannuncia un processo lunghissimo, dopo che il tribunale già ha fissato 28 udienze fino a fine anno, anche perché ieri, ulteriori questioni a parte, di testi ne sono stati sentiti appena un paio in sei ore.
I difensori del presunto boss Luciano Donadio avevano chiesto la citazione di tutti i prefetti di Venezia dal 1997 a oggi: non solo Lamorgese, che ha ricoperto quell’incarico tra il 2010 e il 2012, ma anche Vincenzo Barbati, Giuseppe Leuzzi, Guido Nardone, Michele Lepri Gallerano, Domenico Cuttaia, Carlo Boffi e l’attuale Vittorio Zappalorto. Lo scopo è quello di chiedere loro se in oltre vent’anni di riunioni del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica siano mai emersi spunti o segnalazioni sulla camorra a Eraclea. Quanto a Zaia – ma nella lista ci sono anche l’assessore al Turismo Federico Caner e il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti – essendosi la Regione costituita parte civile, dovrebbero dire se e come la presenza di Donadio ha danneggiato l’economia di Eraclea e del litorale, anche a livello di immagine.
Motivo per cui è stato citato anche un rappresentante di Unioncamere e l’attuale commissario di Eraclea Giuseppe Vivola. L’avvocato Giuseppe Brollo, che difende l’altro imputato accusato di essere stato uno dei capi, Raffaele Buonanno, ha invece citato gli eredi – oggi pentiti – di due tra i più pericolosi boss della camorra casalese, ovvero Nicola Schiavone (figlio di Francesco «Sandokan») e Raffaele Bidognetti, il cui padre Francesco è invece conosciuto con il soprannome di «Cicciotto ‘e mezzanotte».
Anche ieri sono continuati gli scontri tra i pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini e le difese, in un’aula bunker sempre caratterizzata dal distanziamento e ora con anche una lastra di plexiglas tra il banco dei testimoni e lo scranno dei giudici. La tensione è salita quando il testimone Salvatore Salvati non ha riconosciuto la sua firma sotto un verbale di interrogatorio, su richiesta dell’avvocato Antonio Forza.
Il collega Gentilini ha chiesto che fosse messo a verbale. Il collegio ha poi respinto un’altra delle eccezioni, sollevata dall’avvocato Stefania Pattarello, che sosteneva che la procura non avesse regolarmente gestito le proroghe di indagine e che dunque tutti gli atti dopo i due anni dall’apertura del primo fascicolo (avvenuta nel 2009) fossero inutilizzabili. Il pm Baccaglinj aveva infatti sottolineato come più volte la Cassazione avesse detto che in caso di reati permanenti, come un’associazione mafiosa, lo svolgimento delle indagini è consentito per tutta la durata. Il 14 luglio ci sarà invece la discussione sulle intercettazioni da trascrivere, che saranno anche quelle una montagna, visto che sono durate per un decennio.
Intercettazioni
Il 14 luglio è in programma la discussione sulle intercettazioni da trascrivere