Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Comuni e categorie in piazza: «Senza bus siamo in ginocchio» Appello per ripristina­te le corse. E un sindaco diventa «taxista» per gli anziani

- Moreno Gioli

BELLUNO Ripartire dopo il lockdown. Per salvaguard­are i posti di lavoro e non togliere un servizio irrinuncia­bile per la comunità. Sindaci, amministra­tori, sindacati, Rsu, associazio­ni dei consumator­i si sono ritrovati ieri in piazza Duomo. Hanno consegnato al Prefetto un documento unitario in cui si chiedono al governo risorse aggiuntive per il sistema di trasporto pubblico. Un grido di aiuto, hanno specificat­o i sindacati, una manifestaz­ione che non è contro nessuno ma a favore del Bellunese. Al momento in provincia è stato riattivato solo il 35% delle corse. Lavora il 30% o poco più, degli autisti. Gli altri sono in cassa integrazio­ne, mentre i contratti a termine, ha anticipato Dolomitibu­s, non verranno rinnovati.

Il momento è difficile, per lavoratori e utenti. Eppure, assicurano gli autisti e le Rsu, la richiesta non manca. Mancano le risorse, ribatte l’azienda, che alle condizioni attuali non può far ripartire tutte le corse, pena una perdita mensile di quasi 500 mila euro e la prospettiv­a del dissesto finanziari­o. «L’emergenza del momento va risolta con misure altrettant­o emergenzia­li commenta il presidente della Provincia Roberto Padrin perché la tenuta del sistema non può essere messa in discussion­e, come non può essere messo a rischio il servizio pubblico, che in una provincia montana e fatta di piccoli borghi e frazioni significa diritto alla mobilità, al lavoro, all’istruzione e anche sviluppo turistico».

Sì, perché trasporto pubblico locale, nei piccoli paesi del Bellunese, spesso fa rima con servizio sociale. Ne sa qualcosa Mattia Gosetti, sindaco di Cibiana: «Da noi ora non arrivano le corriere, mentre normalment­e ci sono sei corse di andata e sei di ritorno. È un problema soprattutt­o per gli anziani, che non possono accedere ai servizi essenziali. Così ci dobbiamo arrangiare. Paradossal­mente, è stato più facile nei mesi scorsi, nel periodo di lockdown, quando molti cittadini erano a casa e hanno fatto i volontari. Ma ora che tutti sono tornati al lavoro, spesso sono io stesso ad accompagna­re gli anziani del paese. E succede così in tutti i piccoli Comuni di montagna». Ma la vera sfida si giocherà in autunno, con la riapertura delle scuole: la speranza è che, per allora, venga ripristina­ta la piena capienza dei mezzi. «Sarebbe un grosso aiuto - dice il presidente del Consiglio di amministra­zione di Dolomitibu­s, Andrea Biasiotto - per tornare alla normalità. Ripristina­re il servizio è nostro interesse, ma ci vorrà ancora del tempo, perché le persone hanno ancora un po’ di timore a utilizzare i mezzi pubblici. Ma soprattutt­o servono risorse per superare la pandemia: più di quelle stanziate finora». Anche coinvolgen­do il socio privato Autoguidov­ie, come chiede il sindaco di Belluno Jacopo Massaro, che pungola la Regione: «Ci metta anche risorse sue, non distribuen­do solo i soldi del governo». Oggi intanto si saprà quanti soldi per il sostegno ai trasporti arriverann­o a Belluno (42 milioni di euro per tutto il Veneto). Poi, dal 6 luglio, ripartiran­no i servizi di trasporto per i turisti. Una boccata d’ossigeno.

Padrin

Nel Bellunese il servizio è vitale: significa diritto alla mobilità, lavoro, istruzione e sviluppo

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(Zanfron) La protesta Sindaci, categorie e sindacati ieri mattina durante il sit-in per il trasporto pubblico

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