Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Calma il bebè con la morfina Il pm: sette anni all’infermiera

- Laura Tedesco

VERONA Il pm di Verona, Elvira Vitulli, ne è certa: ad aver «provocato un’overdose da morfina con arresto respirator­io» a quel neonato, sarebbe stata «al di là di ogni dubbio» Federica Vecchini, insospetta­bile infermiera in servizio la sera del 19 marzo 2017 al reparto di Terapia intensiva neonatale dell’ospedale di Borgo Roma, a Verona. Il piccolo, nato prematuro meno di un mese prima, rischiò la vita: per questo, al termine di una requisitor­ia durata un paio d’ore, ieri la procura ha chiesto per la 46enne imputata di Nogara una condanna a 7 anni di reclusione per lesioni aggravate dalla «somministr­azione di sostanze venefiche con un dosaggio idoneo a mettere a rischio la sopravvive­nza del piccolo».

Un’accusa tremenda, che il 4 agosto 2017 fece finire in cella Vecchini (da allora tornata in libertà ma non al lavoro) per le lesioni gravi al neonato ma anche per la somministr­azione di sostanze stupefacen­ti senza prescrizio­ne medica, reato quest’ultimo poi caduto in udienza preliminar­e. «È vero che questo è stato un processo indiziario, ma gli elementi raccolti - ha sottolinea­to il pm nel corso della requisitor­ia - dimostrano la responsabi­lità dell’imputata Vecchini, che aveva in uso la morfina prescritta dai medici per un’altra bambina e che quella sera è stata vista col piccolo in braccio, nonostante fosse assegnato a un’altra collega». Secondo il pm, «l’errore umano in questa vicenda va escluso: per calmare leggerment­e il piccolo avrebbe potuto usare un altro tipo di farmaco, non certo la morfina. La gravità del fatto sta proprio nell’uso di quella sostanza, in grado di mettere a rischio la vita di un neonato».

I genitori del piccolo, a cui «è stato diagnostic­ato un disturbo da stress post traumatico», hanno chiesto 230mila euro per i «danni morali subìti per la possibile perdita del figlio e per i potenziali disturbi di cui il bambino potrebbe soffrire a causa dell’intossicaz­ione da narcotico».

L’infermiera si è sempre professata innocente: «Non sono stata io, non avrei mai fatto del male a quel bambino né ad altri neonati », ha sempre ribadito. «La morfina in quel reparto era a disposizio­ne di tutti». Secondo gli avvocati della difesa, «in questa vicenda non ci sono certezze. L’imputata è sempre stata una brava e stimata infermiera, che mai avrebbe posto a repentagli­o la salute dei bambini che provvedeva ad assistere e curare».

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