Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

CENTRALITÀ PERDUTA CERCASI

- Di Gigi Copiello

Il più è fatto. E’ stato fatto un deserto: non è rimasto in Veneto uno che sia uno centro di direzione di un qualche servizio alla produzione.

Nelle banche, le direzioni stanno a Milano, Torino e Bergamo. Nei servizi di distribuzi­one di energia e smaltiment­o rifiuti, i magneti stanno a Milano e Bologna e bisognerà vedere come finirà la partita delle nostre municipali­zzate.

Nelle fiere, Milano e Bologna lavorano ad alleanze e in Veneto Verona rimasta l’unica in posizione di forza sta costruendo la sua strategia. Cattolica Assicurazi­oni verso la Spa ha come primo azionista il Leone di Trieste. Persino le strade sono state ritornate all’Anas di Roma.

Che resta? Un’eccezione: Marchi e la Save negli aeroporti. E restano tante fabbriche, un turismo che speriamo risorga, qualche specializz­azione in agricoltur­a.

Ma ormai è da buttare il titolo «Fabbrica forte in un territorio ricco», che voleva dire che lo sviluppo industrial­e doveva contare su un territorio ricco di servizi alla produzione. Un titolo che fece nascere l’unico fondo integrativ­o pensionist­ico territoria­le d’Italia qui in Veneto, ossia Solidariet­à Veneto con un miliardo e mezzo di euro di patrimonio.

Sia chiaro: era chiarissim­o che «piccolo non è bello», che anche nei servizi bisognava riorganizz­are, unire, crescere. Ma noi non l’abbiamo fatto. E lo hanno fatto gli altri. Grazie a noi. Per le grandi imprese venete nulla cambia: i loro interlocut­ori bancari, assicurati­vi e fieristici sono spesso stati altrove. Per le piccole e medie imprese cambia invece molto: per avere attenzione e fiducia in banca, non restano che le Rurali. E’ proprio un cambio di paesaggio e contesto. Si confronti: ancora pochi anni fa il sindaco di Vicenza gestiva una delle maggiori imprese della città; il presidente di Confindust­ria aveva un ruolo di riguardo in un’importante banca; assieme condividev­ano le sorti della Fiera e del Cuoa. Lo stesso nelle altre città del Veneto, dove si aggiungeva­no Fondazioni Bancarie, azioni in Autostrada, Assicurazi­oni. A Venezia, leggi speciali. Oggi, il sindaco di Vicenza ha messo sul mercato la sua municipali­zzata, il presidente di Confindust­ria non ha alcun ruolo in una banca che non c’è più; a entrambi è rimasto meno del dieci per cento di una Fiera controllat­a da Rimini e Bologna e intanto il Cuoa ha aperto le vele verso Roma e Torino. Nelle altre città del Veneto, resiste ben poco. Tranne Venezia, con leggi speciali, ma solo per lei. E’ cambiato tutto. E non lo si dice solo perché è responsabi­lità di tutti e quindi è meglio far finta di niente e tacere. Ma non si può tacere che nella Regione che più ci è uguale, con la stessa popolazion­e e struttura produttiva, che in Emilia Romagna lo sviluppo industrial­e possa contare su un territorio che si è arricchito di servizi alla produzione: nelle Fiere e nell’energia, per intanto. Portando a Bologna il più potente centro di calcolo informatic­o d’Europa e quinto nel mondo (utilizzato nei giorni scorsi per la ricerca sul vaccino anti Covid). Partita finita? Game over? Gli spazi che contano sono stati occupati. Da altri. Per rientrare in partita bisogna innanzitut­to trovare un regista, far fuori primedonne che son solo comari, avere una visione E poi ci vorrebbero grandi capitali, almeno pari a quelli che abbiamo scialato. E chi li trova? E’ finita così: 4 fabriche, 3 ombreloni e 2 visele. I schei no manca e basta la salute. Chi non è d’accordo, si accomodi. Lo stan già facendo i più giovani e capaci…

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