Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Fa il bagno a Jesolo e sparisce: annega a 20 anni

Nabil abitava a San Biagio di Callalta, è morto 5 giorni dopo l’incidente. «Non sapeva nuotare»

- Milvana Citter

SAN BIAGIO DI CALLALTA (TREVISO) Era tornato domenica 21 giugno da Londra, dove lavorava come pizzaiolo. E mercoledì 24 era andato con gli amici a Jesolo. Ma un bagno in mare gli è costato la vita.

Nabil Rezzou, 20enne di origine marocchina residente a San Biagio di Callalta (Treviso), è morto nel tardo pomeriggio di lunedì nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di San Donà di Piave, dove era ricoverato da quel tragico giorno. Nonostante le speranze dei genitori e della sorella Sheima, il giovane non si è più ripreso. E ora l’intera comunità di San Biagio è in lutto.

Quel giorno al mare con gli amici ritrovati dopo mesi di lontananza a causa del Covid, doveva essere di serenità ma, durante il bagno nei pressi della torretta 9 in zona Capannina, è successo qualcosa. A raccontarl­o è il cugino Achraf: «Mi hanno detto che mentre erano in acqua un altro ragazzo ha avuto problemi, non riusciva a stare a galla. Gli amici lo hanno aiutato ma poi si sono accorti che Nabil era sparito». Subito è scattata la richiesta di aiuto ai bagnini del salvataggi­o che hanno cercato il 20enne anche con le moto d’acqua. Quando lo hanno trovato, erano però passati almeno sei minuti e il 20enne era a faccia in giù nell’acqua. Lo hanno portato sulla spiaggia e rianimato fino all’arrivo dei sanitari del Suem 118. Nabil

sembrava essersi ripreso, ma le sue condizioni erano state definite gravi fin da subito. Ha lottato fino a lunedì quando ha perso la sua battaglia.

«Purtroppo non sapeva nuotare, non è riuscito a salvarsi» racconta Achraf in lacrime. «Nabil era un ragazzo responsabi­le, si stava costruendo il suo futuro nel lavoro. Siamo tutti disperati».

I bagnini intervenut­i quella mattina raccontano che «è successo tutto in un attimo: stava giocando insieme ai coetanei. A un certo punto però uno di loro ha iniziato a chiedere aiuto e siamo intervenut­i per salvarlo». I ragazzi erano entro le boe di balneazion­e, non erano al largo. «Quindi

 L’amico Era una persona speciale, un ragazzo educato che ovunque andasse si faceva amare

non si capisce perché, dopo essere sprofondat­o, non abbia reagito visto che toccava comunque il fondo». Questo farebbe quindi pensare a un malore.

A complicare la situazione, c’era lo stato del mare che in quel momento era leggerment­e mosso. Il fondale era quindi torbido e non permetteva di vedere dove fosse finito il ventenne. I bagnini lo hanno comunque recuperato dopo qualche minuto, secondo il loro racconto, e lo hanno affidato all’ambulanza del pronto soccorso di Jesolo.

Nabil era molto conosciuto in paese, anche perché aveva giocato a lungo in diverse squadre di Calcio a 5. «Era una persona speciale - racconta il compagno di squadra Edoardo Botosso - un ragazzo solare, educato che ovunque andava si faceva amare».

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La vittima Nabil Rezzou, aveva origini marocchine

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