Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Ca’ del Galletto, finisce un’era Chiusura-blitz e licenziame­nti La Cgil: «Usatelo per le scuole»

L’hotel doveva riaprire post lockdown. Lavoratori in stato di agitazione

- Silvia Madiotto

TREVISO La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno, comunicata ai rappresent­anti sindacali nel giorno in cui la proprietà doveva annunciare invece le date e le modalità di riapertura: Ca’ del Galletto, l’hotel di Santa Bona, chiude. Che il periodo per il turismo fosse nero era chiaro; che fosse nero per chi organizza eventi e congressi, data l’impossibil­ità di richiamare numeri elevati di persone, era altrettant­o chiaro. La prima vittima trevigiana è quindi un albergo illustre, utilizzato spesso per incontri e conferenze (sport, cultura e politica). La crisi colpisce duro, ma la Cgil non ci sta.

Ieri sera, incontrand­o i dodici lavoratori, il segretario della Filcams Alberto Irone ha annunciato lo stato di agitazione: «I dipendenti hanno goduto della cassa integrazio­ne per 18 settimane, ora rimarrebbe­ro senza ammortizza­tori. Chiediamo alla proprietà almeno di valutare l’apertura a questa possibilit­à, di aspettare un pronunciam­ento sulle prossime misure che proroghera­nno la cassa straordina­ria. Il tempo per trovare un compratore c’è». Oppure almeno di valutare un’altra ipotesi: «Ho chiesto un incontro con le istituzion­i per trovare una soluzione, per non arrivare a trovarci, d’un tratto, con mezza città vuota– sottolinea -. Ca’ del Galletto può essere anche un’alternativ­a, in un momento in cui ce n’è bisogno, per trovare spazi per la scuola».

Le direttive ministeria­li consentono a Comuni e Province di reperire immobili per dotare gli istituti di aule in cui garantire le distanze e un albergo vuoto, con delle sale congressi, avrebbe delle potenziali­tà.

«Invece la decisione è stata comunicata a sorpresa senza valutare la possibilit­à di mettere in vendita l’attività, nemmeno scorporand­o la parte ricettiva dagli spazi per i congressi – continua Irone -, e di chiudere i rapporti di lavoro da inizio luglio. Non c’è stata possibilit­à di confronto con la proprietà che non si è neppure assunta la responsabi­lità di riportare ai dipendenti la scelta fatta, una scelta tempestiva e irragionev­ole. Senza nemmeno cercare investitor­i o un manager per il rilancio».

Treviso, nei mesi dell’epidemia e dopo la fine del lockdown, ha perso diversi pezzi nel terziario: locali, caffetteri­e, ristoranti. Per gli esperti del settore potrebbe essere solo l’inizio. La crisi del turismo mette a rischio anche gli hotel: Ca’ del Galletto è il primo «caduto» del Covid, ma tutti i grandi hotel sentono la difficoltà di un momento storico ed economico faticosiss­imo, in cui la ripresa è ancora lontana.

La situazione delle strutture ricettive, sottolinea Irone, è grave per molti attori. Le difficoltà finanziari­e delle aziende, il turismo azzerato, l’aeroporto Canova chiuso, la diffusione del tele-lavoro, la riduzione degli sportelli di servizio, i viaggi profession­ali e le convention annullate: tutto concorre a definire una situazione critica.

«Il lavoro smart è stato dettato dall’emergenza, è una modalità potenzialm­ente concreta e utile, ma è chiaro che una fetta di attività si reggono su quello che oggi non c’è più – commenta Irone -. Le web conference hanno sostituito l’incontro delle persone, le sale congressua­li che ospitavano ordini e associazio­ni ora non hanno più prenotazio­ni. Siamo in una fase intermedia in cui attività vecchie e nuovi modi convivono. Interessar­e le istituzion­i di questi cambiament­i è un passo necessario».

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 ??  ?? Crisi L’hotel simbolo del turismo congressua­le chiude. In basso: Alberto Irone (Filcams)
Crisi L’hotel simbolo del turismo congressua­le chiude. In basso: Alberto Irone (Filcams)

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