Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Ca’ del Galletto, finisce un’era Chiusura-blitz e licenziamenti La Cgil: «Usatelo per le scuole»
L’hotel doveva riaprire post lockdown. Lavoratori in stato di agitazione
TREVISO La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno, comunicata ai rappresentanti sindacali nel giorno in cui la proprietà doveva annunciare invece le date e le modalità di riapertura: Ca’ del Galletto, l’hotel di Santa Bona, chiude. Che il periodo per il turismo fosse nero era chiaro; che fosse nero per chi organizza eventi e congressi, data l’impossibilità di richiamare numeri elevati di persone, era altrettanto chiaro. La prima vittima trevigiana è quindi un albergo illustre, utilizzato spesso per incontri e conferenze (sport, cultura e politica). La crisi colpisce duro, ma la Cgil non ci sta.
Ieri sera, incontrando i dodici lavoratori, il segretario della Filcams Alberto Irone ha annunciato lo stato di agitazione: «I dipendenti hanno goduto della cassa integrazione per 18 settimane, ora rimarrebbero senza ammortizzatori. Chiediamo alla proprietà almeno di valutare l’apertura a questa possibilità, di aspettare un pronunciamento sulle prossime misure che prorogheranno la cassa straordinaria. Il tempo per trovare un compratore c’è». Oppure almeno di valutare un’altra ipotesi: «Ho chiesto un incontro con le istituzioni per trovare una soluzione, per non arrivare a trovarci, d’un tratto, con mezza città vuota– sottolinea -. Ca’ del Galletto può essere anche un’alternativa, in un momento in cui ce n’è bisogno, per trovare spazi per la scuola».
Le direttive ministeriali consentono a Comuni e Province di reperire immobili per dotare gli istituti di aule in cui garantire le distanze e un albergo vuoto, con delle sale congressi, avrebbe delle potenzialità.
«Invece la decisione è stata comunicata a sorpresa senza valutare la possibilità di mettere in vendita l’attività, nemmeno scorporando la parte ricettiva dagli spazi per i congressi – continua Irone -, e di chiudere i rapporti di lavoro da inizio luglio. Non c’è stata possibilità di confronto con la proprietà che non si è neppure assunta la responsabilità di riportare ai dipendenti la scelta fatta, una scelta tempestiva e irragionevole. Senza nemmeno cercare investitori o un manager per il rilancio».
Treviso, nei mesi dell’epidemia e dopo la fine del lockdown, ha perso diversi pezzi nel terziario: locali, caffetterie, ristoranti. Per gli esperti del settore potrebbe essere solo l’inizio. La crisi del turismo mette a rischio anche gli hotel: Ca’ del Galletto è il primo «caduto» del Covid, ma tutti i grandi hotel sentono la difficoltà di un momento storico ed economico faticosissimo, in cui la ripresa è ancora lontana.
La situazione delle strutture ricettive, sottolinea Irone, è grave per molti attori. Le difficoltà finanziarie delle aziende, il turismo azzerato, l’aeroporto Canova chiuso, la diffusione del tele-lavoro, la riduzione degli sportelli di servizio, i viaggi professionali e le convention annullate: tutto concorre a definire una situazione critica.
«Il lavoro smart è stato dettato dall’emergenza, è una modalità potenzialmente concreta e utile, ma è chiaro che una fetta di attività si reggono su quello che oggi non c’è più – commenta Irone -. Le web conference hanno sostituito l’incontro delle persone, le sale congressuali che ospitavano ordini e associazioni ora non hanno più prenotazioni. Siamo in una fase intermedia in cui attività vecchie e nuovi modi convivono. Interessare le istituzioni di questi cambiamenti è un passo necessario».