Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Crisi, un’attività su quattro entro fine anno chiuderà»
L’allarme Ascom: «Ca’ del Galletto è solo il primo caso. Serve ripopolare le zone»
TREVISO L’elenco delle vetrine spente e delle aziende in ginocchio, già lungo, rischia di allungarsi ancora e le prospettive dell’analisi dell’Ascom spaventano: un’attività su quattro potrebbe chiudere entro l’anno. Ristorazione e turismo, già penalizzati dal lockdown, hanno una ripartenza è più dura del previsto. L’annuncio di chiusura di Ca’ del Galletto è uno spartiacque: 12 lavoratori a casa, stanze e sale congressi abbandonate. Uno dei più datati alberghi della città mette fine alla sua storia.
Se ad aprile si ipotizzava il 20% di chiusure, il peggioramento sarebbe una mannaia per le città, un pericolo di diffusi punti di buio e di crisi profondissima. Bisogna cominciare a pensare a soluzioni per invertire la tendenza: «Nel lungo termine – commenta il presidente di Confcommercio Federico Capraro – la risposta è la residenzialità, portare abitanti nei centri urbani. Nel medio termine la risposta è creare diversificazione dei punti di appeal nei quartieri, in distanze ridotte per vivere i centri urbani a piedi. Nel breve termine bisogna rafforzare la digitalizzazione e i valori del vicinato. Fondamentale ripopolare, riportare vita e abitanti, con politiche per la famiglia e il territorio che guardino oltre. E serve intervenire subito».
Per la ristorazione il calo si stima, annualmente, fra il -50 e -30%, nei pubblici esercizi come bar e caffetterie fra il 30 e il 15%. Per qualcuno sarà la pietra tombale.
«Il problema è che ciò che diventa buco, nelle città, lo rimarrà. Non c’è ricambio». E finché mancano i turisti, migliorare è difficile.
I numeri parlano. La Marca ha circa 16.500 letti a disposizione nelle strutture registrate; in un anno sono 6 milioni di potenziali pernottamenti; l’anno scorso il turismo ha fatto 2 milioni di presenze, quindi un terzo dell’occupazione del settore. «Quest’anno metteremmo la firma per arrivare a 500 mila– continua Capraro -. L’occupazione alberghiera a Treviso è di circa il 50%, la stima del 2020 è di un calo dal 70 all’85%». Vale per tutti: nella zona a sud, dove si lavora anche con il traino di Venezia, mancano i grandi gruppi e la ripresa sarà lunghissima (aeroporti fermi); a nord il turismo è business, ed è fermo perché webconferences e telelavoro hanno messo fine ai viaggi professionali; nella zona più alta, la Pedemontana e i colli del Prosecco, il turismo vive di un misto di questi due aspetti, ma al momento la situazione è bloccata. Il Covid ha cambiato il modo di fare turismo: «Quando mancano grandi gruppi organizzati, gli alberghi che lavorano sui grandi numeri soffrono. Oggi il turista cerca l’esperienza, una piccola struttura a conduzione familiare riesce a sopravvivere più facilmente e con minori spese rispetto a chi ha dipendenti».
Insomma: b&b e gli agriturismi. «Il primo segnale di chiusura, Ca’ del Galletto, è eclatante ma è solo il primo – chiude Capraro -. Le previsioni sono che il turismo riparta con numeri pre-Covid nel 2024. Oggi nel terziario c’è chi sta tenendo momentaneamente chiuso per necessità di evitare i costi. Ma non sappiamo chi riaprirà».
Capraro Ora manca il traino dei grandi gruppi: così chiudono hotel e negozi che sono collegati a quei flussi e businness