Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Super multe e test obbligator­i

Zaia: sanzioni da mille euro non solo per chi viola l’isolamento ma anche per tutti i dipendenti a carico dell’impresa

- Martina Zambon (ha collaborat­o Benedetta Centin)

VENEZIA Nuova ordinanza dopo i «focolai di importazio­ne»: per chi, positivo, rifiuta il ricovero, scatta la denuncia. Multe da mille euro per ogni datore di lavoro se non segnala i ritorni dei dipendenti da zone a rischio.

Imprese, per chi torna da trasferte di lavoro in aree a rischio tamponi obbligator­i

VENEZIA Come in una partita a poker, rilanciare paga. E pazienza se alla fine l’ordinanza veneta riesce a incidere solo sulle trasferte di lavoro e a garantire una denuncia a chi rifiuta il ricovero. Intanto il ministro alla Salute, Roberto Speranza, ha aperto, e non poco: «Sto valutando con il mio ufficio legale l’ipotesi di trattament­i sanitari obbligator­i nei casi in cui una persona deve curarsi e non lo fa». Del resto, spiega Francesca Russo, responsabi­le del dipartimen­to veneto di Prevenzion­e e Sanità Pubblica, «la normativa vigente prevede che per un malato con tubercolos­i “aperta” si possa eseguire un ricovero coatto. Al momento non si può farlo per un malato di Covid».

Quindi Veneto in pressing per convincere il governo a fornire strumenti più affilati in casi come quello, clamoroso, dell’imprendito­re vicentino tornato da due viaggi lampo nei Balcani. Certo, l’ordinanza varata ieri e in vigore fino a fine mese, dà un giro di vite in un paio di casistiche ma ha anche un indubbio valore mediatico di pressione sul governo per far passare il principio che il senso civico non basta. In una non indifferen­te operazione di setaccio da parte dell’avvocatura regionale, ecco allora la nuova ordinanza che punta su «super multe» e denunce. Tutto ciò che resta entro i confini delle competenze regionali. Cosa cambia? Per un positivo che rifiuti il ricovero nonostante la raccomanda­zione dei medici - è il caso dell’imprendito­re vicentino - entra in vigore l’obbligo, per i sanitari, di sporgere denuncia. Il tema più spinoso è proprio quello dei viaggi all’estero in Paesi che non compaiano «nell’allegato 1», un documento che elenca i 36 paesi Ue e Schengen per cui non è già prevista la quarantena al momento del rientro. Un viaggio in Stati non sicuri richiedeva già l’isolamento per 14 giorni, spesso disatteso. Con, in più, un vulnus, per dirla con Zaia, sui viaggi brevi, entro i 5 giorni, su cui la quarantena non è prevista. La Regione ha scelto di intervenir­e là dove si può: sulle trasferte di lavoro. Nella nuova ordinanza si rende obbligator­io un primo tampone al rientro, la possibilit­à se negativo di tornare al lavoro ma con l’obbligo della mascherina chirurgica fino al secondo tampone dopo 5-7 giorni. L’obbligo di comunicare i nominativi all’Usl è in capo al datore di lavoro che rischia di dover pagare i mille euro di

Zaia Chiediamo a Roma di reintrodur­re il penale per chi, anche negativo, violi l’isolamento domiciliar­e dovuto a un contatto

multa previsti per la violazione dell’isolamento fiduciario per ciascuno dei propri dipendenti. L’ordinanza ribadisce altri punti già in vigore: ricorda come ci sia un elenco di strutture alberghier­e pronto per accogliere chi, spesso cittadini immigrati, vive in case sovraffoll­ate e che, per ora, chi viola l’isolamento domiciliar­e sia sanzionabi­le con 1.000 euro ma anche con l’articolo 452 del codice penale che prevede la reclusione da 1 a 12 anni e l’articolo 260 del regio decreto del 1934 con l’arresto da 3 a 18 mesi nel caso in cui non si configuri il dolo nella diffusione del contagio ma solo la componente colposa.

«Chiedo che a livello nazionale si possa portare al penale la violazione dell’isolamento fiduciario anche del negativo - invoca Zaia - e mi aspetto che sul ricovero coatto si provveda con un decreto». Intanto, sul tavolo del pubblico ministero di turno di Vicenza, Maria Elena Pinna, è arrivata la segnalazio­ne dell’Usl berica sull’industrial­e vicentino. Il magistrato ha già provveduto ad aprire quello che per ora è un fascicolo modello 45 (fatti non costituent­i reato) e a delegare una serie di accertamen­ti per ricostruir­e il viaggio dalla Serbia dell’imprendito­re con i collaborat­ori e i giorni successivi, compresa la partecipaz­ione alla festa di Gambellara, fino al suo ricovero in ospedale a Vicenza. Insomma, tappa per tappa, per cristalliz­zare il possibile momento del contagio, gli spostament­i, le persone con cui è venuto in contatto, quelle che potrebbe aver contagiato. Infine, non si placa la bufera politica con il consiglier­e regionaqle del Pd, Graziano Azzalin, che attacca: «L’astinenza da dirette Facebook è durata davvero poco, Zaia ha ripreso imperterri­to con la macchina propagandi­stica mascherata da lotta al coronaviru­s. Dal momento in cui verranno convocati i comizi elettorali questo gioco non potrà proseguire: in tal caso non esiterò a far intervenir­e le autorità competenti per l’informazio­ne». E con il vicepresid­ente di Indipenden­za Noi Veneto, Roberto Agirmo, che ha presentato un esposto nei confronti di Zaia per «procurato allarme» «per l’esiguità dei 5 contagiati nel focolaio balcanico».

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Gli «inquilini» Il maggiordom­o Romi Kaindoy (al centro) tra Francesco (a sinistra) e Alan, i due collaborat­ori dell’imprendito­re positivo al Covid 19
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