Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Bambini e «traumi da lockdown» I medici li studiano ai centri estivi
Ricerca su tic, paure e comportamenti «strani». L’Usl: capire come parlano fra loro del virus
I centri estivi per i bambini sono cominciati, è un pezzettino di ritorno a prima del Covid per poter ritrovare gli amici, il cortile della scuola e i giochi. A guardarli da fuori i bimbi sono gli stessi di quattro mesi fa, anche se alcuni sono un po’ più alti. Ma dentro sono diversi perché il lockdown li ha cambiati profondamente.
Gli psicologi dell’infanzia e adolescenza lo chiamano «trauma acuto»: uno choc improvviso, imprevedibile e dirompente che ha lasciato segni dolorosi, benché non sempre apparenti. C’è chi è diventato più taciturno e silenzioso chiudendosi agli altri, e c’è chi è diventato iperattivo, agitato. Insomma: si sa poco del virus (lo dicono i virologi e gli scienziati) ma si sa poco anche di come le persone rispondono a un isolamento forzato e alla paura del contagio. L’Usl 2 inizia quindi uno studio partendo proprio dai bambini che frequentano i centri estivi portando nelle strutture operatori specializzati. I
l progetto è stato spiegato ieri da Pasquale Borsellino, direttore dell’unità operativa «Infanzia adolescenza famiglia» dell’azienda sanitaria: «Quello che abbiamo vissuto è un trauma particolare, non ha un incipit, una durata e una fine ma è pervasivo, dura nel tempo. Cosa produrrà negli adulti e nei bambini è qualcosa che dobbiamo andare a vedere e capire. Nei bambini già seguiti dai nostri servizi abbiamo notato un peggioramento. Penso che il rischio sia di trovarci a settembre con i servizi intasati da richieste di consulenze per piccoli con tic, disturbi del sonno e dell’attenzione. Dovremo rivedere i paradigmi fondamentali del fare scuola perché non possiamo permetterci di farli tornare seduti otto ore, e della convivenza all’interno delle mura scolastiche. Potrebbe essere un’opportunità».
È un tema delicato e complesso: «Ogni bimbo reagisce in modo diverso in base alle proprie fragilità di partenza – evidenzia il medico – e a quelle del nucleo familiare, alla rappresentazione mentale e alla capacità di reazione dei grandi. Guardano il mondo attraverso i loro adulti di riferimento, quindi persone angosciate e traumatizzate hanno prodotto ulteriore angoscia e trauma. Abbiamo bambini che hanno sviluppato atteggiamenti ipercinetici e disturbi comportamentali, altri con flessione del tono dell’umore».
Non un solo fenomeno quindi, ma singoli atteggiamenti disfunzionali che vanno compresi meglio per poter intervenire. Per capire cos’ha lasciato quel nemico invisibile l’Usl parte dai più piccoli con uno studio collettivo per il quale sono stati assunti a tempo pieno e determinato 4 operatori. «Il progetto, sostenuto dalla Conferenza dei sindaci, prevede che gli educatori si interfaccino con i direttori dei centri – continua Borsellino -. Ci segnaleranno bambini che soffrono e potremo intervenire precocemente. Importante anche capire come tra gruppi di pari parleranno di Covid 19. Hanno ricevuto una formazione up-down, ora con i loro coetanei come rappresenteranno e rielaboreranno il virus? Hanno una capacità di resilienza e reazione formidabili, questo studio lo dobbiamo a loro».
Ieri Assindustria Venetocentro ha donato ai Comuni della Marca, ai centri estivi e alle strutture per minori, trentamila mascherine lavabili realizzate dalla Tessitura Monti di Maserada. «Vogliamo essere vicini alle famiglie e ai ragazzi perché nei centri estivi possano trovare un’occasione di svago e divertimento in piena sicurezza – ha detto la presidente degli industriali Maria Cristina Piovesana -. Noi adulti e imprenditori sentiamo la responsabilità del nostro ruolo sociale».