Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Studenti e la «Treviso bene», nella rete che sfidava il virus: arrestato noto spacciatore
L’operaio Parlascino, con precedenti, si affidava a chat e giovani fidati
TREVISO Un operaio 25enne gestiva l’approvvigionamento e quattro 20enni di buona famiglia spacciavano a giovani e giovanissimi tra Treviso e Pordenone.
A scoprire la strutturata organizzazione dedita allo spaccio di marijuana, sono stati i carabinieri di Sacile con un’operazione, battezzata «Terra di confine» perché a scavalco tra le due province, che ha portato all’arresto del presunto capo: Marco Parlascino, operaio di Colle Umberto. Secondo gli investigatori era lui a gestire i quantitativi di «erba».
Per lo smercio si affidava a «cavalli» di piazza, collaboratori che chiamava «punti di fiducia»: V.R. 18enne di Montebelluna, B.M 20enne di Sarmede, T.G. 20enne di Revine Lago, K.O. 18enne di Susegana, la 22enen P.E. San Vendemiano, D.S.S. 19enne di Conegliano oltre al pordenonese a R.L. 20 anni.
A far scattare l’indagine, nel maggio di un anno fa, un controllo con cani antidroga agli studenti minorenni dell’Ipsia di Sacile. Due 15enni, denunciati alla procura dei minori di Trieste, vennero trovati in possesso di circa 15 grammi di marijuana, materiali per il confezionamento, bilancini di precisione, 300 euro in contanti.
In quell’occasione altri cinque studenti tra i1 16 e i 18 anni erano stati segnalati come consumatori, alle prefetture di Pordenone e Treviso. Da quel controllo è partita l’attività dei carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore Massimo Zampiccini, per arrivare al grossista. I militari hanno ricostruito una rete di spaccio che sarebbe stata gestita da Parlascino con altri otto giovani ritenuti responsabili in concorso di cessione di sostanze stupefacenti anche in ambito scolastico a minorenni a cavallo tra il Veneto e il Friuli.
Attività che, come hanno rilevato gli inquirenti: «Non si è fermata neppure durante il lockdown provocato dalla pandemia da Covid-19. Gli spacciatori, infatti, più accorti nei loro spostamenti, avevano addirittura aumentato il prezzo dell’erba che veniva venduto a 15 euro contro i 10 chiesti per l’eroina». La banda comunicava attraverso una App di messaggistica che in pochi minuti distruggeva i messaggi, ma gli inquirenti sono riusciti comunque a intercettare le loro comunicazioni, comprese quelle nelle quali si lamentavano per l’emergenza sanitaria: «… sto Corona ha bloccato tutti gli affari di brutto, il narcotraffico è in crisi… eh si perché non tira più nessuno…».
Così sono scattate le perquisizioni dei carabinieri e dei cani antidroga Cir e Kevin. A casa di Parlascino, operaio con precedenti di polizia ora in carcere, sono stati rinvenuti oltre 5,2 kg di marijuana, suddivisa in involucri di plastica sottovuoto, nascosti tra camera da letto, cucina e deposito attrezzi.
Si stima che nel corso delle indagini il sodalizio abbia venduto circa 40 chilogrammi di marijuana con profitti medi di circa 20 mila euro al mese.