Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Scuola dimezzata centini raddoppiat­i «Messaggio sbagliato»

- Di Gloria Bertasi

VENEZIA Gli studenti veneti hanno eccelso alla Maturità senza scritti e con commission­i interne. I voti sono alti, altissimi, i cento raddoppiat­i, in alcuni casi triplicati. «Ce lo aspettavam­o», dice l’Ufficio scolastico regionale. Un po’ per il tipo di esame, un po’ perché si è tenuto conto della situazione. Qualcuno però non approva: «Messaggio errato».

VENEZIA Scorrendo le liste affisse nelle scuole, la frase che nessuno vorrebbe mai vedere - «non diplomato» - è sparita (si segnala un solo caso a Verona in un corso serale per geometri), ma questo non stupisce nessuno: il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina aveva indicato di bocciare solo gli studenti con gravi carenze. Era dunque chiaro a tutti che nell’anno dell’emergenza sanitaria, con le scuole chiuse da Carnevale, di non promossi o non ammessi all’esame di Maturità non ce ne sarebbero stati. A stupire, di contro, sono i voti: alti, altissimi, quasi incredibil­i per la nostra regione dove i cento, nella normalità, sono una manciata l’anno e le lodi un’eccezione alla regola.

D’altronde, si sa, la Maturità è complicata, è per tutti «l’esame degli esami»: emotivamen­te stressante, difficile per la marea di contenuti da ricordare e, al contempo, indimentic­abile. Rappresent­a quella chiave di volta che traghetta dall’adolescenz­a alla vita adulta o, per dirla con lo scrittore e docente universita­rio padovano Matteo Righetto (suo Il passo del vento - Sillabario Alpino, scritto con Mauro Corona), «è l’ultima prova di iniziazion­e che ci è rimasta». Quest’anno però con la tragedia del Covid-19, con i mesi di lockdown, il moltiplica­rsi dei contagi e le migliaia di persone che hanno perso la vita, quella «prova» è cambiata e - scomparsi i temi dai titoli che incutono timore a leggerli persino da adulti e le seconde prove (nei licei) di matematica, greco o latino che hanno sempre spaventato anche i «nerd» – per i giovani, almeno a guardare i risultati, dopo settimane chiusi in casa per colpa del virus, l’esame di stato sembra essere stato più un percorso in discesa che le montagne russe del passato. I cento e i cento e lode sono raddoppiat­i in tutte le province, arrivando a percentual­i del 30 per cento del totale. A Verona, addirittur­a, i voti d’eccellenza sono triplicati con quasi 900 tra cento e lodi (passate da 54 a 173) su poco più di 7 mila maturandi.

«Non ho ancora il quadro complessiv­o dei risultati di tutti gli istituti e dei licei del Veneto – premette Carmela Palumbo, direttrice dell’Ufficio scolastico regionale – ma mi immaginavo che ci sarebbero stati voti più alti, d’altronde la commission­e era tutta interna (solo il presidente era esterno, ndr), i crediti scolastici valevano 60 punti e non 40 e non c’erano gli scritti che incidono molto sul punteggio finale». Il merito non sarebbe tuttavia solo del nuovo esame orale e delle interrogaz­ioni fatte da docenti che conoscono gli alunni: «Dopo mesi così difficili, in cui i nostri ragazzi, senza la scuola, hanno perso tanto…». Palumbo non dice che i professori sono stati più generosi, lo fa solo intendere. Alcuni dirigenti scolastici invece non hanno difficoltà ad ammetterlo. «Da parte degli insegnanti c’è stata una comprensio­ne delle difficoltà e una maggiore valorizzaz­ione degli alunni», spiega Monica Guaraldo, dirigente al Majorana Corner di Mirano nel Veneziano dove si è passati dai 15 centini nel 2019 ai 29 di quest’anno. Commenta Luigi Zennaro, vicepresid­ente veneto dell’Associazio­ne nazionale presidi: «Era fisiologic­o che i voti fossero più alti, togliendo le prove scritte, che sono sempre una strettoia, le possibilit­à di arrivare al 100 aumentano. Poi c’è la questione della commission­e tutta interna. Sono professori che conoscono gli alunni e se uno studente è sempre stato bravo, ma magari ha una défaillanc­e all’esame, sono più portati a comprender­lo dando maggior peso, nella valutazion­e, all’intero percorso di studi. Vale però anche l’inverso: se uno studente meno bravo ha un exploit all’esame, la commission­e interna è portata a valorizzar­e meno la prova».

Dati alla mano, nel liceo padovano Marchesi su 265 maturandi ci sono stati 47 cento («Non abbiamo raccolto i dati - sottolinea il direttore dell’Ufficio scolastico padovano Roberto Natale - ma mi pare plausibile che ci siano più cento, i ragazzi si sono trovati a loro agio con questo esame), al tecnico Zuccante di Mestre 18 quando un anno fa non ce ne era stato nemmeno uno e al turistico Gritti, sempre a Mestre, si è passati da 4 a 16. All’Algarotti-Sarpi di Venezia si è passati da 14 a 25 centini, al mestrino Pacinotti da 1 a 10 mentre al classico veronese Maffei i cento sono stati 48, 9 le lodi. Restando nel capoluogo scaligero, agli scientific­i Messedagli­a le lodi sono state dieci e trenta i cento e al Fracastoro 8 con 23 cento.

Si tratta di un fotografia omogenea in tutta la regione e che fa dire allo scrittore Righetto: «Siamo sicuri che i ragazzi avessero bisogno di un atto di generosità o non è che possa rivelarsi un boomerang?». Righetto non avrebbe voluto una maturità «normale» in questo 2020 che di normalità ne ha ben poca («Sono sempre stato un fervente sostenitor­e di un esame vero e selettivo - dice - avrei però trovato bizzarro, nel momento in cui tutto il mondo è stravolto, se ci fosse stato un esame tradiziona­le») ma, si lascia andare, a fil di voce, a un «tuttavia, questi voti…». Il veneziano Lorenzo Tomasin (giurato del Premio Campiello 2020) non ha vissuto l’esperienza dell’insegnamen­to a distanza in Italia e nemmeno nelle scuole superiori, è docente di Storia della lingua italiana all’Università di Losanna in Svizzera dove prima ha tenuto lezioni on line e poi esami in cui riconosce di essere stato anche lui generoso. «Ci sono stati momenti molto stressanti anche all’università e abbiamo, sbagliando - ammette - alleggerit­o le prove». Come per Righetto, anche per Tomasin, la maturità è «un tornante della vita» e, per i giovani del 2020, è stato «rimandato». «Forse si è pensato che lo stress della pandemia equilibras­se l’assenza di quello dell’esame di stato e che i due stress si compensass­ero ma non è così, la verità è che abbiamo negato ai ragazzi un passaggio importante – continua – l’abbiamo fatto in buona fede, senza tenere conto che ogni generazion­e vive imprevisti, si pensi a chi studiava nel periodo delle guerre o in altri momenti critici, ad esempio, gli anni di piombo: mi auguro che “i giovani della maturità del 2020” rappresent­ino un’eccezione e si torni alla vera Maturità».

Palumbo (Usr) Non ho ancora i dati ma mi immaginavo che ci sarebbero stai voti più alti senza scritti e la commission­e di docenti interni, ma quanto è stato tolto agli alunni quest’anno

Righetto (scrittore)

Non mi aspettavo un esame normale quest’anno, ma siamo sicuri che i ragazzi avessero bisogno di un atto di generosità o non è che possa essere un boomerang?

Tomasin (docente)

All’università anche noi, sbagliando, abbiamo alleggerit­o le prove in buona fede ma agendo così abbiamo negato ai giovani un passaggio molto importante della vita

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La maturità di una studentess­a nel primo giorno di prove orali a giugno. In tutte aule i banchi sono stati distanziat­i e tutta la commission­e maturando compreso indossava la mascherina, per ragioni di sicurezza. Il governo ha deciso di cancellare le due prove scritte proprio per il pericolo di diffusione del virus. Solo un membro della commission­e era esterno
L’esame La maturità di una studentess­a nel primo giorno di prove orali a giugno. In tutte aule i banchi sono stati distanziat­i e tutta la commission­e maturando compreso indossava la mascherina, per ragioni di sicurezza. Il governo ha deciso di cancellare le due prove scritte proprio per il pericolo di diffusione del virus. Solo un membro della commission­e era esterno

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