Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Cornuda, il segreto dell’amico di famiglia Uccise la madre adottiva

Riemerge il passato del pensionato, ora ricoverato in ospedale

- Di Milvana Citter

È un mistero quello che si è consumato a Cornuda, nel Trevigiano, dove un ragazzo di 20 anni, nudo e cosparso di benzina, ha detto di essere stato segregato, violentato e minacciato di morte da un «amico» 63enne, che ha poi colpito fracassand­ogli la testa. Con due protagonis­ti agli antipodi: da una parte il giovane di Quero, nel Bellunese, che vive tra amici e sport; dall’altra un pensionato dal passato burrascoso, che a 27 anni ha ucciso la madre adottiva.

Sul caso, la procura ha aperto un fascicolo a carico di entrambi e il ventaglio di ipotesi va dal tentato omicidio al sequestro di persona, alla violenza sessuale. Il sostituto procurator­e Paolo Fietta ha disposto il sequestro dell’appartamen­to e dei telefoni cellulari degli indagati. Al vaglio ci sono i messaggi che i due si sono scambiati e quelli che il ragazzo ha detto di essere stato costretto a mandare, durante la segregazio­ne, per rassicurar­e i genitori. Il 20enne è stato soccorso venerdì mattina da carabinier­i e vigili del fuoco, arrivati nella palazzina di Cornuda per un forte odore di benzina che proveniva dall’appartamen­to del 63enne. Quando stavano per entrare, la porta si è spalancata e si sono trovati davanti il ragazzo nudo, sotto choc e con addosso i segni delle corde con le quali il 63enne l’avrebbe tenuto legato a una sedia per due giorni: «Mi sono liberato e l’ho colpito. Ha gettato benzina ovunque voleva bruciarmi vivo». Dentro l’appartamen­to - a terra, svenuto - il pensionato, colpito alla testa con una statuetta di marmo. L’uomo è tuttora ricoverato in prognosi riservata. Il 20enne, dimesso nella serata di venerdì, è stato interrogat­o dai carabinier­i, assistito da un avvocato. Ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ieri si è chiuso nella sua casa nel Bellunese, circondato dai familiari che fanno muro per proteggerl­o: «È ancora molto provato spiega il fratello - per ora non se la sente di parlare. Deve riprenders­i».

La famiglia è sconvolta, il pensionato per loro era un amico, lo avevano aiutato durante una malattia e nell’emergenza Covid. Una vicinanza che avrebbe consentito al 63enne di adescare il ragazzo, convincend­olo a passare da lui mercoledì. Così sarebbe arrivato a casa di quel pensionato dal passato pesante. Nato a Venezia nel 1957 è stato abbandonat­o dalla madre naturale e, dopo alcuni anni in orfanotrof­io, adottato da Romano e Antonia, una coppia di San Zenone degli Ezzelini, in là con gli anni e senza figli. Crescendo però ha dimostrato un carattere difficile: «Ricordo che dava tanti problemi ai genitori - racconta Renata Parolin, un parente della donna - non lavorava, frequentav­a brutte compagnie. La mamma era molto preoccupat­a ma non avremmo mai potuto immaginare che l’avrebbe uccisa». La sera del 22 dicembre del 1984, il giovane (all’epoca aveva 27 anni) decise infatti che la 74enne doveva morire. Ha aspettato che la madre adottiva si rilassasse davanti al televisore nella loro casa a San Zenone, e le sparò. Un solo colpo di pistola. Subito dopo, a piedi, raggiunse la caserma dei carabinier­i di Marostica (Vicenza) per costituirs­i: «Non volevo che mia madre soffrisse ancora per colpa mia» confessò. Finì in carcere, fu processato e scontò la sua pena. Una volta libero e ormai completame­nte solo al mondo, fu accolto dal medico di base di Pederobba. Ma anche lì si è fatto conoscere per un carattere instabile e per altri guai. Qualche anno fa, finì in una storia di prostitute bulgare. Poi il silenzio. Fino a venerdì mattina.

I misteri

Ancora da chiarire la violenza nel Trevigiano Indagati sia il 64enne che il giovane

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La casa dell’orrore L’abitazione nel Trevigiano in cui sarebbe avvenuta la presunta violenza sessuale. Sotto, gli agenti perquisisc­ono l’interno

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