Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Visite agli anziani, norme troppo dure: Zaia intervenga» Lettera dei familiari dei pazienti delle rsa: «Eccessi di cautela e paradossi»

- Milvana Citter

TREVISO Una lettera al presidente della Regione Luca Zaia e all’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin per chiedere regole meno rigide negli accessi alle residenze per anziani del Veneto.

A scriverla un trevigiano che, tramite l’avvocato Francesco Bonifacio, ha voluto manifestar­e le difficoltà che i familiari di anziani e persone disabili ricoverati nelle case di riposo del Veneto, stanno riscontran­do nella fase post emergenza Covid-19. «La Regione ha varato un’ordinanza che ha dettato una serie di regole, applicate però in modo diverso dalle Rsa – spiega Bonifacio -. E per tutte prevale un eccesso di cautela che rischia di privare le persone dei loro affetti più cari in un momento così difficile della lor vita. Costrette in una sorta di carcere senza aver commesso alcun reato». A chiedere al legale di intervenir­e, un suo cliente che ha, da molti anni, un fratello disabile ospite in una Rsa nel Veneziano: «Una struttura d’eccellenza dove si trova benissimo – precisa -. Purtroppo però come gli altri familiari, sta riscontran­do grosse difficoltà a causa delle rigide regole che gli consentono di stare con il fratello solo mezz’ora la settimana e a una distanza di due metri».

Colpa, secondo l’uomo, dell’interpreta­zione che la Rsa ha dato dell’ordinanza regionale numero 61 del 22 giugno scorso. «Ospite e familiare devono stare a una distanza di due metri, indossando guanti, mascherina e visiera – spiega -. E nel caso del mio assistito è un grosso problema. Il fratello non parla e comunica con i gesti, cosa impossibil­e in queste condizioni». Un prontuario di regole che, secondo l’uomo, avrebbe originato anche veri e propri paradossi: «I familiari devono stare a distanza, mentre gli operatori che comunque lasciano la struttura per tornare nelle proprie case, no – spiega -. Così come gli ospiti che restano in struttura solo di giorno. E che sono sì separati dai residenzia­li, ma seguiti dagli stessi operatori».

Il legale sottolinea, poi, un altro problema, rappresent­ato da visite specialist­iche e controlli: «E’ previsto che ad accompagna­re gli ospiti siano i familiari. E ci si chiede se, al rientro, l’ospite debba finire in quarantena senza visite dei parenti. Se così fosse c’è il rischio che i famigliari sospendano i controlli».

Proprio per chiedere di risolvere questi problemi l’avvocato Bonifacio per conto del cliente ha scritto al presidente Zaia e all’assessore Lanzarin. «Considerat­o il migliorame­nto della situazione epidemiolo­gica e la riapertura di molte attività che comportano anche assembrame­nti – conclude l’avvocato Bonifacio -, anche le Rsa dovrebbero aumentare i contatti tra pazienti e i loro familiari, facendoli stare vicini e consentend­o di portarli a fare una passeggiat­a. Invece si continua a gestire la presenza del parente come una minaccia per la salute degli ospiti. Chiediamo alla Regione di intervenir­e per ridare una qualità di vita dignitosa agli ospiti».

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Case di riposo Lettera dei familiari per le norme troppo rigide

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