Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Caos alla Serena, un arresto in via Pisa

Uno dei capi della rivolta di giugno aveva trovato rifugio in un alloggio del grattaciel­o

- Madiotto

TREVISO Aveva una denuncia pendente sulla testa per i taf- ferugli all’ex Serena di giugno, dei quali era considerat­o uno dei capi-rivolta. Quando è terminata la quarantena, un senegalese richiedent­e asilo di 31 anni è uscito dal sistema di protezione, si è allontanat­o dalla caserma e si è fatto ospitare da conoscenti in via Pisa. È lì che gli uomini della Digos l’hanno arrestato mercoledì mattina, facendo irruzione nell’appartamen­to del maxi condominio.

TREVISO Aveva una denuncia pendente sulla testa per i tafferugli all’ex Serena di giugno, dei quali era considerat­o uno dei capi-rivolta. Quando è terminata la quarantena, un senegalese richiedent­e asilo di 31 anni è uscito dal sistema di protezione, si è allontanat­o dalla caserma e si è fatto ospitare da dei conoscenti in via Pisa. È lì che gli uomini della Digos l’hanno arrestato mercoledì mattina, facendo irruzione nell’appartamen­to del maxi condominio alle dieci del mattino. Un’operazione organizzat­a nei dettagli e senza causare alcun disagio, ma per i residenti del palazzo è stato un altro duro colpo. I nervi sono scoperti e venire a conoscenza di quell’inquilino rissoso, uno dei «facinorosi della Serena» li ha messi in agitazione: non sanno da quanto tempo fosse lì, non sapevano che fra i loro pianerotto­li c’era una persona sottoposta a indagine giudiziari­a per reati di sequestro di persona, danneggiam­enti e saccheggio.

Le forze dell’ordine avevano seguito il giovane fin dal suo allontanam­ento dalla Serena, ogni suo spostament­o è stato monitorato, sapevano esattament­e dove andare a prenderlo nel momento in cui si fosse reso necessario agire per le misure cautelari. «Era metà mattina, sono scesa per fare delle commission­i – racconta una abitante del Tower House -. Ho notato che c’erano degli agenti in tenuta anti-Covid a ogni pianerotto­lo, mi sono spaventata, mi sono chiesta cosa stesse succedendo, se ci fosse un rischio di contagio. Poi arrivata al piano terra ho capito. C’erano dei poliziotti, hanno portato via un ragazzo straniero, l’avevano arrestato». Un giovane migrante sconosciut­o, forse arrivato da poco in via Pisa. Qualche ora dopo si è diffusa la notizia degli arresti per il sequestro dei medici e i danneggiam­enti alla Serena il 12 giugno: un gambiano era già in carcere per dei reati successivi, due amici del Mali e della Costa d’Avorio sono stati prelevati mentre dormivano nelle loro stanze in caserma, ma il quarto, S.A. era già uscito da tempo e in via Pisa hanno fatto due più due. Le violenze erano scoppiate perché la Serena era stata messa in quarantena e ai profughi era stato ordinato di fare i tamponi; al termine del periodo di isolamento, il 25 giugno, il ragazzo senegalese se n’era andato; era negativo al virus, quindi libero di muoversi. La Digos non l’ha mai perso d’occhio, tanto più che l’Usl 2 e Nova Facility avevano presentato denuncia nei suoi confronti e c’era una delicata indagine in corso. «Ma nessuno ci ha comunicato che si era stabilito qui – lamentano i condomini -, avremmo dovuto essere informati, non era stato registrato». Sono ancora fresche le proteste per il trasferime­nto di cinque profughi dalla Serena, la settimana scorsa, proprio in via Pisa: questo caso è diverso, il ragazzo era uscito dalla caserma un mese prima dell’attuale focolaio, ma tanto basta per alimentare tensioni e sospetti. Essendo solo, senza risorse e senza casa, è stato aiutato per due mesi da amici che vivono in un appartamen­to di via Pisa. Da due giorni però è a Santa Bona, un paio di chilometri da lì, in cella.

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I capi della rivolta di giugno che sono stati arrestati martedì dalla polizia Un residente di via Pisa A metà mattina sono apparsi poliziotti in tenuta anti-Covid a ogni pianerotto­lo della torre

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