Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Mascherina dopo le 18 La prefettura potenzia i controlli nelle piazze «Ma la indossano tutti»
TREVISO C’è chi la mette anche durante il giorno e chi non la usa nemmeno di sera, chi la indossa sul gomito e chi l’arriccia sotto il mento.
La mascherina, uno dei simboli dell’epidemia Covid, è oggetto di lunghe discussioni fra familiari, colleghi, amici e conoscenti e (soprattutto da lunedì) è un obbligo: nei luoghi chiusi sempre, all’aperto dove non si riesce a mantenere la distanza di un metro; la si può togliere per fare sport, bere o mangiare, poco altro. Ma come si definiscono le zone a rischio? Come va applicata l’ordinanza del ministro della Salute che ne impone l’utilizzo per 12 ore dall’aperitivo all’alba per ridurre la possibilità di contagio? Mentre ristoratori e baristi temono per le loro attività in una fascia oraria che ha un elevato impatto sul fatturato settimanale, per buona parte i trevigiani rispettosamente si adattano. Calmaggiore, piazze, fuori dai locali: la mascherina c’è, la paura della multa batte le posizioni negazioniste. Se ne parla anche agli alti piani istituzionali perché ci sono piccoli buchi interpretativi. Così la prefettura ha convocato ieri mattina il tavolo per l’ordine e la sicurezza pubblica: con il viceprefetto Antonello Roccoberton c’erano i vertici delle forze dell’ordine, il presidente della Provincia, il vicesindaco e la polizia locale di Treviso per valutare «le modalità di attuazione delle misure introdotte dall’ordinanza del 16 agosto con particolare riferimento all’obbligo, dalle 18 alle ore 6, di usare protezioni delle vie respiratorie, anche all’aperto, negli spazi di pertinenza dei luoghi e locali aperti al pubblico nonché negli spazi pubblici (piazze, slarghi, vie) ove per le caratteristiche fisiche sia più agevole il formarsi di assembramenti anche di natura spontanea e/o occasionale». Detta così non si capisce esattamente quali siano questi spazi, se siano tutti, alcuni, pochi o tanti. La decisione però è stata presa: aumentare i controlli e dare potere ai sindaci di chiudere i locali ritenuti a rischio. I servizi di controllo sono stati affidati alla polizia locale di ogni Comune e, in caso di necessità, con la collaborazione delle forze di polizia, mentre alle amministrazioni viene chiesto di fare opera di sensibilizzazione con i cittadini. In linea di massima il tavolo ha rilevato che «la popolazione ha da tempo assunto
Gallo
Faremo quello che già facciamo: informazione e prevenzione
comportamenti consapevoli della necessità di adottare misure di prevenzione, e che le misure riguardano casi particolari che si possono verificare nella fascia oraria indicata, nei quali non sia assicurato il distanziamento di un metro». Ma non basta, ed ecco il punto: «Le amministrazioni per fronteggiare possibili criticità potranno intervenire sull’orario di apertura degli esercizi pubblici laddove il protrarsi della attività si rivelasse foriero di situazioni in contrasto con il divieto di assembramento o con le regole del distanziamento». A Treviso la polizia locale è già allertata: «Continueremo a fare quello che già facciamo – commenta il comandante Andrea Gallo -. Informazione, prevenzione e, se ci saranno situazioni palesemente irregolari, integreremo con sanzioni. Il consiglio è usare sempre le mascherine all’aperto dalle 18. Una regola semplice e chiara. Un eccesso di prudenza, forse, ma che evita multe e contagio».