Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Contagi, il picco e le polemiche
Altri 141 infetti, l’impennata a Treviso: 82. «Il trend peggiora». La protesta della sanità privata
VENEZIA Continua a salire la curva dei contagi in Veneto: 141 solo ieri, con l’acuto degli 82 rilevati a Treviso. Di questi, 57 sono dipendenti dell’Aia di Vazzola. L’Istituto superiore di sanità: «La tendenza è destinata a peggiorare». E intanto la sanità privata protesta per il mancato rinnovo dei contratti.
VENEZIA Continua a salire l’indice del contagio da coronavirus Covid-19 (Rt) nel Veneto: l’ultimo report dell’Istituto superiore di Sanità lo colloca a 1,21, contro lo 0,83 di media nazionale. Peggio sono messe solo l’Umbria, con 1,34, e l’Abruzzo, con 1,24. Ormai da un mese, contro le tre settimane di media italiana, la regione registra un aumento dei casi (complessivamente 21.752): 141 solo ieri, con l’acuto degli 82 di Treviso. Di questi, 57 sono dipendenti dell’Aia di Vazzola (54 senegalesi), dove è positivo al tampone un lavoratore su 7. Aumentano anche le vittime, salite a 2104.
«I contagi riguardano soprattutto i giovani — si legge nel dossier dell’Iss — l’età mediana dei casi diagnosticati nell’ultima settimana è di 30 anni (contro i 61 del periodo precedente, ndr). La maggioranza è asintomatica e infatti restano pochi i ricoveri in Terapia intensiva, così come quelli in reparto». Aggiungono i dati regionali: oggi l’identikit del paziente che finisce in Rianimazione è maschio, cinquantenne e obeso. In generale invece la metà dei nuovi casi di coronavirus interessa vacanzieri rientrati da Paesi a rischio, come Grecia, Spagna, Crozia e Malta, per i quali c’è l’obbligo del tampone già in aeroporto, e da Adge, nel Sud della Francia. Al fine di contenere questo nuovo focolaio, tutte le Usl hanno attivato ambulatori ad accesso diretto, dove si può andare a farsi il tampone senza prenotare e che da ieri hanno cominciato ad allungare l’orario dalle 7 alle 16.30 (e non più alle 13) e i presidi. Un ulteriore sforzo per la sanità pubblica, che da 10-11mila tamponi al giorno salirà almeno a 15mila.
Sul fronte delle vittime, dal primo luglio a oggi sono tutte over 80 anni (la più «giovane» ne aveva 82), già gravate da più patologie croniche e morte in ospedale. Ma il vero problema, sottolinea l’Istituto superiore di Sanità, è «la tendenza ad un progressivo peggioramento della situazione: Nel caso non vengano osservate le misure di sicurezza e le quarantene, nelle prossime settimane potremmo assistere ad un ulteriore aumento dei casi». Torna lo spettro di lockdown «ad aree».
In uno scenario già teso scoppia la protesta della sanità privata: alle 11.30 di lunedì Cgil, Cisl e Uil manifesteranno davanti alle prefetture del Veneto
per il mancato rinnovo del contratto di lavoro, che le sigle di categoria Aiop (cliniche) e Aris (ospedali religiosi parificati), dopo aver sottoscritto la preintesa il 10 giugno scorso, si sono rifiutate di firmare. «Le motivazioni sono le stesse di 14 anni fa quando, con le medesime difficoltà, si rinnovò il contratto nazionale — la nota ufficiale dei sindacati —. E cioè: scarsi finanziamenti pubblici, tariffe inadeguate sulle prestazioni, da aggiornare. Eppure il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha garantito risorse alle Regioni per la copertura del 50% dei costi del rinnovo contrattuale. E’ inaccettabile che non si trovino le soluzioni per riconoscere il giusto valore ai dipendenti, ogni giorno impegnati a rendere grande l’impresa privata in sanità». Nel Veneto la vertenza coinvolge 10mila persone e martedì, alle 10.45, le loro rappresentanze saranno in Regione per chiedere a Manuela Lanzarin, assessore a Sanità e Sociale, «la sospensione immediata di tutti gli accordi contrattuali delle strutture private accreditate con le Usl (la convenzione, ndr) fino alla firma definitiva del rinnovo del contratto».
Il 31 agosto infine, dalle 9 alle 11, nei presidi della sanità privata si terranno assemblee per informare i lavoratori e pianificare la mobilitazione e le iniziative di settembre. Una bella grana, se si considera che ambulatori e cliniche del privato accreditato giocano un ruolo fondamentale per lo smaltimento delle liste d’attesa e delle prestazioni sospese durante il lockdown e ora da recuperare. E anche per l’opera di supporto al sistema pubblico nell’emergenza Covid (soprattutto per Tac ai polmoni, test e ricoveri).