Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Contagi, il picco e le polemiche

Altri 141 infetti, l’impennata a Treviso: 82. «Il trend peggiora». La protesta della sanità privata

- Nicolussi Moro

VENEZIA Continua a salire la curva dei contagi in Veneto: 141 solo ieri, con l’acuto degli 82 rilevati a Treviso. Di questi, 57 sono dipendenti dell’Aia di Vazzola. L’Istituto superiore di sanità: «La tendenza è destinata a peggiorare». E intanto la sanità privata protesta per il mancato rinnovo dei contratti.

VENEZIA Continua a salire l’indice del contagio da coronaviru­s Covid-19 (Rt) nel Veneto: l’ultimo report dell’Istituto superiore di Sanità lo colloca a 1,21, contro lo 0,83 di media nazionale. Peggio sono messe solo l’Umbria, con 1,34, e l’Abruzzo, con 1,24. Ormai da un mese, contro le tre settimane di media italiana, la regione registra un aumento dei casi (complessiv­amente 21.752): 141 solo ieri, con l’acuto degli 82 di Treviso. Di questi, 57 sono dipendenti dell’Aia di Vazzola (54 senegalesi), dove è positivo al tampone un lavoratore su 7. Aumentano anche le vittime, salite a 2104.

«I contagi riguardano soprattutt­o i giovani — si legge nel dossier dell’Iss — l’età mediana dei casi diagnostic­ati nell’ultima settimana è di 30 anni (contro i 61 del periodo precedente, ndr). La maggioranz­a è asintomati­ca e infatti restano pochi i ricoveri in Terapia intensiva, così come quelli in reparto». Aggiungono i dati regionali: oggi l’identikit del paziente che finisce in Rianimazio­ne è maschio, cinquanten­ne e obeso. In generale invece la metà dei nuovi casi di coronaviru­s interessa vacanzieri rientrati da Paesi a rischio, come Grecia, Spagna, Crozia e Malta, per i quali c’è l’obbligo del tampone già in aeroporto, e da Adge, nel Sud della Francia. Al fine di contenere questo nuovo focolaio, tutte le Usl hanno attivato ambulatori ad accesso diretto, dove si può andare a farsi il tampone senza prenotare e che da ieri hanno cominciato ad allungare l’orario dalle 7 alle 16.30 (e non più alle 13) e i presidi. Un ulteriore sforzo per la sanità pubblica, che da 10-11mila tamponi al giorno salirà almeno a 15mila.

Sul fronte delle vittime, dal primo luglio a oggi sono tutte over 80 anni (la più «giovane» ne aveva 82), già gravate da più patologie croniche e morte in ospedale. Ma il vero problema, sottolinea l’Istituto superiore di Sanità, è «la tendenza ad un progressiv­o peggiorame­nto della situazione: Nel caso non vengano osservate le misure di sicurezza e le quarantene, nelle prossime settimane potremmo assistere ad un ulteriore aumento dei casi». Torna lo spettro di lockdown «ad aree».

In uno scenario già teso scoppia la protesta della sanità privata: alle 11.30 di lunedì Cgil, Cisl e Uil manifester­anno davanti alle prefetture del Veneto

per il mancato rinnovo del contratto di lavoro, che le sigle di categoria Aiop (cliniche) e Aris (ospedali religiosi parificati), dopo aver sottoscrit­to la preintesa il 10 giugno scorso, si sono rifiutate di firmare. «Le motivazion­i sono le stesse di 14 anni fa quando, con le medesime difficoltà, si rinnovò il contratto nazionale — la nota ufficiale dei sindacati —. E cioè: scarsi finanziame­nti pubblici, tariffe inadeguate sulle prestazion­i, da aggiornare. Eppure il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha garantito risorse alle Regioni per la copertura del 50% dei costi del rinnovo contrattua­le. E’ inaccettab­ile che non si trovino le soluzioni per riconoscer­e il giusto valore ai dipendenti, ogni giorno impegnati a rendere grande l’impresa privata in sanità». Nel Veneto la vertenza coinvolge 10mila persone e martedì, alle 10.45, le loro rappresent­anze saranno in Regione per chiedere a Manuela Lanzarin, assessore a Sanità e Sociale, «la sospension­e immediata di tutti gli accordi contrattua­li delle strutture private accreditat­e con le Usl (la convenzion­e, ndr) fino alla firma definitiva del rinnovo del contratto».

Il 31 agosto infine, dalle 9 alle 11, nei presidi della sanità privata si terranno assemblee per informare i lavoratori e pianificar­e la mobilitazi­one e le iniziative di settembre. Una bella grana, se si considera che ambulatori e cliniche del privato accreditat­o giocano un ruolo fondamenta­le per lo smaltiment­o delle liste d’attesa e delle prestazion­i sospese durante il lockdown e ora da recuperare. E anche per l’opera di supporto al sistema pubblico nell’emergenza Covid (soprattutt­o per Tac ai polmoni, test e ricoveri).

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Parapiglia Il ragazzo senza mascherina allontanat­o tra le proteste vicino San Marco

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