Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Aia, contagiato un lavoratore su sette Nella Marca oltre settecento positivi
Dopo i cento casi di giovedì, altri 80 ieri. La maggior parte sono stranieri residenti
TREVISO Un dipendente su sette positivo al Covid: è ancora un bilancio provvisorio quello all’Aia, l’industria di lavorazione alimentare a Vazzola. Su 348 tamponi fatti i contagiati sono 57, asintomatici ma infetti. Nel quotidiano report di ieri la Marca ha evidenziato altri 82 casi di coronavirus: è la provincia che, negli ultimi giorni, ha avuto il maggiore aumento sia nelle positività che negli isolamenti. «I numeri sono elevati perché facciamo più tamponi delle altre Usl, siamo a quasi 200 mila, andiamo a indagare ogni caso sospetto – commenta il dg dell’Usl 2 Francesco Benazzi -. Ma la condizione di Treviso è diversa dalle altre province. Abbiamo una struttura di accoglienza dei migranti, la Serena, che ha registrato centinaia di contagi, sui quali siamo intervenuti con i tamponi e il focolaio si sta esaurendo, e sono tutti stranieri. All’Aia su 57 casi ben 54 sono lavoratori senegalesi. Decine di contagi sono stati registrati nei rientri dalle vacanze nei paesi a rischio, quindi il virus è stato contratto fuori. Abbiamo avuto badanti e contatti di badanti. I casi trevigiani sono micro focolai molto contenuti e circoscritti grazie al piano di salute pubblica». In isolamento ci sono anche i contatti dei contagiati, fra cui due dipendenti Electrolux che vivono con un dipendente Aia positivo al Covid, sospesi a titolo cautelare dal lavoro in fabbrica. Ma i numeri trevigiani sono enormi: attualmente sono positivi al coronavirus 724 trevigiani (quanto Padova, Venezia e Verona insieme) e 14 sono i ricoveri al Ca’ Foncello; ci sono 1.363 persone in isolamento domiciliare (17 con sintomatologia Covid) con un +58 rispetto al giorno precedente. Ma per il direttore generale la spiegazione del boom di contagi di questa fase che doveva essere calante dell’epidemia (e invece giovedì c’erano stati 96 casi) non è da imputare al territorio. «Treviso non è più contagiosa o meno rispettosa delle regole – sottolinea -. Fra Serena e Aia, molti positivi sono stranieri che forse rispettano meno le misure di prevenzione fuori dai luoghi di lavoro, non possiamo sapere come si comportano nelle situazioni sociali». Ieri pomeriggio all’Aia di Vazzola sono stati effettuati gli ultimi 130 tamponi sui lavoratori per chiudere l’indagine epidemiologica, mentre i dipendenti in ferie faranno lo screening prima di rientrare in azienda. Da lunedì i negativi saranno di nuovo sottoposti al test di conferma. Sul caso arrivano però i dubbi del sindacato dei veterinari del Veneto Sivemp: «Destano preoccupazione i focolai nelle industrie di macellazione e lavorazione delle carni. Gli stabilimenti sono a rischio contagio per l’alto numero di dipendenti negli stessi locali di lavoro e pausa, situazioni di promiscuità e vicinanza fisica, basse temperature fino a 12 gradi ed elevata umidità, con presenza di acqua, vapori, sangue e materiale organico, condizioni favorevoli alla diffusione del contagio». In Germania, ad esempio, il focolaio più grande è stato registrato proprio in un macello: «I veterinari pubblici sono a stretto contatto con gli operatori. Siamo preoccupati per la sicurezza e la salute dei nostri professionisti. Serve un monitoraggio della malattia anche sui veterinari».
Benazzi
I contagi sono legati a lavoratori stranieri e badanti rientrati dai loro territori d’origine