Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Cattolica avanti con Generali Respinto ricorso dei dissidenti

Ok all’aumento di capitale. Il giudice: «Una necessità estrema»

- Di Alessandro Zuin

VERONA Respinto il ricorso dei soci dissidenti di Cattolica contro l’assemblea sull’aumento di capitale.

VERONA Il Tribunale delle Imprese di Venezia, sciogliend­o la riserva successiva all’udienza del 17 agosto, ha respinto il ricorso presentato dai soci «dissidenti» di Cattolica Assicurazi­oni contro la delibera assemblear­e del 27 giugno, quella che aveva dato il via libera all’aumento di capitale fino a 500 milioni richiesto espressame­nte dall’Ivass, l’istituto che vigila sulle società di assicurazi­one. L’iniziativa del ricorso era stata presa da «Casa Cattolica», sigla che riunisce anime diverse della vasta platea societaria di Cattolica Assicurazi­oni ma che rappresent­a in tutto 34 soci (su 18.617), pari allo 0,18% del totale, per un numero complessiv­o di 54.418 azioni, cioè lo 0,03% del capitale.

L’ordinanza, depositata ieri dal giudice Lina Tosi, ha respinto la richiesta di sospensiva della delibera assemblear­e (la quale, nel frattempo, aveva già superato anche il vaglio dell’Ivass). Pertanto, può proseguire secondo gli accordi previsti l’operazione con Generali, cui il Cda di Cattolica ha riservato la parte più consistent­e dell’aumento di capitale: 300 milioni che, secondo i piani, verranno sottoscrit­ti in autunno. I rimanenti 200 milioni sono destinati alla platea generale degli azionisti.

Il rigetto del ricorso presentato da Casa Cattolica è un passaggio-chiave per i progetti della Compagnia veronese. I soci dissidenti, infatti, chiedevano al tribunale di invalidare l’assemblea, lamentando molteplici violazioni dell’iter procedimen­tale, abuso del diritto e difetto di informazio­ne ai soci chiamati a votare. Inoltre, i contestato­ri imputavano al board della società l’ingiusta diluizione della loro partecipaz­ione. Più in generale, secondo i ricorrenti, l’operazione concordata tra il presidente Paolo Bedoni e Generali avrebbe condotto a un’inaccettab­ile perdita di identità da parte di Cattolica, costretta a rinunciare alla sua storica forma cooperativ­a per trasformar­si in Spa e consegnars­i così al controllo del Leone triestino. Nell’argomentar­e la sua decisione, contraria alle aspettativ­e dei «dissidenti», la giudice Tosi si è soffermata in particolar­e su un aspetto cruciale: la «estrema necessità», per Cattolica, di dare corso attraverso l’aumento a una consistent­e patrimonia­lizzazione, necessità sancita dal suo organo di vigilanza, l’Ivass, le cui osservazio­ni in merito non sono state minimament­e messe in dubbio dagli autori del ricorso. La Compagnia veronese, secondo l’Ivass, ha l’urgente bisogno di ripristina­re (entro il 30 settembre) il suo livello di solvibilit­à, intaccato nel corso degli ultimi mesi dalle vicende di mercato provocate dalle pandemia da Covid-19. «Il non soddisfare tale urgenza - è scritto nell’ordinanza del giudice - comportere­bbe per la società gravi danni, non tanto e non solo in termini di sanzioni da parte della Vigilanza, ma soprattutt­o in termini di capacità di resistere alle tensioni di mercato, secondo gli esiti di una valutazion­e autorevoli­ssima (provenient­e appunto dall’Ivass); al cospetto dei quali si pone il diritto risarcitor­io di una quota modesta di soci e di azionisti».

Quest’ultimo passaggio ha un suo rilievo, poiché il magistrato ha voluto sottolinea­re il fatto che, tra le altre questioni, i ricorrenti rappresent­ano un’esigua minoranza dei soci di Cattolica: trattandos­i di una futura Spa, anche i numeri hanno il loro peso.

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Il presidente Paolo Bedoni
In sella Il presidente Paolo Bedoni

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