Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Vaccino, è partita la sperimentazione Sanità privata, sit-in
VENEZIA È iniziata ieri allo Spallanzani di Roma la sperimentazione del vaccino anti-Covid italiano, prodotto dall’azienda di biotecnologie ReiThera, con sede nella capitale. La prima volontaria è stata una cinquantenne, che ha spiegato il motivo della propria disponibilità: «Spero che questo mio gesto serva e che le persone siano più responsabili».
Il 7 settembre la sperimentazione partirà anche al Centro Ricerche Cliniche di Verona, insediato all’ospedale Borgo Roma. «Stiamo selezionando i primi dodici volontari tra 18 e 55 anni — illustra il direttore Stefano Milleri —. A distanza di due settimane ad altri due gruppi, sempre di dodici soggetti l’uno e appartenenti alla medesima fascia d’età, saranno somministrate dosi più alte. A metà ottobre ripartiremo con il dosaggio di base su dodici over 65». Secondo i primi annunci del governo, il vaccino italiano dovrebbe essere pronto per il Natale 2021 e sarà facoltativo, come quello per l’influenza. Si è detto invece favorevole all’obbligatorietà il professor Andrea Crisanti, direttore della Microbiologia di
Padova, che la ritiene «legittima e necessaria», purché non si brucino i tempi: per un vaccino sicuro ci vogliono almeno quattro anni di studi.
E ieri è finita sotto i riflettori anche la sanità privata, che ha protestato davanti alle prefetture per il mancato rinnovo del contratto di lavoro, non firmato dalle sigle di categorie Aiop e Aris, che chiedono più risorse. In Veneto la vertenza coinvolge 10mila lavoratori. Cgil, Cisl e Uil hanno incontrato l’assessore a Sanità e Sociale, Manuela Lanzarin, per chiederle di favorire la risoluzione del problema. «L’assessore ha ribadito che la Regione intende rispettare gli impegni assunti, confermando l’integrazione delle risorse previste per rendere possibile la sottoscrizione della preintesa per il rinnovo del contratto nazionale — riferiscono i sindacati —. Ha confermato l’impegno del Veneto, e quello delle altre Regioni con le quali il percorso è stato unitario, a sollecitare i datori di lavoro a rispettare gli impegni nei confronti dei lavoratori, condividendo la necessità di veder riconosciuto il diritto al contratto». Le tre sigle aggiungono: «Abbiamo ribadito che l’atteggiamento dei datori di lavoro è inaccettabile, rasenta il ricatto nei confronti di chi lavora e dei soggetti pubblici, Stato e Regioni, che hanno contribuito a chiudere una vertenza lunga 14 anni, mettendo risorse proprie. E ora a loro chiedono ancora di più. A questi imprenditori, ai quali le risorse non bastano mai, vanno date risposte forti».