Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Plessi, l’età dell’oro è un fiume digitale
Omaggio dell’artista a Venezia in attesa della monografica a Ca’ Pesaro in autunno «Il mio lavoro è diventato più spirituale dopo il lockdown». Le musiche di Nyman La videoinstallazione al Museo Correr Quindici finestre su Piazza San Marco: un loop magmat
La Basilica d’oro di fronte e l’angelo d’oro sul campanile che guarda quelle cascate digitali dorate sgorgare dalle 15 finestre del Museo Correr. Materia aurea diffusa, fisica e spirituale, minimale e concettuale, fluida, romantica. Dalla sontuosa chiesa simbolo della magnificenza della Repubblica di Venezia - con i suoi oltre mille metri quadrati di tessere di mosaico fatte con la foglia d’oro di cui è rivestita all’oro virtuale contemporaneo, la dicotomia temporale si annulla e Piazza San Marco diventa opera totale.
Fabrizio Plessi omaggia la città dogale con 50 metri di oro liquido e festeggia i suoi primi 80 anni con una videoinstallazione che ipnotizza i visitatori del salotto di Venezia. A quasi vent’anni da «Water Fires», l’autore emiliano, veneziano d’adozione torna a calcare la stessa, esclusiva, scena e crea – in collaborazione con la
Fondazione Musei Civici Veneziani e la partnership di Christian Dior - «L’Età dell’Oro», un dirompente loop magmatico, con fiumi flavi senza origine né fine, che scendono dalle finestre dell’Ala Napoleonica. L’effetto è strabiliante. Tradizione e innovazione si fronteggiano, i grandi mosaici si sciolgono in questo lavoro site specific carico di energia e significati, prologo della grande retrospettiva che con lo stesso titolo aprirà in autunno alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro.
Accompagnata dalle note del grande compositore Michael Nyman, l’installazione inaugurata ieri sera è visibile tutti i giorni dalle nove del mattino all’una di notte fino al 15 novembre (Info: visitmuve.it). Se nel lavoro del 2001 era il rosso fuoco ad accendere l’iconica piazza veneziana, stavolta Fabrizio Plessi punta a un magma d’oro – colore che il videoartista aveva già usato nel 2008 in occasione dell’inaugurazione della Maison Louis
Vuitton di Hong Kong - e in questa colata fortemente scenografica che emerge dal buio della notte scioglie le parole «Pax Tibi». Pace a te, l’incipit della locuzione stampata sul Vangelo che il leone veneziano tiene tra le zampe «Pax Tibi, Marce, evangelista meus» e che vediamo nell’arco del finestrone centrale della facciata della Basilica di San Marco. Ecco il guizzo di un artista rimasto giovane, arrivato a Venezia a 14 anni e che dalla città lagunare ha tratto la sua grammatica «liquida»: «Venezia – spiega Plessi - non è una città, è uno stato d’animo e piazza San Marco è una sinfonia. Avevo già ideato l’opera ma poi è venuta l’emergenza sanitaria e i mesi di chiusura totale. Ho ripensato alla videoinstallazione. “La pace sia con te”, in questo periodo difficile ho voluto lanciare un messaggio di speranza, di rinascita per Venezia e per tutti».
Un’opera che diventa evangelica ma contemporanea, un cortocircuito classico-tecnologico: «Plessi è un autore che ha una grande capacità di invenzione e rinnovamento – marca la direttrice del Muve Gabriella Belli - . Unisce da sempre il linguaggio e la dimensione tecnologica dell’arte alle fonti primordiali della vita, acqua e fuoco sono il suo lessico». Uno dei pionieri della videoarte in Italia e il primo ad aver utilizzato il monitor televisivo come un vero e proprio materiale, presente in 14 Biennali, qual è il segreto di questo artista? «Ho esposto – sottolinea Fabrizio Plessi - in 138 musei in tutto il mondo, ho al mio attivo 540 personali, una iperproduzione derivata dalla mia febbre d’arte. Cerco ancora di realizzare i miei sogni: l’arte è l’unica cosa che salva la vita». E aggiunge: «Io continuo a sperimentare. L’artista deve essere un sismografo del tempo ed io volevo contaminare queste cascate dorate dal virus: così il mio lavoro è diventato più spirituale dopo il lockdown». E non a caso sceglie il colore del sole, della vita, della forza: per ripartire ci vuole l’oro.