Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Vaccino, i primi volontari «Qui per aiutare l’Italia»
Dopo il caso Aia è boom di richieste di screening da parte delle aziende. Test anche a tutti gli ospiti della Mostra
La rassicurazione è relativa o, meglio, temporanea. Ma che sia tampone, test sierologico o, da oggi, tampone rapido la nuova normalità passa per un laboratorio d’analisi. C’è l’imponente macchina macina tamponi della sanità pubblica: si viaggia intorno ai 14 mila al giorno, complici i vacanzieri di rientro. Ma la dimostrazione che ormai nel kit di sopravvivenza dei veneti un test anti Covid c’è arriva dal boom di richieste per i laboratori d’analisi privati. A telefonare anche solo nel primo pomeriggio non c’è verso di prendere la linea, telefoni bollenti in larga parte a causa delle richieste. Si tratta di singoli che a vario titolo, non ultima l’ansia da contagio in ripresa, vogliono avere la certezza, per quanto relativa, di non essere positivi o contagiosi. Poi, però, a far salire i numeri, ci si stanno mettendo le aziende. Il focolaio scoppiato nelle scorse settimane all’Aia di Vazzola, nel Trevigiano, per certi versi ha cambiato tutto. Confindustria comincia a chiedere informazioni sulle modalità diagnostiche più veloci e meno costose ai colossi della sanità privata in regione perché oltre alla battuta d’arresto sul fronte della produttività, il caso Aia si è trasformato in un incubo mediatico. A risentirne è la «brand reputation». Si sta facendo strada l’idea che in azienda convenga prevenire piuttosto che curare.
La diagnostica Covid, insomma, è sempre più un business o, se si preferisce, un servizio che da emergenziale sta diventando ordinario. Sullo sfondo lo spettro di un nuovo lockdown che tutti, soprattutto le aziende, devono scongiurare. Fra i player più attivi nella sanità privata c’è il «Centro Medico» con base a Conegliano a cui abbiamo chiesto quali sono i «pesi»? Per il sierologico, le aziende pesano per il 40%, i privati per il 60%. Per il tampone classico, le aziende pesano per l’80%, i privati per il 20%. Fin qui, si può dedurre che le imprese vogliano andare sul sicuro col tampone molecolare. Giusto da oggi, però, il panorama cambierà perché, dopo la validazione dello Spallanzani di Roma, sulla scena irrompono i tamponi «rapidi», una terza via fra test sierologici e tampone classico. La differenza è che quelli classici «grattano» il cavo oro-nasofaringeo per ricavarne mucosa e quindi cellule da cui si estrae l’intero Rna del virus. Il tampone rapido invece raccoglie muco da cui si rilevano antigeni del virus che danno un’indicazione affidabile quasi al 100% su un contagio in atto. Il dottor Ferruccio Mazzanti, responsabile della diagnostica di laboratorio del Gruppo Centro di Medicina spiega che la certezza al 100% resta appannaggio dei tamponi classici. Il tampone rapido costa (ai privati ben più che alla sanità pubblica) come il sierologico: 50 euro contro gli 80 del tampone classico, ma con l’enorme vantaggio di un responso in 12 minuti. In caso di positività si passa al tampone classico ma si risparmiano uno-due giorni preziosi per il contenimento dell’eventuale focolaio. L’altro grande gruppo di sanità privata, Lifebrain, va sulla falsariga e si fregia, in questi giorni, di un contratto prestigioso: quello con la Mostra del Cinema di Venezia. In questo caso niente sierologici, pungidito o tamponi rapidi bensì tamponi molecolari classici per una sorveglianza sanitaria degli ospiti della Mostra, in particolare delle delegazioni dei film e accreditati dei Paesi extraSchengen. Si inizia già all’aeroporto Marco Polo di Venezia e si continua fino al termine della Mostra il 12 settembre per un totale di circa 400 persone su cui effettuare i tamponi.
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