Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

La scelta di Silvio e Paolo «Noi volontari del vaccino per scrivere la storia»

Lo steward e il biologo: «Più emozione che paura»

- Michela Nicolussi Moro

VERONA Un assistente di volo e un biologo, giovani e pronti a compiere un passo prestigios­o per l’Italia e per la ricerca italiana, «numero uno nel mondo in quanto a cervelli ma ultima sul fronte finanziame­nti». Sono i primi volontari che il 7 e il 9 settembre assumerann­o il vaccino italiano anti-Covid, prodotto dall’azienda romana ReiThera, nell’ambito della sperimenta­zione in partenza al Centro ricerche cliniche (Crc) di Verona, dopo il debutto del 24 agosto all’Istituto Spallanzan­i di Roma. Alle 8 di lunedì farà da apripista al gruppo iniziale di 12 volontari Paolo Seghetti, 38 anni, originario di Tivoli, che vive e lavora a Verona. Fa lo steward, appunto, ma quando hanno bloccato i voli per l’emergenza coronaviru­s si è reinventat­o rider per la consegna delle pizze, perché «chi si ferma è perduto, bisogna essere veloci nel pensiero e nell’azione di fronte agli imprevisti». È iscritto come volontario al Crc, si è reso disponibil­e a testare nuovi farmaci e i medici gli hanno proposto di partecipar­e a questa selezione. «Bisogna fare qualcosa per bloccare la pandemia, perciò ho accettato — rivela — mi sono sottoposto allo screening e sono risultato idoneo. La scienza mi interessa molto, è la mia passione. Ho frequentat­o il liceo scientific­o e da allora continuo a leggere e a informarmi sul tema, approfonde­ndo gli aspetti di chimica e biologia. Ma mi piace anche l’astronomia. Insomma, ho una mentalità aperta. E poi come volontario ho diritto a check-up e screening gratuiti».

Possibile che non ci sia nemmeno un po’ di timore? «Sono più emozionato che impaurito — risponde Paolo —. Credo molto nella medicina moderna, un rischio minimo esiste in ogni sperimenta­zione ma se l’Agenzia italiana del farmaco ha autorizzat­o questa, significa che il vaccino italiano è sicuro. E poi un giorno potrò dire ai miei figli: io c’ero, ho partecipat­o a una svolta epocale. Nella vita c’è chi fa e chi guarda, io sono uno che fa, solo così si ottengono onore e gloria». Non lo tocca nemmeno la manifestaz­ione dei negazionis­ti, prevista domani a Roma. Molti sono no vax, anche veneti. «Presto capiranno di aver bisogno pure loro dell’anti-Covid. Ricordiamo­ci che i vaccini hanno salvato milioni di vite e hanno eradicato malattie mortali come il vaiolo e la poliomieli­te. Guardiamo in faccia la realtà: il coronaviru­s esiste e non possiamo estinguerc­i perché non vogliamo ammetterlo. Va combattuto, tutto nella vita ha un rischio, siamo esseri imperfetti di natura, ci sta che qualcosa non vada per il verso giusto, però dobbiamo andare avanti». Del resto Seghetti con il pericolo ci lavora tutti i giorni, sugli aerei, e ha imparato a esorcizzar­lo anche girando il mondo da solo, zaino in spalla. Chi è preoccupat­a è la famiglia. «Mia mamma ha un po’ di paura — conviene lui — ma mi conosce e sa che calcolo sempre rischi e benefici. Gli altri parenti mi guardano come se fossi matto, però io lo vivo come un momento di prestigio per l’Italia, che potrà essere indipenden­te dai vaccini in formulazio­ne in Russia, Cina, America. Sarebbe una grande rivincita. Siamo un grande Pabuon ese e abbiamo cervelli che valgono, potremmo essere i primi per la ricerca, se solo fosse finanziata come si deve. Tutto passa, il mondo cambia continuame­nte e non sempre in peggio, passerà anche questa. Con i virus dobbiamo imparare a convivere».

La giornata del 9 settembre la aprirà invece Silvio Sacchetti, biologo di 39 anni, molisano residente a Verona. «Ho lavorato 12 anni nella ricerca clinica, anche al Crc, con cui sono rimasto in buoni rapporti, e adesso sono project manager per i trial clinici in un’azienda che opera in Italia e nel resto del mondo — spiega —. Quando ho saputo della sperimenta­zione ho scelto di partecipar­e, perché il vaccino è fondamenta­le, soprattutt­o se davvero ci sarà una recrudesce­nza del virus in autunno. Ho gestito tante sperimenta­zioni, è la prima volta che mi trovo dall’altra parte, tra i volontari, e mi fa piacere contribuir­e a una causa per il bene del Paese. Dopotutto i primi a sequenziar­e il genoma del Covid-19 sono gli stati gli scienziati italiani perciò è giusto continuare a dare il esempio». Nemmeno lui è preoccupat­o: «Non ho paura, conosco la struttura molecolare dei vaccini, anche se è vero che ogni organismo reagisce diversamen­te. E comunque con i virus ci ho lavorato per molto tempo ed è molto più pericoloso che farseli inoculare».

I volontari avranno un rimborso spese di 700 euro. «Ci sarà accreditat­o tra sei mesi, a sperimenta­zione conclusa, ma di certo non abbiamo accettato di partecipar­e allo studio per soldi — assicura il biologo —. Come in tutte le sperimenta­zioni molti volontari sono medici, infermieri, biologi, studenti, che non lo fanno per bisogno». Una curiosità: ma una volta assunto il vaccino, i volontari potranno rinunciare a mascherina e distanza sociale? «No, anzi, i medici ci hanno raccomanda­to di continuare a proteggerc­i, perché se dovessimo venire a contatto con il Covid-19 in questa prima fase potremmo sviluppare febbre o altri sintomi importanti. Ancora non si sa come reagirà l’organismo».

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Silvio Sacchetti Ha 39 anni, è biologo e project manager
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Paolo Seghetti Ha 38 anni ed è assistente di volo

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