Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
La scelta di Silvio e Paolo «Noi volontari del vaccino per scrivere la storia»
Lo steward e il biologo: «Più emozione che paura»
VERONA Un assistente di volo e un biologo, giovani e pronti a compiere un passo prestigioso per l’Italia e per la ricerca italiana, «numero uno nel mondo in quanto a cervelli ma ultima sul fronte finanziamenti». Sono i primi volontari che il 7 e il 9 settembre assumeranno il vaccino italiano anti-Covid, prodotto dall’azienda romana ReiThera, nell’ambito della sperimentazione in partenza al Centro ricerche cliniche (Crc) di Verona, dopo il debutto del 24 agosto all’Istituto Spallanzani di Roma. Alle 8 di lunedì farà da apripista al gruppo iniziale di 12 volontari Paolo Seghetti, 38 anni, originario di Tivoli, che vive e lavora a Verona. Fa lo steward, appunto, ma quando hanno bloccato i voli per l’emergenza coronavirus si è reinventato rider per la consegna delle pizze, perché «chi si ferma è perduto, bisogna essere veloci nel pensiero e nell’azione di fronte agli imprevisti». È iscritto come volontario al Crc, si è reso disponibile a testare nuovi farmaci e i medici gli hanno proposto di partecipare a questa selezione. «Bisogna fare qualcosa per bloccare la pandemia, perciò ho accettato — rivela — mi sono sottoposto allo screening e sono risultato idoneo. La scienza mi interessa molto, è la mia passione. Ho frequentato il liceo scientifico e da allora continuo a leggere e a informarmi sul tema, approfondendo gli aspetti di chimica e biologia. Ma mi piace anche l’astronomia. Insomma, ho una mentalità aperta. E poi come volontario ho diritto a check-up e screening gratuiti».
Possibile che non ci sia nemmeno un po’ di timore? «Sono più emozionato che impaurito — risponde Paolo —. Credo molto nella medicina moderna, un rischio minimo esiste in ogni sperimentazione ma se l’Agenzia italiana del farmaco ha autorizzato questa, significa che il vaccino italiano è sicuro. E poi un giorno potrò dire ai miei figli: io c’ero, ho partecipato a una svolta epocale. Nella vita c’è chi fa e chi guarda, io sono uno che fa, solo così si ottengono onore e gloria». Non lo tocca nemmeno la manifestazione dei negazionisti, prevista domani a Roma. Molti sono no vax, anche veneti. «Presto capiranno di aver bisogno pure loro dell’anti-Covid. Ricordiamoci che i vaccini hanno salvato milioni di vite e hanno eradicato malattie mortali come il vaiolo e la poliomielite. Guardiamo in faccia la realtà: il coronavirus esiste e non possiamo estinguerci perché non vogliamo ammetterlo. Va combattuto, tutto nella vita ha un rischio, siamo esseri imperfetti di natura, ci sta che qualcosa non vada per il verso giusto, però dobbiamo andare avanti». Del resto Seghetti con il pericolo ci lavora tutti i giorni, sugli aerei, e ha imparato a esorcizzarlo anche girando il mondo da solo, zaino in spalla. Chi è preoccupata è la famiglia. «Mia mamma ha un po’ di paura — conviene lui — ma mi conosce e sa che calcolo sempre rischi e benefici. Gli altri parenti mi guardano come se fossi matto, però io lo vivo come un momento di prestigio per l’Italia, che potrà essere indipendente dai vaccini in formulazione in Russia, Cina, America. Sarebbe una grande rivincita. Siamo un grande Pabuon ese e abbiamo cervelli che valgono, potremmo essere i primi per la ricerca, se solo fosse finanziata come si deve. Tutto passa, il mondo cambia continuamente e non sempre in peggio, passerà anche questa. Con i virus dobbiamo imparare a convivere».
La giornata del 9 settembre la aprirà invece Silvio Sacchetti, biologo di 39 anni, molisano residente a Verona. «Ho lavorato 12 anni nella ricerca clinica, anche al Crc, con cui sono rimasto in buoni rapporti, e adesso sono project manager per i trial clinici in un’azienda che opera in Italia e nel resto del mondo — spiega —. Quando ho saputo della sperimentazione ho scelto di partecipare, perché il vaccino è fondamentale, soprattutto se davvero ci sarà una recrudescenza del virus in autunno. Ho gestito tante sperimentazioni, è la prima volta che mi trovo dall’altra parte, tra i volontari, e mi fa piacere contribuire a una causa per il bene del Paese. Dopotutto i primi a sequenziare il genoma del Covid-19 sono gli stati gli scienziati italiani perciò è giusto continuare a dare il esempio». Nemmeno lui è preoccupato: «Non ho paura, conosco la struttura molecolare dei vaccini, anche se è vero che ogni organismo reagisce diversamente. E comunque con i virus ci ho lavorato per molto tempo ed è molto più pericoloso che farseli inoculare».
I volontari avranno un rimborso spese di 700 euro. «Ci sarà accreditato tra sei mesi, a sperimentazione conclusa, ma di certo non abbiamo accettato di partecipare allo studio per soldi — assicura il biologo —. Come in tutte le sperimentazioni molti volontari sono medici, infermieri, biologi, studenti, che non lo fanno per bisogno». Una curiosità: ma una volta assunto il vaccino, i volontari potranno rinunciare a mascherina e distanza sociale? «No, anzi, i medici ci hanno raccomandato di continuare a proteggerci, perché se dovessimo venire a contatto con il Covid-19 in questa prima fase potremmo sviluppare febbre o altri sintomi importanti. Ancora non si sa come reagirà l’organismo».