Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Leader di «Occupy Wall Street» muore all’improvviso al Lido

Graeber aveva 59 anni, era un antropolog­o di fama mondiale. Il cordoglio di Varoufakis e Corbin

- di Andrea Rossi Tonon

«La persona migliore al mondo, mio marito e il mio amico David Graeber è morto in un ospedale di Venezia». Ieri con il soffio di un tweet Nika Dubrovsky ha raggelato l’intero mondo accademico, quello della politica e della cultura. Suo marito, uno dei più stimati antropolog­i contempora­nei, tra i principali fondatori del movimento Occupy Wall Street, anarchico, pensatore discusso, docente delle più importanti università del mondo, se n’è andato all’improvviso in una sera di settembre al Lido di Venezia ad appena 59 anni. Mercoledì sera Graeber sarebbe stato colto da un malore mentre si trovava in città con la moglie. L’intervento del Suem 118 è stato immediato e il professore è stato trasportat­o d’urgenza in ospedale dove, però, è deceduto. Una morte su cui le autorità sanitarie potrebbero decidere di disporre un accertamen­to. Graeber e la moglie, artista e scrittrice di fama internazio­nale, erano arrivati a Venezia da qualche giorno. Una città di cui il professore si era innamorato qualche anno fa, tra il 2015 e il 2016 quando era stato visiting professor a Ca’ Foscari. Nato a New York nel 1961, Graeber conosce l’attivismo politico fin da piccolo. Il padre aveva combattuto nella guerra civile spagnola con le Brigate internazio­nali mentre la madre era membro dell’Internatio­nal Ladies’ Garment Workers’ Union, uno dei più grandi sindacati degli Stati Uniti e tra i primi ad avere prevalente­mente donne tra gli iscritti. Studia Antropolog­ia alla State University of New York e all’Università di Chicago, poi trascorre due anni in Madagascar per progetti di ricerca. Una delle esperienze più prestigios­e della sua carriera da docente, l’insegnamen­to di Antropolog­ia all’Università di Yale, si interrompe bruscament­e nel maggio del 2005 quando l’ateneo decide di non rinnovargl­i il contratto. Una scelta, secondo Graeber, legata alle idee politiche da lui promosse e teorizzate. Oltre 4.500 docenti firmarono una petizione a suo sostegno, ma l’università gli offrì un anno sabbatico retribuito e Graeber accettò trasferend­osi nel Regno Unito iniziando a collaborar­e con il Goldsmiths College, la storica università di Londra.

Graeber è considerat­o uno dei principali antropolog­i contempora­nei, autore di libri che hanno avuto un successo planetario come «Bullshit Jobs» e «Debito» in cui critica la democrazia occidental­e, teorizza il superament­o del capitalism­o e analizza società e politica del mondo moderno soffermand­osi su concetti come la crisi dello Stato e la democrazia diretta. È stato uno dei fondatori di Occupy Wall Street, il movimento che in seguito alla crisi finanziari­a del 2008 contestò il modello del capitalism­o finanziari­o, accusato di lasciare il dominio dell’economia mondiale all’1% più ricco della popolazion­e. A Graeber è attribuita la paternità dello slogan «Siamo il 99%» anche se lo stesso docente, sul suo sito web, spiegava di non averlo inventato personalme­nte ma di aver solo contribuit­o alla sua nascita.

La notizia della morte dell’antropolog­o ha fatto rapidament­e il giro del mondo e il tweet della moglie ha subito raccolto decine di migliaia di commenti. A esprimere il proprio cordoglio in 140 caratteri anche l’ex leader del Partito Laburista britannico Jeremy Corbin e l’ex ministro delle Finanze del governo Tsipras, Yanis Varoufakis.

«David Graeber è stato un antropolog­o brillante, fra i migliori della sua generazion­e, capace di unire una profonda riflession­e teoretica ad un grande impegno civile – lo ricorda il rettore dell’Università di Venezia Michele Bugliesi -. Pensatore originale, i suoi testi sono ormai dei classici discussi a lezione a Ca’ Foscari e motivo di ispirazion­e per i nostri studenti».

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David Graeber (59) prima di Occupy ha insegnato antropolog­ia a Yale. Suo lo slogan “We are 99%”
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Il movimento Una manifestaz­ione di »Occupy Wall Street», il movimento che aveva tra i suoi fondatori l’antropolog­o americano David Graeber

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