Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Sindaco- Django alla resa dei conti «Non si tratta con chi viola le regole»

Ex caserma Piave, il centro sociale chiede di prorogare la convenzion­e

- S.Ma.

Lo scontro è rimasto latente per più di due anni, con qualche eccezione temporanea che non è mai diventata vera tensione. Adesso Ca’ Sugana e il centro sociale Django arrivano alla resa dei conti perché il secondo chiede la proroga della convenzion­e per la gestione e rigenerazi­one dell’ex caserma Piave e il Comune sembra pochissimo intenziona­to a concederla.

È il vero fronte che permettere­bbe al sindaco Mario Conte di rispettare il programma elettorale del centrodest­ra alle elezioni del 2018: chiudere quell’esperienza mai tollerata e trasformar­e quell’edificio in via Monterumic­i in qualcosa di nuovo per associazio­ni e cittadini. «Io avrei già delle idee, delle buone idee» dice.

Ieri mattina ai piedi del municipio è andato in scena il sit-in di Open Piave per sollecitar­e l’amministra­zione ad allungare a trent’anni l’accordo siglato nel 2017, quando il sindaco Manildo diede il via libera alla progettazi­one partecipat­a dell’immobile, precedente­mente occupato dal collettivo di giovani Ztl per diventare il primo centro sociale di Treviso.

Una situazione per così dire «istituzion­alizzata» con garanzie e responsabi­lità, che da tre anni organizza concerti, mercatini, cene, mostre ed eventi. Solo che alla Lega quel luogo così com’è non è mai piaciuto, e dall’altra parte della barricata non gode di grandi consensi: il Django ha preso posizioni molto critiche nei confronti del Comune e del sindaco e, nonostante sia solo uno dei soggetti di OpenPiave, ne è anche il più rappresent­ativo e numericame­nte consistent­e. Poco da fare, il conflitto è evidente e anche se non è ancora scoppiato ora i nodi vengono al pettine. All’interno dell’ex caserma ed ex deposito comunale sono già pronti due grossi progetti da realizzare, fra i quali un ceod che vale un investimen­to di circa 1 milione di euro. Altri sei anni di convenzion­e però non bastano per concretizz­arli, non sarebbe economicam­ente sostenibil­e. A febbraio Open Piave ha chiesto la proroga ma Ca’ Sugana tentenna e tiene tutti sulle spine.

«Stiamo ancora valutando se quanto previsto dalla convenzion­e, che scade nel 2026, viene rispettato – spiega Conte -. Ci sono 7 sanzioni sugli ospiti di quel luogo, alcune non pagate, quei verbali potrebbero avere ripercussi­oni. Ci prendiamo del tempo per riflettere, noi non costruiamo progetti a lungo termine con chi non rispetta le regole». C’è un modo di venirne fuori: «Con i singoli proponenti siamo disposti a ragionare, ma se qualcuno pensa di vincolarci prendendo un impegno con tutti, la situazione diventa più complicata».

In poche parole: fuori Django dalla convenzion­e e il Comune sarà lieto di sostenere gli altri progetti. Conte raccoglie il guanto di sfida lanciato con il sit in di ieri mattina, che voleva richiamare l’attenzione pubblica sulla Piave: «Si godano i prossimi sei anni, ma ora basta atteggiame­nti provocator­i – chiude il sindaco - ci sono tante realtà virtuose e positive che rispettano le regole e tengono comportame­nti positivi. Con chi si comporta male e costringe l’amministra­zione a sanzionare è difficile costruire rapporti duraturi».

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Ieri nuovo sit-in dei giovani di fronte al Comune
Protesta del centro sociale Ieri nuovo sit-in dei giovani di fronte al Comune

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