Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Belluno, la sanità è protagonista Lavori post-Vaia tra le polemiche
I temi della campagna per le 16 liste in corsa. Poche sorprese tra le candidature
Un piccolo esercito di
BELLUNO 75 candidati bellunesi per due posti in consiglio regionale, suddivisi in sedici liste: lo spauracchio della disaffezione alla politica sembra non colpire quando si tratta di mettersi in gioco per un posto a Venezia. Molti i volti noti, specie di amministratori locali passati e presenti. A fare la scelta 211.200 aventi diritto al voto (107.901 donne e 103.299 uomini). Urne aperte domenica dalle 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15.
Anche nel capoluogo dolomitico la galassia-Lega si è scomposta in un parto trigemino. Tre le liste a supporto del favoritissimo governatore Luca Zaia a caccia di riconferma e un gran lavoro di cesello per bilanciare i pesi. Riconfermati in lista entrambi i consiglieri uscenti. E se Franco Gidoni guida la lista «ufficiale» della Lega, sorprende l’assessore uscente Gianpaolo Bottacin, che (unico caso in Veneto) aggira il diktat salviniano e si presenta come capolista della lista «Zaia
presidente». Al suo fianco una pattuglia ben assortita: il sindaco di Selva di Cadore,
Silvia Cestaro, il consigliere comunale del capoluogo Luciano Da Pian e il redivivo Giovanni Puppato, di nuovo in pista dopo l’esperienza a capo di Ater, l’azienda pubblica delle case popolari. Chiude la lista Clauda Mazzucco.
Come detto, Franco Gidoni il portabandiera ufficiale della Lega. Con lui nomi più o meno noti, a partire dal sindaco di Tambre, Oscar Facchin e Luciana Penco, presidente del Consorzio del fagiolo di Lamon. C’è pure la lista «Veneta autonomia», con due volti conosciuti: Franco Roccon, già eletto a Palazzo Ferro Fini e Alberto Vettoretto, capogruppo leghista in Comune a Feltre.
Gioca la carta dell’esperienza amministrativa anche Fratelli d’Italia, con due sindaci in carica che hanno condiviso recentemente l’esperienza in consiglio provinciale: Serenella Bogana, sindaco di Alano di Piave e Pierluigi Svaluto Ferro, primo cittadino di Perarolo di Cadore. Al loro fianco la coordinatrice provinciale del partito, Monica Mazzoccoli.
Un primo cittadino proverà anche a rivitalizzare la calante Forza Italia: Dario Scopel, primo cittadino di Seren del Grappa, cercherà di portare anche in Regione le istanze dei piccoli Comuni montani, di cui è rappresentante in seno all’associazione nazionale.
Una batteria di solidi amministratori è anche quella messa in campo dal Pd,a supporto del candidato presidente Arturo Lorenzoni. Scorrendo la lista, spiccano i nomi di: Edi Fontana, vicesindaco di Limana con una lunga esperienza in consiglio provinciale; Adis Zatta, vulcanico assessore a Feltre e Maria Teresa De Bortoli, per due mandati prima cittadina di Pedavena. Al loro fianco Fabio Candeago, medico in pensione e già consigliere comunale in Cadore e Cristina De Donà, l’unica digiuna di precedenti esperienze.
Un altro amministratore molto noto nelle fila di Italia Viva: Daniela Larese Filon, primo presidente della Provincia post-legge Delrio ed ex sindaco di Auronzo. Ci riprova anche il Bard, che l’autonomia bellunese ce l’ha nel Dna. Dopo la deludente esperienza con il Pd, questa volta ha trovato l’alleato giusto in Simonetta Rubinato, confluendo nella lista Veneto per le autonomie: in corsa anche il presidente del movimento, Andrea Bona.
Nella galassia di sigle che appoggia Arturo Lorenzoni spiccano anche i nomi di Luigino Tonus (Europa Verde), per anni capo dell’Ufficio tecnico provinciale; di Assia Belhadj (Il Veneto che vogliamo), unica candidata musulmana e bersaglio nei giorni scorsi di pesanti attacchi social di stampo razziale.
Guardano tutto a sinistra anche Solidarietà Ambiente Lavoro (che schiera, tra gli altri, Moira Fiorot e l’archeologo Giancarlo Garna) e Veneto Ecologia solidarietà (capolista Vittorio De Savorgnani). Due soli i candidati del Movimento 5 Stelle: Barbara Lando e Daniele Campedel.
Data per assodata la vittoria della lista Zaia, la battaglia è più aperta per la seconda poltrona di gruppo a Palazzo Ferro Fini. Si punta forte sul voto disgiunto, cavalcando i temi che tra le Dolomiti vanno per la maggiore da sempre. A cominciare dalla sanità. Di eccellenza secondo le liste a supporto di Zaia, da rivedere e potenziare per i suoi avversari.
E mentre il governatore uscente non perde l’occasione di ricordare i centinaia di cantieri aperti dopo la tempesta «Vaia» per mettere in sicurezza il territorio, i suoi avversari (Pd in testa) rimarcano che di soldi suoi la Regione non ne ha messi.
Tutti pronti ai nastri di partenza, sarà una battaglia all’ultimo voto. Una cosa però è già certa. Non saranno decisivi i voti delle persone in isolamento fiduciario: dei 402 bellunesi in quarantena, solo quattro hanno chiesto di poter votare.