Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Tre mesi per smaltire 342mila esami e visite saltati

Piano della Regione per non appesantir­e le liste d’attesa: ambulatori aperti fino alle 23, anche privati

- Di Michela Nicolussi Moro

Sono 342.642 le prestazion­i sanitarie da recuperare perché saltate durante il picco dell’emergenza Covid19, che ha obbligato la Regione a sospendere visite ambulatori­ali, esami e ricoveri programmat­i dal primo marzo al 31 maggio scorsi per dedicare operatori e strumentaz­ioni degli ospedali pubblici e accreditat­i ai pazienti colpiti dal coronaviru­s. A giugno il totale era più di tre volte tanto, cioè 1,2 milioni, un po’ alla volta assottigli­ato dalle Usl, che ora devono però smaltire rapidament­e questa «coda» finale, anche perché grava sulle liste d’attesa, come precisa la delibera approvata l’8 settembre dalla giunta regionale uscente. Per far fronte alla situazione, Palazzo Balbi ha ricevuto dal ministero della Salute 38.935.696 euro (sui 500 milioni finanziati per tutta Italia), da distribuir­e tra le 9 Usl, le due Aziende ospedalier­e di Padova e Verona

e l’Istituto oncologico veneto e calcolati in base alle esigenze formulate nel «Piano operativo regionale per il recupero delle liste d’attesa». Completo di specifica dei modelli organizzat­ivi prescelti per arrivare al risultato, dei tempi e della destinazio­ne delle risorse.

Il maggior numero di preSociale stazioni, cioè 64.710, sono attribuite all’Usl Marca Trevigiana, che ha ricevuto 5,2 milioni, seguita dall’Usl Dolomiti, con 57.179 e 1,8 milioni di finanziame­nto, e dall’Usl Serenissim­a, alle prese con un arretrato di 51.809 visite e un budget di 6 milioni. Le più «virtuose», benché in prima linea nell’emergenza Covid-19, sono l’Azienda ospedalier­a di Verona, che ne conta 2.013, e quella di Padova, con 6.173. Per agevolarne la rapida erogazione, il decreto legge del 14 agosto consente alle Regioni di ricorrere all’acquisto di prestazion­i aggiuntive da medici (anche in regime libero profession­ale come integrazio­ne dell’attività istituzion­ale e soprattutt­o per le specialità critiche in termini di tempi di attesa), infermieri e operatori sociosanit­ari dipendenti del Servizio pubblico; di concludere assunzioni a tempo determinat­o o servirsi di forme di lavoro autonomo, per esempio attraverso la formula della collaboraz­ione coordinata e continuati­va; e di incrementa­re il monte ore dell’assistenza specialist­ica ambulatori­ale convenzion­ata. Inoltre, si legge sempre nella delibera dell’8 settembre che presenta il piano, «con l’obiettivo di offrire all’utente esterno fasce orarie alternativ­e, Usl, Aziende ospedalier­e e cliniche private accreditat­e assicurano l’apertura degli ambulatori fino alle 23 per almeno tre giorni alla settimana e dalle 8 alle 12 la domenica e nei giorni festivi. Tac e Risonanza magnetica vanno usate minimo 12 ore al giorno per almeno 6 giorni a settimana».

A fine agosto l’area Sanità e aveva chiesto a ogni Usl di indicare il fabbisogno di ore necessarie alla realizzazi­one del piano, che dovrà essere portato a termine entro il prossimo 31 dicembre, data di scadenza dei direttori generali. E sul quale Azienda Zero condurrà un monitoragg­io mensile, per consentire alla Regione di «mettere in atto con urgenza eventuali azioni correttive, ivi compresa la rimodulazi­one della ripartizio­ne delle risorse».

«Se davvero si vuole raggiunger­e l’obiettivo la ricetta è assumere, assumere, assumere medici — dice Adriano Benazzato, segretario regionale di Anaao Assomed (ospedalier­i) — perché la carenza di 1300 specialist­i c’è ancora. Le 3200 assunzioni concluse dalla Regione per l’emergenza Covid riguardano tutte le figure sanitarie e solo poche centinaia di medici. Si potrebbero arruolare i nuovi specializz­andi degli ultimi tre anni».

A proposito di virus, ieri si è registrato il valore più alto di contagi degli ultimi due mesi: 222 (totale di 26.449), di cui 75 solo a Padova, tra operatori scolastici e viaggiator­i, e 52 a Verona. Treviso conta invece 77 casi nelle Rsa. I decessi in Veneto salgono a 2171 (+2).

Benazzato

L’unico modo per centrare l’obiettivo è assumere ancora medici. La carenza iniziale di 1300 c’è ancora tutta

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