Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Ricomincia la guerra della Docg Rinviato il voto per la presidenza
Non c’è pace per il Prosecco. Il Cda, con voto unanime, ha chiesto un arbitrato
PIEVE DI SOLIGO La guerra delle bollicine non è finita. Il voto dell’assemblea non è bastato. Nella tarda serata di ieri i ribelli sono riusciti a portare a casa una nuova vittoria.
Al termine di un Cda infuocato, durato oltre tre ore e finito quasi alle 22, hanno ottenuto col voto unanime di rinviare le elezioni per la presidenza, che erano fissate per il primo di ottobre. Il motivo: incaricare due giuristi (uno per parte) di dare la corretta interpretazione allo statuto, oggi oggetto di contestazione dopo che per anni aveva sempre assolto al suo dovere nel dare la governance allo spumante delle colline trevigiane. Inevitabilmente, si congela la campagna elettorale per la presidenza alla Docg e tutto torna in discussione. Già da oggi saranno informati i soci del rinvio, con buona pace di tutti quelli che chiedevano una tregua per evitare danni all’immagine del Prosecco Docg di Conegliano
e Valdobbiadene.
In tal senso si erano spesi tra gli altri il Governatore Luca Zaia e Giorgio Polegato nella veste di rappresentante dei viticoltori per Coldiretti. Si continuerà a parlare della vicenda per giorni: la vendemmia, ormai conclusa per le uve bianche, è oscurata del tutto, come peraltro la crisi economica legata al Covid.
Per riassumere le tensioni in corso, da un lato c’è un gruppo di aziende che sta cercando di entrare nella stanza dei bottoni, una fronda guidata da tre consiglieri che hanno ambizioni di leadership: Lodovico Giustiani, Cinzia Sommariva e Francesco Drusian. Dall’altro, alcuni imbottigliatori e le cooperative, composte da 1.550 viticoltori (in totale, il 55% di quelli eroici), che tendono a tutelare di più la vendemmia di collina e che sono ancora allineati sulla presidenza di Nardi.
A scaldare gli animi, le riduzioni delle rese per ettaro, invise ai ribelli e decise da Nardi per mantenere sui livelli dello scorso anno i prezzi dell’uva nonostante il Covid.
Lo scontro istituzionale, invero molto tecnico, verte sull’interpretazione dello statuto.
In un primo momento, i ribelli avevano depennato dai 32 candidati ratificati dal comitato elettorale sei volti delle cooperative, un viticoltore e un imbottigliatore. Contemporaneamente, avevano deciso che quando si voterà saranno eletti sei imbottigliatori, cinque vinificatori e quattro viticoltori, togliendo dunque due seggi ai vinificatori per darli alle altre categorie. Il comitato dei sindaci aveva ravvisato una violazione dello statuto in quella decisione e per questo aveva convocato l’assemblea dei soci, che aveva votato ampiamente a favore di Nardi e contro il golpe. Al Teatro Careni di Pieve di Soligo si erano trovati 107 soci del consorzio (rappresentanti di 25.989 voti rispetto ai 31.463 aventi diritto, ovvero pari a oltre l’80%). Con 17.134 voti a favore (3.694 i voti contrari e 5.161 gli astenuti) avevano vinto i soci fedeli alla vecchia maggioranza, ma la loro decisione non è stata ratificata dal Cda la settimana scorsa, con un rinvio che non faceva presagire la pace. Infatti, ieri c’è stato il nuovo ribaltone, che inevitabilmente scalderà gli animi per i prossimi giorni nell’attesa del verdetto dei due giuristi.
I giuristi Lo statuto sarà interpretato da due legali