Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Mekowulu, obiettivo Eurolega Con lui e Logan, Menetti è sereno»
Il centro può diventare un big. Treviso Basket ha il roster per un’annata tranquilla
Per fortuna che l’ha detta lei quella parola. Scudetto. È già di Milano?
«Lo dite voi. Poi Messina s’incazza».
Hanno vinto tutte le partite finora.
«È vero ma era precampionato».
La finale di Supercoppa mica tanto, se le sono date sul serio.
«Sì ma quello che oggi è vero domani potrebbe non esserlo più. Che mi vuol far dire? Che l’Olimpia è la più attrezzata? Scopriamo l’acqua calda. E lei non vende una copia in più».
Vabbè e chi la batte? La Virtus?
«Non quella di adesso, che è ancora un cantiere. Ma lei si aspettava che ci fosse partita nella finale di Supercoppa?»
Pensavo che Milano vincesse di 15.
«E invece... Vede? La Segafredo è più vicina all’Armani di quello che tutti credevano».
Ma qualcosa le manca.
«Le manca consapevolezza, forse. Nel senso di togliersi dalla testa l’amarezza per la passata stagione, dove stava dominando e non ha raccolto nulla. Se partono pensando “come siamo stati sfigati” è finita. Ma ci sono nel gruppo personalità in grado di impedirlo. Poi devono iniziare a buttare dentro i buoni tiri che costruiscono. Quelli pesanti contro Milano li hanno sbagliati tutti».
A me piace Venezia. Conferma blocco, lavora, è sempre preparata. Oddio... No. È la terza forza o no?
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«Non ho finito con la Virtus. Si ricorda un canestro dal mid-range dei bianconeri in finale?»
«Uno. Ne ha messo uno Hunter. Loro vanno sempre vicino, sempre a cercare il tiro sotto il ferro, che sia con un grande assist o di potenza. Devono crescere nelle letture. Venezia, per esempio, oggi è più pronta».
«Nessuno li dà per finalisti. Ma attenzione. L’anno scorso avevano fatto cinque mesi inquietanti poi alla Final Eight non hanno sbagliato nulla. Quindi occhio alla Reyer: sanno quello che fanno».
E Sassari? C’è stata confusione quest’estate...
i giornali. La Lega aveva opzionato un posto in serie A a Torino, Sardara ha dovuto trovare un nuovo proprietario, poi hanno detto “scusate ci siamo sbagliati, Pesaro, Roma e Cremona si iscrivono”. Le pare normale?».
Parlavo dei rapporti tra Pozzecco e la società.
«Sono grandi e vaccinati, si metteranno a posto. Oppure si saluteranno. Sassari è una mina vagante, ha qualità, nervi, può dare 15 punti a Milano una notte e quella dopo rischiare di perdere contro Roma».
Torniamo al basket giocato. La Fortitudo ha ingaggiato i primi tre marcatori dell’anno scorso e il ct della Nazionale. Non potrebbe puntare al quarto posto?
«Lo dicono in molti».
Sbagliano?
«Quanto può crescere? Dieci? Venti? Cento? Per stare stabilmente nei playoff, magari al quarto posto, la Effe dovrebbe raddoppiare il valore che ha mostrato in Supercoppa».
Lei dice?
«Io dico».
Ma a Bologna vige la legge del derby, se gira bene potrebbe essere un propulsore incredibile per l’ambiente biancoblù.
«La Fortitudo dipende dai suoi tifosi e nessuno sa se e quando si riempirà il palasport. E Casalecchio non è il PalaDozza. Il club sta facendo sforzi enormi per gestire una stagione che al momento non ha incassi certi».
Senta, per stare a Bologna: la Virtus dovrà rinforzarsi per battere Milano?
«Mercato? E per fare che? Adams deve avere il tempo di crescere. Forse non è il giocatore giusto, ma lo hanno fortemente voluto. Insensato cambiare. Certo, se telefonassero a Marco Belinelli potrebbero risolvere un problema tecnico, ma mi sembrano già in tanti con il roster attuale».
Il primo scontro diretto tra le magnifiche quattro è Reyer-Dinamo il 25 ottobre: ci arriveranno tutte a punteggio pieno?
«D’accordo che sono il campionato, ma mica ho la palla di vetro... Per me c’è Milano, poi la Virtus. Spazio. Poi la
Reyer, poi Sassari. E dietro l’abisso».
Nessuno parla mai di Trento. Alla fine loro ci sono sempre e Trainotti anche quest’anno ha costruito una squadra competitiva.
«Una cosa importante: l’Aquila non ha tagliato il budget. Si è mossa con attenzione ma non ha disinvestito. Nei playoff ci sono eccome, questo roster è più omogeneo e gestibile di quello dell’anno scorso».
Un’altra finale a sorpresa?
«Non esageriamo. Le prime quattro sono quelle».
Brindisi?
«Da capire. Squadra atletica, può fare qualche colpaccio contro le top four e i playoff. Ma può farli anche Brescia, molto solida. E può farli Trieste, che al completo ha talento e gioca una pallacanestro offensiva».
Due posti per scendere in A2.
«Sì e se non ci sono defezioni in corso di stagione credo sarà una lotta a cinque in cui Roma e Cremona, adesso, hanno qualcosa in meno».
E chi ha qualcosa in più?
«Treviso. È un roster che deve salvarsi e può farlo con largo anticipo. Menetti è un allenatore che sa quello che fa, Logan può vincere da solo qualche partita. E quel Mekowulu ha un corpo che tra un paio d’anni sarà pronto per l’Eurolega».
Facciamo il gioco al contrario: mi dica i difetti di Milano, Bologna, Venezia e Sassari.
«Milano per ora non ne ha. Ma in entrambe le partite della Final Four a un certo punto ha staccato la spina. Non può permetterselo».
Virtus Bologna.
«Pericolosità perimetrale. E gestione di Teodosic e Markovic: lavoro per Djordjevic quello».
Venezia.
«Prevedibile. Per quanto il libro delle difese di De Raffaele sia sconfinato, il gioco della Reyer è un po’ sempre lo stesso. Watt è la certezza, Tonut porta le bollicine. E quello che vince le partite è Daye».
Sassari.
«Imprevedibile. In tutti i sensi».
Ma lei si verrebbe a vedere dal vivo? Con la mascherina sempre addosso, i bar chiusi, senza poter fare quattro chiacchiere con un amico seduto accanto?
«Ci sono alternative oggi? Chi ama il basket ora deve aiutarlo a ripartire, anche andando al palasport. M’hanno interrotto sul più bello l’anno scorso. Non lasciatemi morire».