Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Un commissari­o per la Tav»

Miller (Confindust­ria): tempi troppo lunghi. Il governator­e spinge: è una priorità

- Alessandro Zuin © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

PADOVA Mentre riparte la marcia dell’Alta velocità verso Verona (lunedì a Lonato inaugurazi­one dei lavori) , per la Tav veneta oltre Verona ci si interroga su tempi e metodi. Miller (Confindust­ria): «Con il Codice degli appalti i general contractor hanno le mani legate, servirebbe un commissari­o straordina­rio».

PADOVA Lungo la tratta dell’Alta Velocità verso Nordest – che, a dispetto del nome, ha proceduto sinora con passo di lumaca – è tornata la grande stagione delle Prime Pietre. Lunedì prossimo a Lonato, più o meno a metà strada fra Brescia e Verona, il ministro delle Infrastrut­ture Paola De Micheli e Rfi inaugurano ufficialme­nte i lavori (ripartiti in realtà da qualche mese, con lo scavo della famosa galleria, il cui appalto ha rallentato l’iter di un bel po’) che porteranno una buona volta i binari della Tav verso il Veneto. Per l’occasione, ci sarà anche il rieletto governator­e Luca Zaia: «La Tav Brescia-Verona è un’incompiuta che non deve rimanere tale. Fare la Tav – ha sottolinea­to Zaia - è una priorità per il Paese, significa essere o non essere in Europa. Ora tocca a questo tratto, poi andrà realizzato quello tra Verona e Padova. Se ci sono i soldi si fa, qui in Veneto non c’è opposizion­e all’infrastrut­tura, non abbiamo problemi come in Val di Susa».

Il punto, come sempre, è come si fa. E in quali tempi. Domenica, sul Corriere del Veneto, ha parlato Nicola Meistro, amministra­tore delegato del consorzio Iricav Due (il general contractor della tratta fra Verona e Padova) e ha detto con grande chiarezza un paio di cose. La prima: applicando alla Tav veneta il modello utilizzato per ricostruir­e il viadotto sul Polcevera, a Genova, i tempi di esecuzione possono essere notevolmen­te ridotti. La seconda: un colpo di accelerato­re sarebbe particolar­mente necessario sul lotto tra Vicenza e Padova, il più arretrato della tratta, che manca ancora di una progettazi­one preliminar­e completa e approvata. Mentre per l’attraversa­mento di Vicenza – uno dei nodi che fin qui hanno strozzato l’avanzament­o dell’opera – il progetto preliminar­e ha ottenuto l’ok della Regione a fine agosto e ora dovrà passare al Cipe, dove si attribuisc­ono i soldi veri (finora sono coperti soltanto 105 milioni sugli 805 necessari).

In tema di soldi, che in parte sono già stanziati e in parte no, si staglia all’orizzonte la massiccia sagoma del Recovery Fund, che stazza per l’Italia 209 miliardi. Un’occasione gigantesca, verrebbe da dire. L’Ad Meistro di Iricav Due l’ha suggerito in modo esplicito: «Con il Recovery Fund in arrivo, penso ci si dovrebbe indirizzar­e su progetti che possono partire subito, come la Tav veneta». E anche il sottosegre­tario all’Economia Pier Paolo Baretta, interpella­to in proposito, ha dichiarato di attendersi che la priorità del Veneto per l’utilizzo del Recovery vada, per l’appunto, al completame­nto dell’Alta velocità/Alta capacità da Brescia a Padova e, di qui, fino a Venezia.

Franco Miller, l’uomo delle infrastrut­ture e della Tav nella squadra del leader regionale di Confindust­ria, Enrico Carraro, sottoscriv­e l’analisi di Meistro ma intravvede un ostacolo non di poco conto sulla strada dei prossimi cantieri: «Il fatto è spiega - che i general contractor hanno le mani legate: il Codice degli appalti, infatti, li obbliga a subappalta­re il 70% dei lavori ad aziende esterne. Questa imposizion­e limita moltissimo l’operativit­à, poiché di imprese capaci di approntare cantieri complessi come quelli dell’Alta velocità e che, al tempo stesso, siano finanziari­amente solide, ce ne sono sempre meno».

Potrebbe servire, in quest’ottica, la nomina di un commissari­o straordina­rio, com’è avvenuto per il ponte di Genova o, prima, per il Passante di Mestre? Miller risponde così: «Per realizzare un’infrastrut­tura come la Tav in tempi ragionevol­i, c’è assolutame­nte bisogno di una figura che garantisca un coordiname­nto tra il general contractor, Rfi e i vari enti pubblici interessat­i. In questo senso, l’esempio migliore che mi viene in mente è quello di Silvano Vernizzi, il commissari­o per il Passante: serve una figura competente, capace e che conosca il territorio e i suoi amministra­tori, per affrontare efficaceme­nte i problemi che si dovessero man mano presentare».

In definitiva, se ci dovessimo scommetter­e una cifra, quando potremmo vedere la Tav completata fino a Padova o, meglio ancora, fino a Venezia? «Se veramente lo volessero - sostiene Miller - si potrebbe portarla a casa per le Olimpiadi invernali di Cortina del 2026, il che sarebbe perfetto anche per tutta la logistica della manifestaz­ione sportiva. Ma, realistica­mente, credo che non ce la faremo prima del 2027».

Miller

Il modello da replicare: Vernizzi e il Passante

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La «talpa» in azione I lavori per la Tav a Lonato del Garda, lungo la tratta fra Brescia e Verona

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