Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

RETORICA DELLA VIOLENZA

- Di Vittorio Filippi

Chi semina vento raccoglie tempesta. È un noto proverbio che ha origine nella Bibbia (è attribuito al profeta Osea) ed il più delle volte risponde drammatica­mente a verità. Non solo nelle esperienze individual­i o personali, ma anche nella storia: ad esempio negli anni venti e trenta del Novecento di vento ne fu seminato fin troppo, vista poi la tempesta della guerra. Ma il proverbio ha anche una sua valenza sociologic­a e lo dimostra una ricerca di quattro studiosi (contenuta nel sito lavoce.info) che rileva l’aumento degli atti di bullismo sugli studenti stranieri nei comuni in cui le elezioni sono state accompagna­te da una robusta e condivisa retorica anti immigrati. Si chiama retorica divisiva e serve ovviamente a fare incetta di voti. Non è un fenomeno solo italiano: è stata utilizzata nel Regno Unito per la Brexit e ne fa un uso disinvolto il presidente Donald Trump. Per tornare all’Italia la ricerca citata coglie una correlazio­ne tra gli atti di bullismo subiti dai ragazzini che frequentan­o la quinta classe della scuola primaria e l’enfasi anti immigrati che si sviluppa in certi comuni nei periodi elettorali. In Italia questa retorica è sempre facile perché gioca sulle croniche criticità del nostro sistema di accoglienz­a, anche se gli sbarchi quest’anno (fino al 21 agosto) sono stati poco più di 17 mila, contro i 181 mila del 2016 e gli ospiti dei centri di accoglienz­a sono un terzo di quelli che c’erano tre anni fa.

Non ha importanza: rendono (elettoralm­ente) termini forti come emergenza, invasione, collasso, mentre la pandemia permette di aggiornare la narrazione: dagli immigrati che rubano i posti di lavoro agli immigrati che diffondono il virus. I risultati della ricerca mostrano che negli anni delle elezioni si registra un aumento di circa il 10% degli atti di bullismo nelle scuole. L’incremento riguarda i bambini immigrati e si verifica solo nei comuni in cui vi è una forte base elettorale che condivide slogan, atteggiame­nti e politiche ostili o contrarie ai flussi migratori. Inoltre si è visto che sono i bambini immigrati di prima generazion­e a subire maggiormen­te atti di bullismo, sia fisici che verbali. Facile comprender­e che i danni che ne derivano non si limitano alla sofferenza immediata che il bullismo produce, ma si estendono allo sviluppo psichico delle vittime, alla loro stessa futura integrazio­ne.

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