Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
RETORICA DELLA VIOLENZA
Chi semina vento raccoglie tempesta. È un noto proverbio che ha origine nella Bibbia (è attribuito al profeta Osea) ed il più delle volte risponde drammaticamente a verità. Non solo nelle esperienze individuali o personali, ma anche nella storia: ad esempio negli anni venti e trenta del Novecento di vento ne fu seminato fin troppo, vista poi la tempesta della guerra. Ma il proverbio ha anche una sua valenza sociologica e lo dimostra una ricerca di quattro studiosi (contenuta nel sito lavoce.info) che rileva l’aumento degli atti di bullismo sugli studenti stranieri nei comuni in cui le elezioni sono state accompagnate da una robusta e condivisa retorica anti immigrati. Si chiama retorica divisiva e serve ovviamente a fare incetta di voti. Non è un fenomeno solo italiano: è stata utilizzata nel Regno Unito per la Brexit e ne fa un uso disinvolto il presidente Donald Trump. Per tornare all’Italia la ricerca citata coglie una correlazione tra gli atti di bullismo subiti dai ragazzini che frequentano la quinta classe della scuola primaria e l’enfasi anti immigrati che si sviluppa in certi comuni nei periodi elettorali. In Italia questa retorica è sempre facile perché gioca sulle croniche criticità del nostro sistema di accoglienza, anche se gli sbarchi quest’anno (fino al 21 agosto) sono stati poco più di 17 mila, contro i 181 mila del 2016 e gli ospiti dei centri di accoglienza sono un terzo di quelli che c’erano tre anni fa.
Non ha importanza: rendono (elettoralmente) termini forti come emergenza, invasione, collasso, mentre la pandemia permette di aggiornare la narrazione: dagli immigrati che rubano i posti di lavoro agli immigrati che diffondono il virus. I risultati della ricerca mostrano che negli anni delle elezioni si registra un aumento di circa il 10% degli atti di bullismo nelle scuole. L’incremento riguarda i bambini immigrati e si verifica solo nei comuni in cui vi è una forte base elettorale che condivide slogan, atteggiamenti e politiche ostili o contrarie ai flussi migratori. Inoltre si è visto che sono i bambini immigrati di prima generazione a subire maggiormente atti di bullismo, sia fisici che verbali. Facile comprendere che i danni che ne derivano non si limitano alla sofferenza immediata che il bullismo produce, ma si estendono allo sviluppo psichico delle vittime, alla loro stessa futura integrazione.