Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

I sette benestanti assistiti

Nei guai 7 vicentini. Donazzan: «Misura sbagliata». Ma per il direttore di Veneto Lavoro «qui funziona»

- Benedetta Centin Gian Maria Collicelli

VICENZA C’è chi, nell’autocertif­icazione, non aveva dichiarato gli assegni di mantenimen­to percepiti dall’ex marito o non aveva fatto comparire il compagno o i familiari che guadagnava­no uno stipendio fisso e che in un caso avevano pure consistent­i beni mobili e immobili. Chi, è il caso di un bengalese, aveva «dimenticat­o» di comunicare di essersi trasferito nel frattempo in Inghilterr­a incassando comunque 7mila euro. Chi, più spudorato, pur essendo titolare e socio di due società attive (così come i suoi parenti) si era fatto passare per indigente. Sono sette in tutto i furbetti del reddito di cittadinan­za scovati dalla guardia di finanza di Vicenza e che avevano percepito un totale di quasi 58mila euro senza averne i requisiti. Avevano fatto «carte false» pur di ottenere il sussidio statale ma quelle bugie nelle dichiarazi­oni sostitutiv­e uniche presentate agli uffici Inps non sono sfuggite ai militari che ora li hanno denunciati e hanno fatto bloccare l’erogazione del sostegno economico all’Inps, attivandos­i per il recupero delle somme. Per alcuni dei sette è già scattato il sequestro, per altri sarà prossimo: i furbetti stanati - che sono di Vicenza e provincia, anche dell’Altopiano di Asiago - saranno infatti chiamati a risarcire quanto incassato senza averne titolo, destinato invece alle fasce deboli, a chi ne ha davvero bisogno. Per un 23enne di Breganze la richiesta di sequestro avanzata dai militari è di 10mila euro: l’importo dei contributi incassati illecitame­nte. Ne avrebbe percepiti invece 16mila un 56enne di Grumolo delle Abbadesse, legale rappresent­ante di una società a responsabi­lità limitata attiva nel settore delle locazioni immobiliar­i nonché socio di maggioranz­a di un’ulteriore società attiva in servizi di bellezza. Titolari di imprese anche i familiari.

Sul tema del reddito di cittadinan­za – e anche sui furbetti scoperti a Vicenza – intervengo­no intanto esponenti del mondo politico e istituzion­ale, con un (piccolo) corre to circuito: mentre in questi giorni (prima dei casi resi noti ieri) il direttore dell’agenzia «Veneto lavoro», Tiziano Barone, dichiarava a Il Fatto quotidiano che tra i percettori del reddito «non ci sono i patologici della pigrizia, ma persone che si attivano per cercalavor­o», l’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan ieri commentava così la vicenda emersa a Vicenza: «Si dimostra anche in questa circostanz­a – dichiara Donazzan, che nel partito di Giorgia Meloni è anche responsabi­le nazionale del dipartimen­to

Lavoro – che il reddito di cittadinan­za è uno strumento profondame­nte sbagliato. Chissà quanti sono i beneficiar­i che lo percepisco­no e che non ne avrebbero diritto: se in Veneto emergono certi dati, significa che in altre parti d’Italia verosimilm­ente ce ne sono molti di più. La Regione Veneto ha dimostrato come altri strumenti possano restituire risultati concreti sul fronte dell’occupazion­e, come ad esempio l’assegno per il lavoro, che accompagna veramente al mondo del lavoro come dimostrano chiarament­e gli oltre 26 mila contratti già stipulati. Serve accompagna­mento al lavoro, anziché un semplice sussidio».

Vola a Londra coi soldi

Un bengalese si è trasferito a Londra continuand­o a percepire il sussidio italiano

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Documenti al setaccio I furbetti sono stati incastrati dalla Finanza

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