Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Ma anche con le dighe in azione una parte della città andrà sotto
I commercianti rimettono le paratoie: «Meglio farsi trovare preparati»
VENEZIA Il ricordo è ancora nitido nella mente, così come le immagini di quella notte: le pagine dei libri incollate dall’acqua e dal salso, i vaporetti incagliati nelle calli, l’edicola andata perduta negli abissi. «Restiamo chiusi tutta la mattina, fino a che l’acqua non andrà via — dice Raffaele Alajmo del Caffè Quadri di piazza San Marco —. L’acqua da noi entra per quarantacinque, cinquanta centimetri».
A meno di un anno dall’acqua granda del 12 novembre librai, edicolanti, ristoratori, negozianti si preparano ad affrontare un’altra emergenza. «Per evitare repliche cerchiamo di essere preparati, abbiamo già sollevato da terra la maggior parte dei libri — dice Diana della Libreria Acqua Alta —. Non è mancanza di fiducia, ma del doman non v’è certezza». La libreria, che l’anno scorso donava i libri inzuppati accatastati all’ingresso, ha stanze che daranno direttamente sull’acqua e che vengono inondate già con la marea a 105 centimetri. «Ho ansia, come tutti i commercianti» dice Walter Mutti, l’edicola tornata «com’era e dov’era» alle Zattere solo lo scorso agosto, dopo che la tempesta l’aveva strappata dalla fondamenta e inabissata nel canale della Giudecca.
Poco importa che il Mose sia pronto ad entrare in azione, meglio non fidarsi. «Aspettiamo di vedere se funziona — interviene Sebastiano Codognato di Venice Calls, l’associazione di giovani volontari che ha aiutato la città a rialzarsi nei momenti più difficili dell’emergenza — La nostra paura è che quest’opera, pur funzionando, non sia compatibile con il numero di acque alte che si ripeteranno sempre più frequentemente nel tempo». Anche perché l’acqua alta a Venezia ci sarà ancora: 110 centimetri dicono i tecnici, quando fuori invece la marea dovrebbe superare i 130. Impossibile fermarla prima, le dighe rimarrebbero chiuse troppo tempo. «L’importante è che la città possa vedere finalmente i benefici di quest’opera», commenta il sindaco Luigi Brugnaro che stamattina prima sarà alla control room del Tronchetto e poi farà un sopralluogo sui punti più critici. «Siamo fiduciosi che funzioni, è una prova importante perché ci sarà il vento di scirocco», continua.
Ecco perché chi si trova con la propria attività nei punti più bassi della città non vuole farsi sorprendere dall’arrivo della marea: con 110 centimetri viene allagata il dodici per cento della città. L’edicolante delle Zattere, nei giorni dell’emergenza, era stato ricevuto dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte che, nella sua ultima visita a Venezia per la prova del Mose, aveva fatto tappa in centro storico per incontrarlo. «Ho messo le paratoie, ho fatto tutto il possibile — dice Mutti —. Speriamo che il Mose funzioni. Se lo alzeranno, sarà la prova della verità: non dovesse funzionare, non ci resterà che andare a Roma». «Ci auguriamo che tutto vada per il verso giusto — ripete Marigusta Lazzari, direttrice della Fondazione Querini Stampalia —. Il piano terra è protetto fino a 160 centimetri, abbiamo messo tutte le paratie, alzato i libri dai piani bassi. Non possiamo però proteggerci in alcun modo da una marea come quella del 12 novembre». Già, quella notte nelle stanze del piano terra della Querini si era creata una «tempesta nella tempesta», fatta di onde e turbini di vento.
Quella di domani non è però la prima acqua alta della storia dell’autunno a 130 centimetri, nel 1979 capitò il 24 settembre.
Brugnaro È importante che i veneziani vedano i benefici dell’opera