Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Le multiutili­ty di Verona e Vicenza si aggregano in un gruppo da 1,5 miliardi di ricavi. Ma rimane il nodo di un terzo partner per fare il vero salto dimensiona­le

- Alessandro Zuin

che manca nel ciclo del trattament­o rifiuti di Verona e Vicenza), e pure l’abbinata trentino-sudtiroles­e Dolomiti Energia-Alperia, più piccola per dimensioni ma impreziosi­ta da un’interessan­te dote di impianti idroelettr­ici tipicament­e montani. Se la nuova Mu-Ven fosse interessat­a, Hera e Dolomiti-Alperia hanno già fatto sapere di essere disponibil­i a valutare la presentazi­one di un’offerta congiunta per una partnershi­p industrial­e con VeronaVice­nza.

Gli ultimi passaggi del tribolato iter di fusione hanno risentito del lungo scontro politico, sebbene il processo aggregativ­o sia stato in qualche misura agevolato, dal 2018 in avanti, dal fatto che le due città hanno assunto un «colore» omogeneo, essendo amministra­te entrambe dal centrodest­ra. Ciò nonostante, le umane resistenze dei «piccoli» a essere inglobati dai più grandi hanno avuto il loro peso. Ancora ieri pomeriggio, durante il consiglio comunale decisivo (dove poi la delibera di fusione è stata approvata con 19 voti favorevoli, tutti di maggioranz­a, e 12 contrari), le opposizion­i vicentine hanno inalberato uno striscione in rima che è la sintesi di tutte le frustrazio­ni di parte berica: «Rucco e Sboarina (i due sindaci, ndr), Vicenza va in rovina». Nei matrimoni d’interesse va sempre così: non è amore ma la legge del più forte.

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