Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Pasta Zara rilancia lo stabilimento di Riese: 30 assunzioni e produzione a ciclo continuo
Ma l’alimentare protesta: 4 ore di sciopero per la mancata firma del contratto di lavoro
TREVISO Era previsto nel concordato ed entro l’anno prossimo si farà: lo stabilimento di Pasta Zara a Riese Pio X lavorerà a ciclo continuo con 30 nuove assunzioni. Si avvia a completamento il piano per il risanamento del gruppo trevigiano, con un rilancio sia occupazionale che in operatività dell’impianto di produzione per il territorio nazionale ed estero. Due giorni fa lo stabilimento Zara di Muggia è stato venduto a Barilla per consentire alla società di uscire da una pesante crisi finanziaria iniziata nel 2018 (118 milioni preziosi per l’azienda della famiglia Bragagnolo). I dipendenti triestini sono passati all’industria emiliana, mentre per gli altri due stabilimenti di Treviso e Brescia il futuro è ancora Zara: «Il concordato prevede la riorganizzazione del lavoro - sottolinea Michele Gervasutti, Uila Uil -. A Riese gli addetti sono circa 150, sono previste trenta assunzioni e l’attività a ciclo continuo».
L’industria alimentare è fra quelle che negli ultimi difficili mesi hanno subito meno il colpo dell’emergenza sanitaria, si parla di un aumento a livello nazionale di circa il 3% ma rimane una grana da risolvere ed è la mancata sottoscrizione del contratto per migliorare le condizioni degli addetti. I sindacati quindi hanno proclamato per oggi 4 ore di sciopero. Manca all’appello la maggior parte delle imprese di Federalimentare. I segretari di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil chiedono di firmare: «Si tratta di un contratto migliorativo per chi lavora, riconoscendo la dignità e la professionalità, e anche per le aziende mettendole nella condizione di ottimizzare l’organizzazione del lavoro». Mancano soprattutto le medie e piccole imprese alimentari (350 su 400 imprese, circa 10 mila lavoratori); l’accordo è stato invece sottoscritto da Unionfood, Assobirra, Ancit e dai grandi gruppi come Zara, Tre Valli, Doria e Forno d’Asolo. In particolare, sono i settori caseario e vinicolo ad aver detto no. La mobilitazione di oggi non creerà disagi al consumatore, ma accende i riflettori su un tema forte. Durante il lockdown i beni essenziali sono rimasti in commercio, i lavoratori hanno fatto ore su ore di straordinari per garantire le forniture alla grande distribuzione e ai negozi, la cassa integrazione è stata utilizzata meno che altrove: ora chiedono più diritti.