Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Nascose dai vicini bombe e mitragliatori: finisce in cella tradito dalle tracce di Dna
Il 63enne aveva occultato gli esplosivi in un borsone vicino a una legnaia
CASTELFRANCO Due bombe a mano, il caricatore di un fucile d’assalto e 200 munizioni. Tutto dentro un sacchetto sopra al quale il Ris di Parma ha trovato tracce del suo Dna. I carabinieri di Castelfranco Veneto hanno arrestato ieri il 63enne trevigiano G.T. accusato di detenzione di armi da lancio deflagranti, parte di arma da guerra e munizionamento comune e da sparo.
L’indagine che lo vede coinvolto ha avuto inizio lo scorso maggio in seguito al ritrovamento casuale da parte di una signora dell’Asolano di un vero e proprio arsenale nascosto a sua insaputa vicino alla legnaia nel proprio giardino. La donna aveva fatto visita alla madre e, accortasi della presenza di una grande busta, l’ha aperta ritrovandosi tra le mani una bomba. Subito si è recata dai carabinieri che hanno raggiunto il giardino e controllato il resto del contenuto della busta: una seconda bomba a mano, attiva come quella maneggiata dalla donna, entrambe fabbricate nell’ex Jugoslavia, poi un caricatore per Kalashnikov, 136 cartucce calibro 7,62x39 compatibili con l’utilizzo del fucile d’assalto e altre 70 cartucce calibro 9x19 per pistola semiautomatica.
Le indagini dei militari si sono concentrate fin da subito sul 63enne che in passato aveva dimorato nelle vicinanze della casa e con alle spalle qualche precedente di polizia. Nella successiva perquisizione nella sua abitazione i carabinieri hanno trovato dei barattoli in vetro e delle buste in cellophane compatibili con quelli che contenevano le bombe e le cartucce. Ma l’elemento che lo incastrerebbe è arrivato dai laboratori dei Ris di Parma. Dalle analisi condotte sul materiale sequestrato è emersa la presenza di tracce del suo Dna sopra una delle buste che custodivano gli ordigni esplosivi.
Di fronte a questi elementi portati alla luce dai carabinieri il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Treviso, accogliendo la richiesta della Procura, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’uomo. Per lui si sono aperte le porte del carcere di Santa Bona in attesa di essere ascoltato dagli inquirenti.