Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Ricciardi: «Bene la diagnostica veneta C’è il nodo trasporti»
Consulente del governo per l’emergenza Covid, rappresenta l’Italia nel comitato esecutivo Oms
«Positiva la distribuzione dei test rapidi di ultima generazione ai medici di famiglia e ai pediatri di libera scelta». Così Walter Ricciardi, consigliere del ministero della Salute per l’emergenza Covid-19 e rappresentante italiano nel comitato esecutivo dell’Oms. «I contagi? Non sono colpa della scuola ma della movida», spiega. E aggiunge: «Criticità per la sicurezza nei trasporti».
VENEZIA Professor Walter Ricciardi, lei è consigliere del ministero della Sanità per l’emergenza Covid-19 e rappresenta l’Italia nel comitato esecutivo dell’Oms dal 2017. Come si evolve la pandemia?
«Oggi (ieri) l’Oms ha dichiarato il record di contagi nel mondo (36,6 milioni e oltre un milione di morti, ndr). Come in tutte le pandemie, anche in questo caso la fine arriverà quando per 40 giorni tutti i Paesi saranno privi di casi. Un traguardo lontano»
Come si comporta il virus?
«È sempre lo stesso, ha subìto piccole mutazioni che però non ne hanno variato la virulenza e la patogenicità. È invece cambiata la nostra capacità di intercettarlo: grazie al maggior numero di tamponi in esecuzione rispetto alla prima ondata, oggi siamo in grado di individuarlo anche in soggetti asintomatici, il 20% dei quali rimane tale. E quindi li trattiamo prima che il quadro clinico degeneri e abbiano poi bisogno della Terapia intensiva. Ecco perché la letalità è molto inferiore in confronto al passato. In Italia, non nel resto del mondo».
Ed è il motivo per cui non c’è emergenza sanitaria?
«Non c’è emergenza negli ospedali, ma potrebbe configurarsi per l’impatto dell’influenza sul Sistema sanitario nazionale. La mia preoccupazione non è tanto per le Terapie intensive, quanto per le Sub-intensive e per i reparti ordinari. Ormai i Covid Hospital si stanno di nuovo riempiendo e se non ci si attrezza per tempo i pazienti si riverseranno negli ospedali generalisti, affollando soprattutto le Terapie Sub-intensive, che rischiano di non avere letti a sufficienza».
Alcune Regioni, forti anche dei 500 milioni erogati dal governo, aumentano i posti. Il Veneto porterà a 840 gli 825 letti di Terapia intensiva predisposti per la prima ondata e in caso di necessità li amplierà a 1016, con la riconversione di 176 posti di Semi-intensiva. Per le Terapie Semi-intensive e le Pneumologie si passerà invece da 343 letti a 663.
«Alcune Regioni si stanno attrezzando, ma altre sono in affanno. Il virus però circola ed è necessaria una risposta unitaria e uniforme».
Ci sono nuove armi, come i tamponi rapidi introdotti dal Veneto. Come li giudica?
«Ora disponiamo di una batteria di strumenti diagnostici più efficaci e in continuo miglioramento. Il problema è che le procedure che ne consentono la commercializzazione si basano sulla sicurezza e non sull’efficacia di tali sistemi, quindi se non si sta attenti si rischia di comprare test scadenti, anche se in generale la qualità cresce. Il tampone molecolare classico è l’unico che consenta di accertare con sicurezza se un soggetto è positivo o meno al Covid-19. I test rapidi non hanno la stessa sensibilità, spesso producono falsi negativi, ma sono molto utili per gli screening di massa, per esempio negli aeroporti, e vanno utilizzati con il conforto della conferma del tampone molecolare sui casi risultati positivi».
Il Veneto è apripista anche per la distribuzione dei test rapidi di ultima generazione ai medici di famiglia e ai pediatri di libera scelta. Come giudica l’iniziativa?
«Positiva, va ampliata la capacità di testing, soprattutto perché quando arriverà l’influenza avremo bisogno di effettuare ancora più tamponi.
Migliaia di persone chiederanno di essere testate per capire se siano state colpite dal male di stagione o dal coronavirus. I sintomi sono simili. E allora ritengo che i medici di famiglia, come i pediatri di libera scelta, siano strutturati e capaci di aiutare il Sistema pubblico. Sarebbe utile allargare l’attività di testing anche a strutture private in grado di garantire qualità e sicurezza».
Il nuovo boom di contagi può dipendere dalla riapertura delle scuole?
«No, il loro contributo è ancora poca cosa. Hanno protocolli rigorosi che possono ulteriormente potenziare. La verità è che stiamo scontando l’estate, periodo in cui in particolare in Sardegna e a Malta, in Spagna, Grecia e Croazia si è abbassata la guardia. Soprattutto da parte dei giovani, che hanno adottato comportamenti a rischio, portandosi il Covid-19 a casa, tra i parenti. I quali a loro volta, andando fuori, al lavoro, sui mezzi pubblici, hanno contribuito a diffondere il virus. L’80% dei nuovi contagi avviene in famiglia».
Altri luoghi a rischio?
«I mezzi pubblici: bus, metropolitane, treni. Le Regioni sono andate in deroga al limite del 50% prima e del 70% poi di capienza, abbassando molto il livello di sicurezza. Anche perché quando i mezzi sono affollati purtroppo la mascherina chirurgica non protegge più ed è la più diffusa. Bisognerebbe indossare la FFP2, filtrante ma più costosa, quindi meno utilizzata».
Le misure introdotte dal governo sono inutili se nessuno vigila sul loro rispetto.
«Si devono moltiplicare gli sforzi per mettere in atto un sistema di controllo in grado di far rispettare le regole. La maggioranza le osserva, ma tante persone no».
Rischiamo altri lockdown?
«Se l’Rt, l’indice del contagio, sale di molto oltre la soglia d’allarme di 1 (il Veneto è a 1.13, ndr), il numero assoluto di casi arriva al migliaio e il Sistema sanitario entra in crisi incrinando la propria capacità di risposta, l’unica strada percorribile è ricorrere a lockdown locali».
Il virus
È sempre lo stesso, ha subìto piccole mutazioni che però non ne hanno variato la virulenza e la patogenicità.
I focolai
L’80% dei contagi avviene in famiglia. Ad alto rischio anche i mezzi pubblici a capienza piena e affollati
Tamponi dai pediatri
Utile allargare la capacità di testing a loro, ai medici di base e anche a privati sicuri e di qualità