Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Sub a pesca, il Mose resta giù: multati
Paratoie di metà bocca al Lido bloccate per precauzione, ma il test è stato positivo
VENEZIA Due sub pescatori sono stati pizzicati ieri vicino alle paratoie del Mose nei pressi del Lido, mentre si stava svolgendo un test. Per precauzione il Mose lì non si è alzato, ma i due sono stati multati e segnalati in procura.
Chissà cosa volevano
VENEZIA pescare li sotto, vicino alle paratoie del Mose. Forse non erano a conoscenza della presenza di telecamere, tanto meno che ieri, quelle stesse dighe avrebbero dovuto alzarsi. No, non c’era l’acqua alta, ma la prova già programmata, per testare il funzionamento alle tre bocche di porto. Tutto ha funzionato regolarmente, se si esclude la presenza dei sub che ha portato i tecnici a non alzare in via precauzionale la barriera lato Treporti al Lido (limitandosi alle 20 paratoie verso San Nicolò). I due pescatori sono stati così sanzionati dalla guardia Costiera di Venezia e segnalati alla procura della Repubblica perché trovati immersi in un’area vietata, già da due anni. L’allarme è scattato ieri mattina nella control room del Consorzio Venezia Nuova, impegnata nel test di sollevamento delle barriere. I due sub, arrivati sul posto con due barchini a motore, sono stati subito allontanati dalla ditta incaricata della vigilanza a mare e successivamente sentiti dai militari della Guardia Costiera, al fine di accertare le ragioni della loro presenza in quel tratto di laguna. Ai due è stata quindi comminata una sanzione per stazionamento e pesca non autorizzata in area di cantiere, mentre la Procura sta valutando la loro posizione.
Il risultato è che il test è cominciato dopo e le 21 paratoie di Treporti sono rimaste sul fondo. Per tutte le altre (lato San Nicolò), Malamocco e Chioggia tutto è filato liscio, con tempi medi quasi record, di 55 minuti. La prova di ieri (programmata da tempo) segue quella — emergenziale — di sabato scorso con la marea sopra i 130 centimetri, in cui per la prima volta con un acqua alta simile la città è stata completamente all’asciutto creando un dislivello tra mare e laguna di quasi sessanta centimetri. Si è trattato del quinto test funzionale completo del Mose, che in questi mesi serve a monitorare i tempi, verificare eventuali criticità e formare le squadra di tecnici, di Consorzio Venezia Nuova, Thetis e Comar, addette ai sollevamenti.
E proprio il coinvolgimento di diversi soggetti ha fatto lievitare il costo di ogni alzata, in prima battuta fissato intorno ai 120 mila euro. In realtà una prima stima elaborata dopo la prova del 3 ottobre supera i trecentomila euro tra il coinvolgimento di personale (una squadra di una ventina di persone per ogni bocca di porto più quella alla control room dell’Arsenale), bollette e sommozzatori. Una cifra tutt’altro che trascurabile che potrebbe condizionare anche la scelta definitiva della quota di marea necessaria per far alzare le dighe: 110 centimetri (fissati dal Comitatone) per l’ordinarietà, 130 durante la sperimentazione. La parola d’ordine del provveditore alle Opere pubbliche del Triveneto è «trovare un punto di equilibrio tra tutte le esigenze», della città e del porto. Poi il capitolo costi, c’è anche quello della manutenzione da affrontare. In generale più il sollevamento è lungo più i costi si alzano, considerando straordinari, turni e l’uso dell’energia.
Il Consorzio Venezia Nuova a inizio anno aveva elaborato anche uno studio modellistico in cui si verificavano gli effetti delle chiusure parziali con tutte le combinazioni possibili, anche se ovviamente, ai fini portuali, interessano quelle che prevedono l’apertura della bocca di Malamocco, da cui entrano le navi merci. Ieri la prima bocca a chiudersi è stata la diga di Chioggia, in 45 minuti, poi quella di Malamocco e quella del Lido.