Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Contagi e rischi Veneto contro la lista Svizzera
Zaia: «Il governo ci difenda». Ma l’Rt sale
VENEZIA Nuovo balzo dei contagi e nuovo record: sono 545 i positivi di ieri. La Svizzera ha inserito il Veneto tra le regioni a rischio insieme ad altre tre. Preoccupati gli albergatori, che parlano di nuova ondata di disdette, e s’infuria Zaia: immotivato, il governo ci difenda.
PADOVA Ci sono molte persone che restano positive al coronavirus anche 50 giorni, pur stando bene. Ma finché i due tamponi finali non diventano negativi devono stare in quarantena, non possono lavorare nemmeno da casa. Disagio non da poco. E allora il dottor Roberto Rigoli, direttore della Microbiologia di Treviso e coordinatore dei 14 laboratori veneti propone che quando un soggetto positivo al Covid-19 riveli una carica virale molto bassa debba essere considerato negativo ed escluso di conseguenza dall’isolamento fiduciario. Così si eviterebbe il tampone ai contatti stretti.
A sostegno di questa tesi, Rigoli riporta uno studio da lui condotto tra 1.422 trevigiani positivi al Covid-19 e sottoposti a tampone: nel 53% sono stati eseguiti 26 cicli di amplificazione per trovare il virus e nel 49,58% sono stati necessari tra i 26 e i 35 cicli. Nel 3,31% dei casi si sono superati i 35 cicli. Risultato: nell’organismo sono rimasti pezzetti di virus che non si replicano e quindi il paziente non è più infettivo.
«Dopo 32 cicli c’è un’altissima possibilità che il soggetto abbia perso la capacità di contagiare gli altri — concorda Giorgio Palù, virologo e professore emerito all’Università di Padova —. Per essere infettivo bisogna avere almeno un milione di genomi equivalenti nelle secrezioni prelevate dal tampone. Però, per esserne sicuri, sarebbe opportuno valutare la carica virale correlabile con la capacità infettiva attraverso un dosaggio quantitativo». Procedimento pubblicato su Nature dai virologi di Berlino e sull’European Journal of Clinical Microbiology & Infectious Diseases dagli scienziati di Marsiglia guidati da Didier Raoult. «Questo genere di controllo andrebbe effettuato soprattutto sugli asintomatici — aggiunge il professor Palù, che è anche consulente della Regione per l’emergenza Covid-19 —. È stato infatti dimostrato che molti tamponi positivi dopo una trentina di cicli di amplificazione del coronavirus rivelano la presenza di pezzi di Rna non più infettivi».