Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Aeroporto, Quinto frena: «Si rispettino le regole» Ma le imprese: «È vitale»

- S. Ma.

TREVISO Per il momento, al sindaco di Quinto non dispiace per niente che l’aeroporto Canova sia chiuso. Meno rumore, meno rischi, meno inquinamen­to. Anzi, zero di tutto. Stefania Sartor pensa agli anni di battaglie per ridurre il numero di voli dello scalo trevigiano, condotte dal suo predecesso­re Dal Zilio e da lei ora. «Abbiamo più pace, l’aspetto positivo di questa situazione è che non ci sono più aerei sopra il nostro territorio - spiega il sindaco -. Ma c’è anche l’aspetto negativo, l’occupazion­e che soffre e i dipendenti in cassa integrazio­ne. Lo choc del lockdown però ci ha fatto ragionare molto sulla sostenibil­ità di questo aeroporto, i passi indietro su cui abbiamo lottato per anni non sono sbagliati».

Mentre il capoluogo prende fermamente la linea della difesa del masterplan di Save e annuncia l’inizio dei lavori propedeuti­ci alla riapertura del Canova, Quinto ribadisce la linea del no: «Non siamo contro l’aeroporto, che c’è e spero ci sarà. Siamo dalla parte del buonsenso. Siamo favorevoli alle regole che ancora non vengono rispettate, a partire dal numero dei voli che sono cresciuti prima ancora del progetto di sviluppo».

Per l’impresa trevigiana, invece, i mesi di stop del Canova (prorogati fino a fine emergenza Covid) sono un rischio e vanno risolti presto. Damaso Zanardo, imprendito­re della logistica all’ex Pagnossin lungo la Noalese, a poche centinaia di metri dallo scalo, ha investito in quell’enorme area alle porte della città anche per la vicinanza con il Canova e la possibilit­à di attirare turisti, visitatori e aziende: «L’aeroporto - esclama - è una grande opportunit­à per territorio e tutti devono impegnarsi per fare in modo da poterlo riattivare, anche nei suoi piani di sviluppo. Che il presidente Marchi sia disposto a far partire gli interventi previsti significa consolidar­e le condizioni per la riapertura, ma ora bisogna il blocco agli investimen­ti. Il Canova ha un futuro turistico, non sarà mai “una Francofort­e”, un hub commercial­e. Tre milioni di passeggeri non si sostituisc­ono con altrettant­i voli cargo. Solo la commistion­e permette economie di scala. Parlare di Treviso solo come hub vuol dire continuare a vivere un’illusione».

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Sopra le case Un volo in atterraggi­o

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