Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Immuni, dati mai caricati la Regione scrive alle Usl

In Veneto fino ad oggi l’app che ti avvisa se incroci un malato Covid è stata inutile: nessuno ha inserito i codici degli infetti

- Di Pierfrance­sco Carcassi

PADOVA «Pronto, vorrei condivider­e il mio codice dell’app Immuni». Comincia così la telefonata all’ufficio Igiene di Padova di un uomo risultato positivo, per agevolare il tracciamen­to. La risposta non è quella che si aspettava: «Immuni in Veneto non funziona». Zaia: «Abbiamo fatto quanto previsto per Immuni». La Regione annuncia una lettera alle Asl, Russo: «La piattaform­a sarà operativa a partire dalla prossima settimana».

PADOVA «Pronto? Vorrei comunicare il mio codice di Immuni». A parlare è un uomo del Padovano, che ha appena letto il risultato del proprio tampone: positivo a Covid-19. È in isolamento, ha già avvisato amici e colleghi di lavoro e ha deciso di chiamare l’Ulss per condivider­e i dati dell’app del ministero della Salute che ha tracciato via bluetooth tutti i suoi contatti nelle ultime settimane.

Una miniera di informazio­ni, collegata a una sequenza alfanumeri­ca di dieci caratteri, casuale e anonima, che permette di mandare un avviso istantaneo a chi ha passato del tempo con lui, agli amici con cui ha condiviso una cena prima del test, e anche a chi si è seduto vicino a lui sul bus. Non resta che inserire la sequenza nel database.

Dall’altra parte della cornetta c’è l’ufficio Igiene di Padova: «Mi dispiace: non siamo in grado di inserire il suo codice nel database. L’app Immuni non è attiva al momento in Veneto», risponde l’operatore sanitario che, stando alle istruzioni dell’app, dovrebbe guidare passo passo gli utenti nella procedura attraverso un applicazio­ne online. L’uomo riaggancia. I suoi contatti restano «prigionier­i» del telefono. E nessuna delle persone che hanno installato Immuni e sono entrate in contatto con lui riceverann­o la notifica che le mette in allerta.

Poteva trattarsi di un caso isolato. Ma anche un conoscente dell’uomo avrebbe fatto la stessa trafila telefonica, finendo nel medesimo vicolo cieco. Ci abbiamo provato anche noi del Corriere del Veneto. E, dopo aver chiamato l’ufficio Igiene di Padova per informarci su quale sia la procedura da seguire per chi si scopra positivo e abbia attivato Immuni, la risposta dell’operatore è stata che «non c’è una procedura per utilizzare il codice dell’app Immuni, perché al momento non è attiva in Veneto».

La situazione, a quanto sembra, non riguarda soltanto il Padovano, ma anche le altre aziende sanitarie della nostra regione. Lo stesso accadrebbe in altre parti d’Italia, dove le Asl non richiedere­bbero il codice per accedere ai dati di tracciamen­to. Il presidente della Regione Luca Zaia rassicura: «Tutto quello che è previsto come incombenza da parte dell’ente pubblico per la gestione di Immuni noi, nel rispetto delle competenze, lo facciamo. Diamo corso a quello che è previsto per coloro che si scaricano Immuni, non è che restano isolati in Veneto, ci mancherebb­e».

Potrebbe essersi trattato di un blocco momentaneo, causato da un problema tecnico interno al sistema informatic­o della sanità veneta. «A noi non risulta nessun problema di questo genere - hanno risposto i «tecnici» del numero verde di Immuni, cui ci siamo rivolti per sapere se ci fosse qualche malfunzion­amento del sistema. «In Veneto immuni funziona».

Nessuna errore momentaneo da parte dell’operatore sanitario, nessun problema tecnico dell’app. Possibile che il database di Immuni non sia mai stato riempito con i codici degli utenti positivi? Eppure hanno aderito all’app oltre 8 milioni di utenti nel nostro Paese: 1,4 milioni soltanto dal 3 ottobre scorso. Il Veneto è la quarta regione per numero di download, dietro a Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna: sono oltre 534mila, secondo i dati del ministero della Salute, tra il primo giugno e il 30 settembre. Si tratta del 12,55% della popolazion­e sopra i 14 anni. Nonostante i continui appelli del governo a utilizzare l’app, definita uno strumento per scongiurar­e possibili focolai, ci è voluto parecchio perché prendesse piede. Fino al 30 settembre erano solo 323 i casi di positività registrati nell’app, sempre secondo il ministero, uno solo in Veneto.

La Regione Veneto fa sapere che la procedura di inseriment­o dei codici dovrebbe partire nei prossimi giorni: «Adesso la piattaform­a informatic­a che mette in relazione i soggetti positivi con gli eventuali contatti è pronta», spiega la dottoressa Francesca Russo della Direzione Prevenzion­e, Sicurezza Alimentare, Veterinari­a.

«Domattina (oggi, ndr) spedirò una lettera alle Ulss comunicand­o ciò che i Sisp (gli uffici Igiene, ndr) devono fare. Dalla prossima settimana la piattaform­a sarà operativa. Ci sono state mesi fa interlocuz­ioni con il livello centrale. All’inizio si è parlato di una procedura sperimenta­le solo in alcune regioni, poi le cose sono andate per le lunghe un po’ ovunque. Ora, anche alla luce dell’aumentata partecipaz­ione dei cittadini, il sistema è stato perfeziona­to. Quando si riceve una notifica sull’app Immuni di un possibile contatto con un positivo, si contatta il Sisp comunicand­o il proprio codice. Da quel momento in poi, il sistema sanitario regionale comincia una valutazion­e nello specifico accompagna­ndo il soggetto nel consueto percorso di contact tracing». Dalla prossima settimana, quindi, Immuni dovrebbe funzionare anche nella nostra regione e avviare una nuova fase della lotta alla pandemia.

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