Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Nuova allerta per l’alta marea il Mose si prepara agli straordinari
Intanto si dimette un commissario
Lunedì via libera all’Autorità per la laguna, l’ente che in futuro gestirà il Mose, ieri le dimissioni di uno dei due commissari. Ma è già tempo di superlavoro per le dighe che domani dovranno affrontare una nuova alta marea.
VENEZIA Lunedì il via libera parlamentare all’Autorità per la laguna, l’ente che in futuro gestirà il Mose. Ieri, come conseguenza, le dimissioni di uno dei due commissari Anac del Consorzio Venezia Nuova, l’avvocato Giuseppe Fiengo, in polemica con il fatto che tra un mese, con la nomina di un commissario liquidatore prevista dalla nuova legge, sarebbero di fatto stati esautorati; ma anche le polemiche del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che parla di «furto da Roma». Domani il secondo sollevamento in emergenza delle dighe mobili, che dovranno difendere Venezia da una marea che rischia di essere ancora più alta di quella dello scorso 3 ottobre, quando toccò i 132 centimetri sul medio mare: quella volta, grazie al Mose, Venezia restò all’asciutto, perché le paratoie furono alzate quando all’interno della laguna l’acqua era a quota 70 centimetri, ma domani probabilmente questo non succederà. E potrà tornare la polemica sul fatto che – finché non ci sarà una protezione specifica – anche a Mose chiuso piazza San Marco e la Basilica vanno sott’acqua, seppur di pochi centimetri.
Sono giorni «caldi» per la grande opera, sia sul fronte della governance che su quello operativo. La previsione di ieri a 48 ore di distanza indicavano un picco di marea di 135 centimetri alle 10.45 di domani, una quota che fino a poche settimane fa avrebbe portato mezzo metro di acqua a San Marco. Ora però c’è il Mose, che undici giorni fa ha funzionato: l’attenzione è però tutta sulla quota di sollevamento, visto che la prudenza della «prima volta» aveva portato ad anticipare i tempi. Secondo le modalità operative «di emergenza», il Mose si alzerà con una previsione superiore ai 130, quindi solo in caso di maree molto alte, perché l’opera non è ancora del tutto terminata. Ma tutto dipende da quando si decide di chiudere, perché quella è la quota che resta in città, più o meno. Si è sempre ipotizzato di farlo a un metro, ma si potrebbe anticipare a quota 80-85 centimetri: in questo caso piazza e Basilica resterebbero all’asciutto, visto che quest’ultima è difesa dall’acqua di risalita grazie al sistema di pompe realizzato due anni fa fino a 88-90 centimetri, quando entra quella «di scavalco». Il Porto, però, preme perché le chiusure siano più brevi, visto che a Mose sollevato le navi restano in attesa.
Intanto la Camera, dando il via libera al decreto Agosto, ha anche varato l’Autorità. Secondo i tempi previsti, tra un mese al Cvn arriverà il liquidatore, entro due mesi sarà nominato il presidente del nuovo ente, che potrebbe essere operativo tra marzo e aprile. Fiengo, «preso atto» della nuova legge ha scritto al prefetto di Roma, che l’ha nominato, per rassegnare le dimissioni: «Il decreto sembra privare gli amministratori straordinari del compito primario loro affidato di portare a conclusione la convenzione, avente a oggetto il completamento del Mose», ha scritto Fiengo. Ma anche Brugnaro è furioso per un testo che affida la nomina del presidente a Roma, «sentiti» Regione e Comune. «La città è stata espropriata dei suoi poteri - ha detto ieri - è il contrario dell’autonomia che sia Roma a decidere quando si deve sollevare il Mose».