Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Nuova allerta per l’alta marea il Mose si prepara agli straordina­ri

Intanto si dimette un commissari­o

- di Alberto Zorzi

Lunedì via libera all’Autorità per la laguna, l’ente che in futuro gestirà il Mose, ieri le dimissioni di uno dei due commissari. Ma è già tempo di superlavor­o per le dighe che domani dovranno affrontare una nuova alta marea.

VENEZIA Lunedì il via libera parlamenta­re all’Autorità per la laguna, l’ente che in futuro gestirà il Mose. Ieri, come conseguenz­a, le dimissioni di uno dei due commissari Anac del Consorzio Venezia Nuova, l’avvocato Giuseppe Fiengo, in polemica con il fatto che tra un mese, con la nomina di un commissari­o liquidator­e prevista dalla nuova legge, sarebbero di fatto stati esautorati; ma anche le polemiche del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che parla di «furto da Roma». Domani il secondo sollevamen­to in emergenza delle dighe mobili, che dovranno difendere Venezia da una marea che rischia di essere ancora più alta di quella dello scorso 3 ottobre, quando toccò i 132 centimetri sul medio mare: quella volta, grazie al Mose, Venezia restò all’asciutto, perché le paratoie furono alzate quando all’interno della laguna l’acqua era a quota 70 centimetri, ma domani probabilme­nte questo non succederà. E potrà tornare la polemica sul fatto che – finché non ci sarà una protezione specifica – anche a Mose chiuso piazza San Marco e la Basilica vanno sott’acqua, seppur di pochi centimetri.

Sono giorni «caldi» per la grande opera, sia sul fronte della governance che su quello operativo. La previsione di ieri a 48 ore di distanza indicavano un picco di marea di 135 centimetri alle 10.45 di domani, una quota che fino a poche settimane fa avrebbe portato mezzo metro di acqua a San Marco. Ora però c’è il Mose, che undici giorni fa ha funzionato: l’attenzione è però tutta sulla quota di sollevamen­to, visto che la prudenza della «prima volta» aveva portato ad anticipare i tempi. Secondo le modalità operative «di emergenza», il Mose si alzerà con una previsione superiore ai 130, quindi solo in caso di maree molto alte, perché l’opera non è ancora del tutto terminata. Ma tutto dipende da quando si decide di chiudere, perché quella è la quota che resta in città, più o meno. Si è sempre ipotizzato di farlo a un metro, ma si potrebbe anticipare a quota 80-85 centimetri: in questo caso piazza e Basilica resterebbe­ro all’asciutto, visto che quest’ultima è difesa dall’acqua di risalita grazie al sistema di pompe realizzato due anni fa fino a 88-90 centimetri, quando entra quella «di scavalco». Il Porto, però, preme perché le chiusure siano più brevi, visto che a Mose sollevato le navi restano in attesa.

Intanto la Camera, dando il via libera al decreto Agosto, ha anche varato l’Autorità. Secondo i tempi previsti, tra un mese al Cvn arriverà il liquidator­e, entro due mesi sarà nominato il presidente del nuovo ente, che potrebbe essere operativo tra marzo e aprile. Fiengo, «preso atto» della nuova legge ha scritto al prefetto di Roma, che l’ha nominato, per rassegnare le dimissioni: «Il decreto sembra privare gli amministra­tori straordina­ri del compito primario loro affidato di portare a conclusion­e la convenzion­e, avente a oggetto il completame­nto del Mose», ha scritto Fiengo. Ma anche Brugnaro è furioso per un testo che affida la nomina del presidente a Roma, «sentiti» Regione e Comune. «La città è stata espropriat­a dei suoi poteri - ha detto ieri - è il contrario dell’autonomia che sia Roma a decidere quando si deve sollevare il Mose».

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Le paratoie sollevate lo scorso 3 ottobre: fuori in mare è stato registrato un picco di marea di 132 centimetri, mentre in laguna ce ne erano 70
Sollevate Le paratoie sollevate lo scorso 3 ottobre: fuori in mare è stato registrato un picco di marea di 132 centimetri, mentre in laguna ce ne erano 70

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